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Gineris estrasse i pugnali.

I corpi di Therar e Dazira riposavano inerti sopra il vecchio legno delle assi che li sollevavano mentre il sangue scorreva fluido sotto di loro, macchiando il pavimento. Con degli strattoni rabbiosi, Sol Calidus liberò le cinte che tenevano Therar, voltandosi verso Medicus, sul cui viso era dipinto un sorrisetto soddisfatto.

Era il momento. Non poteva più tirarsi indietro.

Guardò il pugnale ancora immacolato che teneva stretto fra le dita. Il suo pugnale, ma che, difatti, non era il suo. Con un movimento repentino lo scagliò contro Caeli, conficcandolo lì, al centro del suo cuore, ponendo fine alla sua parassitaria esistenza, nonché all'unica anima che, in quel momento, avrebbe potuto mandare al diavolo il suo piano.

I suoi occhi incontrarono quelli di Medicus, sconcertati. In un attimo, il suo maestro comprese. Lo aveva tradito. Gineris, la sua pupilla, sarebbe stata la causa scatenante della sua fine.

Da sopra al tavolo, i corpi che, fino a qualche istante prima, giacevano esanimi, ricominciarono a respirare.

Therar fu il primo a capire ciò che era successo: la ragazza aveva cambiato l'ordine dei pugnali.

Sol Calidus, infatti, aveva sostituito il suo pugnale con quello di Musul, il pugnale di Dazira con il proprio e la lama di Musul con quella di Therar.

Il capo della setta si voltò verso Caeli. Verso il suo seguace più fidato che, ora, non era altro che un corpo privo di vita.

Caeli era stato, di fatto, la vera arma di Medicus. Era Caeli a punire, ad agire, a far rispettare ciò che Medicus poteva stabilire solo a parole. I confratelli rispettavano Medicus per la sua diplomazia, per la sua capacità di gestire la propria carica; lo rispettavano per la sua immortalità e per la sua età. Più di tutto, però, lo rispettavano per timore di Caeli.

Era stato grazie a lui che il capo della setta aveva potuto spostarsi così velocemente per guarire le persone a Piccolo Fiume e attirare l'attenzione lontano dalla città di Forterra.

Gineris agì per prima, fiondandosi su Medicus con il proprio pugnale ancora stretto fra le mani.

L'uomo, dopo un primo momento di smarrimento, sorrise sghembo e sornione. Parò il colpo e scartò di lato, assestandole una ginocchiata fra le costole.

Therar recuperò il pugnale che stava accanto al tavolo e che doveva essere – per logica – quello che avrebbe ucciso Dazira. Rapidamente si avvicinò al corpo inerte di Musul, ma, prima che potesse impossessarsi della sua lama, Medicus l'afferrò, scagliandola su di lui e conficcandola sulla sua spalla.

Gineris, ripresasi dal colpo, si scagliò su Medicus da dietro, sbilanciando il suo corpo e atterrandolo. Con un movimento fluido, si portò sopra di lui, portando il pugnale alla sua gola.

«Non puoi uccidermi, bambolina!» rise il capo della setta.

La ragazza si guardò intorno. La lama dell'uomo era chiusa nella teca che solo lui poteva aprire. Si voltò verso di Therar e Dazira poté cogliere l'intesa fra i due.

«Non posso io... ma tu sì!» replicò, fissando con sdegno quello che, per anni, era stato come un padre per lei.

Therar afferrò tutti i pugnali e, liberata Dazira dalle cinte, la spinse fuori dalla stanza.

Gineris li raggiunse poco dopo e, serrata l'unica entrata alla sala, chiusero Medicus nella solitudine della propria maledizione, in compagnia dell'unica arma che avrebbe potuto liberarlo dalla stessa. E dalla sua vita.

Ad accoglierli, di guardia, fuori dalle porte, stavano tre uomini. Dazira, però, ora, era finalmente libera dalle catene che da giorni tenevano rinchiuso il suo demone.

Le ali nere e sbrandellate comparvero sulla sua schiena, le sue mani divennero artigli, il suo angelico volto lasciò posto alle fauci della bestia. Lei era quello. Era morte. Perciò avrebbe seminato la morte in casa degli assassini.

Fu rapida, brutale, selvaggia. I tre uomini non riuscirono nemmeno a difendersi prima di finire a terra, imbrattati di sangue e di un liquido vischioso. Esanimi.

In quel momento, laragazza si voltò verso il maestro. Dalla spalla ove era stato ferito, copioso,scendeva un fiume di sangue.

LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora