Amila se n'era andata. La sua testa aveva rimbalzato sui gradini della gogna giusto qualche ora prima, lasciando una scura scia di sangue sulla gradinata, e, per tutta la giornata, durante il tragitto nella foresta, Ernik e Kaspiro non avevano proferito parola.
Di tanto in tanto, Rebjo aveva provato ad introdurre qualche argomento di lieve entità, prima di arrendersi e proseguire il viaggio in quel silenzio tombale.
Solo verso il tardo pomeriggio, il clima all'interno del piccolo gruppo dallo strano assortimento parve mutare e distendersi un poco, quando Kaspiro, nel tentativo di procacciare il cibo per quella sera, prima ancora di scoccare la freccia che avrebbe portato loro un'anatra per cena, era scivolato sulla sponda dello stagno, finendo al suo interno fino all'altezza del petto e facendo scappare l'animale.
La scena era stata così comica che, per diversi minuti, tutti parevano aver dimenticato l'esecuzione di quella stessa mattina.
Therar si guardò alle spalle. Dazira aveva detto che si sarebbe diretta verso il ruscello per lavarsi, ma il ragazzo voleva essere certo che ella non fosse nei paraggi. Si rese invisibile. Sarebbe stata la cosa migliore.
La foresta era uno spettacolo affascinante a quell'ora della sera, quando la natura pareva animarsi.
«Vulpes Noctis!» sentì chiamare. Era arrivato. Il confratello gli aveva mandato un segnale giusto qualche minuto prima ed il ragazzo non aveva fatto altro che seguire la scia.
Therar si fermò, le braccia incrociate, di fronte alla figura magra dell'uomo, che lo stava attendendo sul tronco di un albero che l'ultima tempesta doveva aver abbattuto.
«Caeli» lo appellò, fermandosi ad un paio di metri da lui. «Suppongo tu mi stia portando notizie da Medicus!»
L'uomo sorrise in maniera esagerata. «Sì. Dice che stai svolgendo bene il tuo lavoro e che la tua idea di allontanarla dal castello sia una genialata!» esclamò con fare teatrale, prima di mostrare un ghigno di derisione. «Dal canto mio, temo che sia una pura casualità!»
Quell'uomo era tanto fedele alla Setta e a Medicus, quanto pericoloso. Per quanto possibile, Therar aveva sempre cercato di mantenere le distanze da lui, nonostante lo stesso Medicus li avesse spronati più volte a collaborare. «Mi sottovaluti, Caeli!» rispose, ostentando indifferenza.
L'uomo sventolò la mano vicino al volto, come a voler scacciare un insetto fastidioso. «Lo spero proprio. Ad ogni modo, sono venuto a dirti ciò che già ti aspettavi» annunciò, riportando i toni alla fredda sopportazione che intercorreva fra i due.
«I tempi sono maturi disse Vulpes Noctis, anticipandolo. «Quanti giorni ho?»
«Tre».
Tre giorni. Tre giorni a avrebbe dovuto dire addio a ciò che era stata la sua vita negli ultimi sei anni. Sarebbe dovuto tornare ad essere un normale confratello.
Il suo lavoro era quasi concluso, ma, sebbene fosse stato preparato a questo, una parte di lui stava iniziando ad amare ogni parte di quel suo ruolo. Therar stava iniziando a diventare ciò che la Setta gli aveva ordinato di fingere di essere. «E sia. Porterò la ragazza alla cava di Piccolo Fiume. A mezzanotte» stabilì in tono neutro, senza tradire alcun segno d'incertezza.
«Ci vedremo lì. Non fare scherzi, Vulpes Noctis!»
Il ragazzo annuì e, salutato il messaggero, si avviò nuovamente verso il focolare su cui i compagni di viaggio avevano iniziato a cuocere i due fagiani abbattuti poco prima.
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Rebjo si sedette sull'enorme pietra, ravvivando il fuoco con un bastone. Di fronte a lui, Ernik e Kaspiro erano immersi nel completo silenzio dei loro pensieri.
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LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potere
Fantasy[COMPLETO] La guerra è finita e i regni sono, oramai, in pace. Ma qualcos'altro minaccia la corona di re Gohr... qualcosa di molto più infido e pericoloso; un nemico invisibile pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Terzo ed ultimo capitolo del...