20 LA PROFEZIA

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La luce del tardo pomeriggio era flebile nel corridoio. Un cortigiano vestito in abiti scuri la salutò con riverenza al suo passaggio, poi proseguì nella direzione opposta. Pheanie, però, quasi non se ne accorse, tanto la sua mente era adombrata dai pensieri.

Poi la scorse, il passo deciso sul tappeto era silenzioso, la postura eretta ed i capelli raccolti in una coda di cavallo. Gineris proveniva proprio da lì, dal luogo nel quale Pheanie si stava dirigendo: i propri appartamenti.

Cosa diavolo ci faceva Gineris nelle sue stanze?

Stava per domandarglielo, ma qualcosa, dentro di sé, glielo impedì. Forse, la consapevolezza che non avrebbe comunque creduto ad una sola parola uscita dalla sua bocca e mai le avrebbe dato la soddisfazione di prendersi ancora gioco di lei.

La figura della ragazza incrociò quella della principessa ed accadde qualcosa che lasciò Pheanie a dir poco esterrefatta: Gineris la guardò dritta negli occhi ed accennò un sorriso. Non un sorriso provocatorio o di derisione, ma un sorriso che apparì così sincero da destabilizzarla.

La principessa si fermò, solo per un attimo, mentre la ragazza scompariva lentamente lungo il corridoio.

Cosa cavolo... Pheanie scosse il capo. Doveva esserselo sognato. Diavolo, a trent'anni già iniziavano ad emergere i primi segni di vecchiaia!

Perplessa, la principessa salutò le guardie ed entrò nei suoi appartamenti, accingendosi immediatamente a cercare qualunque traccia del passaggio della spia. E la trovò.

Lì, sopra la sua scrivania, riposto con cura, c'era un libro. Il libro.

La copia che Gineris stessa le aveva sottratto diverso tempo addietro. Cronache del Re Bruto, recitava il titolo.

Pheanie afferrò il tomo, accarezzando delicatamente la copertina di cuoio ed accorgendosi, oin quel momento, di un dettaglio che, ad un primo sguardo, non aveva notato: una pagina pareva sporgere rispetto alle altre.

La principessa aprì il volume e la riconobbe. Era la pagina strappata, quella che Pheanie non aveva trovato durante la sua lettura in biblioteca.

In tutta rapidità, la principessa scorse le parole contenute e si rese conto che, in parte, non le erano nuove. Velocemente, la ragazza posò il libro sul tavolo ed aprì il cassetto ove conservava la corrispondenza, nel tentativo di recuperare l'ultima lettera ricevuta da Dazira.

Ed eccola lì, in cima alle altre.

Pheanie l'afferrò e la rilesse da cima a fondo, rendendosi conto che la ragazza aveva di certo letto quel passo del libro, quello in cui venivano elencate le capacità intrinseche del demone:

"poteva diventare una belva, trasfigurarsi e spostare gli oggetti con il pensiero. Sapeva sempre cosa provava il prossimo e, come conduceva alla morte, godeva di essenza vitale".

Ma c'era di più. La pagina non era stata riposta lì, ove era sottratta dal libro senza alcun riguardo alla cura con cui esso era stato conservato. Era stata inserita in mezzo al tomo in maniera casuale.

La mente di Pheanie si affollò di pensieri e domande alle quali non riuscì a dare una risposta: perché mai Gineris era in possesso della pagina mancante? È stata lei a strapparla? Se sì, perché?

Di una cosa, però, era certa: se Gineris aveva la pagina mancante, il libro non le era stato sottratto per mero dispetto. Forse non voleva che lei leggesse. Forse sapeva più di quanto desse a vedere. In tal caso... perché consegnare tutto proprio ora?

Gli occhi di Pheanie, però, in quel momento, furono catturati da una parola, una parola fra le altre della pagina alla quale il libro, posato sul tavolo, era rimasto aperto. Profezia.

LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora