Silterio, il medico di corte, si congedò ancora perplesso.
Erano tre giorni che si presentava negli appartamenti del re per accertarsi del suo stato di salute e quelle macchie, grandi e appena in rilievo, non accennavano a scomparire. Gohr sembrava stare bene, ma il curatore pareva iniziare seriamente a preoccuparsi, Arthis l'aveva notato.
Era qualcosa di nuovo, aveva ammesso Silterio. Niente che avesse mai visto.
Sul corpo del sovrano, sparse sul torace e sulla schiena, delle grosse macchie viola scuro dipingevano e raggrinzivano la pelle cerea.
Era iniziato tutto la mattina di tre giorni prima: Gohr si era svegliato ed aveva iniziato ad urlare, ordinando con urgenza di convocare Silterio nei suoi appartamenti, senza, però, proferire il reale motivo della chiamata.
L'intera corte era ancora all'oscuro di quella vergognosa piaga che pareva essersi impossessata della pelle increspata del re. Tuttavia, nel palazzo, erano iniziate a girare delle voci sul comportamento sospetto del sovrano, che riceveva sempre meno persone al suo cospetto. Aveva altresì rinunciato ad accogliere lord Mohro, in visita periodica dalle sue terre.
Il comportamento non avrebbe destato sospetti, se non fosse stato che il re era famoso per la sua predisposizione alla vita sociale e la sua particolare inclinazione ad accogliere gli ospiti. La vita di Gohr, in verità, ruotava per lo più intorno alle pubbliche relazioni con gli ospiti in visita, dal momento che, della gestione in concreto dei problemi del regno, si occupava Arthis. Tutt'al più, il re, veniva consultato per le decisioni importanti, ma gran parte del potere era stato delegato al principe.
Gohr si allacciò i bottoni dorati della camicia sul davanti, guardandosi allo specchio. Non aveva una bella cera: i suoi occhi si stavano infossando e gli zigomi parevano scavati.
Eppure, Silterio non aveva fatto altro che preparargli un tonico. «Questo, mio re. E tanto riposo». Ma, a giudicare dalla sua espressione prima di lasciare la sala, non pareva crederci nemmeno il medico.
Gohr si voltò verso Arthis, con un'aria seccata. «Va licenziato, quell'incompetente».
Poi, con un gesto della mano, invitò il figlio a lasciarlo solo nelle sue stanze.
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Il profumo terroso che la pioggia aveva lasciato gli penetrò le narici. Era un odore che aveva sempre amato.
Il cortile del castello era completamente irrorato e il fango ricopriva quasi interamente i suoi stivali mentre Therar camminava a passo spedito in direzione del poligono di tiro con l'arco nel quale, era certo, avrebbe trovato Dazira ad allenarsi.
Il rumore delle ultime gocce che cadevano dai rami degli alberi copriva il tenebroso silenzio di quella uggiosa giornata.
Tutta la corte, infatti, per qualche ora sembrava essere completamente scomparsa lì, in quello splendido, enorme giardino. Era certo che nelle stalle vi fossero degli uomini, ma il fatto di non vederli, né sentirli, rendeva quel senso di vuoto assoluta perfezione.
Il suo mantello era imbrattato di pantano e completamente zuppo. Aveva cavalcato sotto l'acquazzone per delle ore e il freddo gli era entrato nelle ossa. Probabilmente, avrebbe avuto bisogno di bere qualcosa di bollente e posizionarsi davanti ad un camino per qualche minuto. L'ideale sarebbe stato un bagno caldo. Ma non poteva permettersi quel lusso.
A dire il vero, aveva ancora molto lavoro da sbrigare e il principe lo avrebbe atteso nel suo studio nel tardo pomeriggio, ma desiderava osservare come stessero procedendo gli allenamenti della sua unica allieva. In fin dei conti, era anch'esso un suo dovere.
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LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potere
Fantasy[COMPLETO] La guerra è finita e i regni sono, oramai, in pace. Ma qualcos'altro minaccia la corona di re Gohr... qualcosa di molto più infido e pericoloso; un nemico invisibile pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Terzo ed ultimo capitolo del...