15 LA SETTA DELLE QUATTRO LAME

135 11 7
                                    

«Siediti» ordinò, accomodante, Arthis.

Therar non se lo fece ripetere due volte; dopotutto, doveva aver cavalcato tutto il giorno dopo che il principe aveva dato ordine a lui e a Fister, un'altra spia, di parlare personalmente con i vassalli a sud della città di Forterra, quelli che, per mera opinione di Arthis, parevano i più restii ad accettare la morte di Gohr per riporre la propria fedeltà sul figlio, di certo, meno incline ad accettare le loro moine.

Arthis si fidava del sesto senso di Therar per comprendere se essi sarebbero stati un problema. Le fidate spie, infatti, si sarebbero fatte scambiare per mercanti di tappeti costosi e si sarebbero recati alla tenuta dei vassalli, cercando di vendere loro dei tappeti mentre facevano commenti provocatori sull'operato del principe.

A quanto pareva, doveva essere andata bene, anche se, proprio come pensava, i due vassalli rimpiangevano fortemente il loro defunto re. Poco male, ciò non faceva di loro dei papabili traditori.

«Kaspiro mi ha esposto una sua opinione che mi ha fatto pensare» esordì il principe. «Ritiene che ci sia la Setta dietro a tutto questo!»

Therar appoggiò il gomito al tavolo, stravaccandosi scompostamente sulla sedia, con poco riguardon alle buone maniere. «Penso che Kaspiro possa avere ragione» disse.

Arthis, sorpreso, aggrottò la fronte, guardandolo torvo. «Anche tu lo credi? E perché non me l'hai fatto presente?»

Per qualche secondo, il consigliere non rispose. «Non ho detto che lo credo. Ho detto che è possibile» ribadì in tono neutro. «Pensate che non vi avrei sottoposto ad una mia riflessione? C'è qualche problema, signore?» incalzò, poi, l'imperturbabile ragazzo seduto sulla sedia.

Il principe sospirò. Therar era sempre stato in grado di leggergli la mente. A volte, faceva quasi paura, ma quella sua innata capacità deduttiva si era rivelata molto utile in svariate occasioni. Quell'uomo era così intuitivo che Arthis trovava quasi incredibile che l'idea che fosse stata proprio la Setta a provocare scompiglio del regno non fosse partita dalla brillante mente di Therar. Forse, per quanto nutrisse già una grande stima di Kaspiro, il principe lo stava ancora sottovalutando.

«Non so più di chi fidarmi» ammise il principe. Sbuffò. «Ma, certo, non ho motivo di dubitare di te, Therar!» esclamò, infine, con un condiscendente sorriso di scuse.

«E di chi state dubitando, di grazia?»

Di chi? Arthis avrebbe voluto non ammetterlo. In fondo, era quasi sicuro che Therar già sapesse a chi si sarebbe riferito. «Gineris» asserì, infine. Il suo interlocutore, difatti, non fece una piega, ma, d'altronde, Arthis non aveva mai visto Therar sorpreso per qualcosa. «Non penso che stia facendo gli interessi del regno. Temo che lavori per qualcun altro» aggiunse il principe, dando voce alle sue preoccupazioni.

Therar appoggiò il mento alla mano, fissando il principe con i suoi illeggibili occhi scuri. «Perché pensate ciò?» chiese.

«Mi tiene nascoste delle informazioni. Pheanie dice di aver trovato un libro che Gineris le ha sottratto per darlo a me, ma questo libro, a me, non è mai arrivato» spiegò con un sospiro il futuro re. «Certo, potrebbe averlo fatto solamente per dispetto a Pheanie, che non sembra esserle molto simpatica». Questa poteva di certo essere una spiegazione, anche se il principe non poteva credere che una spia a servizio della corte potesse agire con la mera intenzione di prevaricare su qualcuno appartenente alla famiglia reale.

«Ne avete parlato con Gineris?» domandò Therar, senza esprimere alcuna opinione in merito.

«Non so se farlo. Vorrei aspettare e vedere come la ragazza si muoverà, anche perché può essere che le mie siano solamente paranoie dettate da un periodo incredibilmente stressante!»

LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora