Therar iniziò a correre nella foresta. I raggi del sole filtravano attraverso le fronde degli alberi, illuminando il sottobosco.
Eyder li aveva messi di nuovo nei guai e le guardie li avrebbero presto raggiunti se quel moccioso di suo fratello non si fosse dato una mossa. Si era fatto beccare un'altra volta, l'idiota!
«Scusa, Therar!»esclamò, infatti, il ragazzino che, una paio di metri dietro di lui, correva a perdifiato.
Si erano recati al mercato in piena mattinata, quando la calca di gente - almeno secondo le previsioni di Therar - aveva raggiunto il culmine. Avrebbero potuto trafficare in tutta tranquillità il prodotti del mercato nero, se qualcuno non fosse stato troppo avventato. Eyder si era posizionato, infatti, proprio davanti al portone d'ingresso dell'officina di un fabbro dal quale il fratello maggiore si era raccomandato di stare alla larga. Egli aveva chiamato le guardie e i due erano di nuovo in mezzo ai guai.
Therar scacciò la rabbia. Avrebbe pensato più tardi a cosa dire a quello scemo sprovveduto. Di certo, una punizione non gliel'avrebbe tolta nessuno!
Da quando erano morti i loro genitori, poco più di un paio d'anni prima, era Therar ad occuparsi di suo fratello Eyder, appena quattro anni più giovane di lui. Quando si erano ritrovati in mezzo alle strade di Oderia, nel regno di Loas, dopo che l'orfanotrofio al quale erano stati assegnati aveva chiuso i battenti, l'unica soluzione che Therar aveva trovato per riuscire a campare era stata quella di affidarsi alla malavita. Fino a quel momento, infatti, era andata loro bene e, da quando avevano iniziato il contrabbando di prodotti sartesiani all'interno della città loasiana, non era mai mancato il pane in tavola.
Certo, non era la prima volta che le pattuglie li avvistavano mentre si accingevano a mandare avanti i loro loschi giri d'affari, ma più di qualche segnalazione e qualche notte di galera scontata unicamente da Therar, non c'erano mai state conseguenze troppo gravi.
Ora, però, era diverso. Therar aveva compiuto i quattordici anni e, con le segnalazioni alle spalle, la possibilità che finisse di nuovo dietro le sbarre per la condotta recidiva - questa volta per un tempo di certo più lungo - non era una mera visione, ma una garanzia. E se lui fosse stato rinchiuso per mesi, magari per anni... chi avrebbe badato a Eyder? Quel moccioso non si sarebbe neanche riuscito a pulirsi il naso da solo!
Il vento iniziò a soffiare più forte, asciugando il sudore sulla fronte dei ragazzini ansimanti che zigzagavano tra i tronchi della foresta a nord della città. Le guardie non dovevano distare più di duecento metri da loro. Abbastanza per sfuggire alla loro vista di tanto in tanto, ma non abbastanza da seminarli salendo sugli alberi e nascondendosi tra le fronde.
Eyder rallentò, accingendosi a fermarsi. «Sono esausto!» sbottò il ragazzino con le lacrime agli occhi, in preda alla stanchezza, alla paura e al senso di colpa.
Therar scosse il capo frustrato e tirò il fratello per la manica della casacca che gli stava fin troppo larga a causa della corporatura minuta. «Se ti fermi, ti ammazzo, Eyder!» urlò ben sapendo che a nulla sarebbe servita la minaccia se le guardie li avessero raggiunti. Ci avrebbero pensato loro a pestarli a sangue!
Therar sapeva che non ce l'avrebbero fatta a proseguire a lungo a quell'andatura. Prima o poi avrebbero dovuto fermarsi. Fu allora che avvistò un punto del sottobosco fittamente ricoperto da cespugli di rovi intricati che avrebbero rappresentato un nascondiglio perfetto se non fosse stato per le spine.
In fin dei conti, però, forse sarebbero state le spine a salvarli: quale ragazzo sano di mente si sarebbe gettato in mezzo ai rovi? Le guardie non li avrebbero cercati lì in mezzo... o, almeno, così sperava Therar.
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LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potere
Fantasy[COMPLETO] La guerra è finita e i regni sono, oramai, in pace. Ma qualcos'altro minaccia la corona di re Gohr... qualcosa di molto più infido e pericoloso; un nemico invisibile pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Terzo ed ultimo capitolo del...