Le vesti fornite da Lord Gyleano erano perfette per lo scopo, anche se il tessuto della gonna di Dazira prudeva in modo quasi insopportabile.
Le vie della piccola città brulicavano di gente e nessuno sembrava fare caso a loro che, per dare ancora meno nell'occhio, avevano deciso di dividersi.
Dazira si assicurò che le sacche fossero ancora ben ancorate al cavallo mentre camminava a passo lento accanto a "suo fratello Seman", il giovane mercante dai capelli rossi che aveva ereditato l'attività del padre.
La sartoria, come ben ricordavano, era giusto dietro l'angolo. Si trattava di una piccola bottega in centro, ubicata al piano terra di uno stabile che doveva aver visto almeno tre guerre, dai muri rovinati e logori, ma sui quali era cresciuta una pianta rampicante che donava all'edificio una nota rustica piuttosto piacevole. Sopra all'uscio, la vecchia insegna intagliata nel legno pareva un invito ad entrare.
All'interno del locale, la luce non era moltissima e Dazira si chiese come faceva la sarta a passare così tante ore cucendo all'interno dell'ambiente senza perdere la vista.
La donna che li accolse era la proprietaria della sartoria: una signora di mezza età con i capelli grigi ed un ampio vestito aranciato che le dava un aspetto quasi signorile.
Dall'altra parte della stanza, al di là di un'enorme pila di stoffe di vario genere, un uomo si stava facendo prendere le misure da una ragazzina che, probabilmente, non aveva più di quattordici anni. Forse era la figlia della sarta o, forse, semplicemente, un'aiutante.
I due visitatori non persero tempo, mostrando alla donna le pregiate stoffe che avevano portato, nel tentativo di venderle. In tutta risposta, la sarta si era trovata costretta a declinare, mostrando loro l'enorme catasta di tessuti ancora inutilizzati.
«Non siamo riusciti a vendere neanche un fazzoletto, oggi!» dichiarò Kaspiro, sbuffando per ostentare il proprio dissenso.
La donna cadde nella provocazione con entrambi i piedi. «A chi lo dici, caro! Da quando si è diffusa questa storia della malattia, gli affari vanno a rilento. La gente arriva solo per farsi guarire dai Rituali!» esclamò scuotendo il capo, mentre, con le mani, tastava i pregiati tessuti di Lord Gyleano.
A quelle parole, Dazira corrucciò le sopracciglia, appoggiandosi al bancone quale intelligente soluzione al suo gesticolare quando era nervosa. «Il tempio nella cava è stato riaperto? Mi avevano detto che era stato chiuso con l'arrivo del re».
«No, ragazza mia. Ora i Rituali si presentano casa per casa e portano il malato chissà dove!» rispose prontamente la sarta. «Bisogna solo pregare che arrivino!»
Kaspiro si appoggiò al bancone in una sorta di teatrino ben costruito. Ad osservare la sua espressione, nessuno avrebbe mai detto che egli stesse recitando. «Sono stati una benedizione, data la propagazione della pestilenza!» esclamò con un sospiro.
Dall'altra parte della stanza, un rumore li destò. L'uomo che si stava facendo prendere le misure dalla collaboratrice della sarta, era sceso dal gradino, rischiando di far cadere la giovane ragazzina che gli stava puntando degli spilli.
Era un uomo alto, con il corpo quasi scheletrico e una folta barba brizzolata. Gli occhi, color del ghiaccio, erano piccoli e scavati, e parevano osservare i due mercanti come si guardano gli insetti indesiderati. «Una benedizione dite? Quale assurdità!» sbottò in tono gelido. «Chi vi dice che non siano stati proprio loro a diffondere la piaga?»
«Ehicor! Cialtrone eretico che non sei altro! Non parlare così forte che, se qualcuno di loro dovesse sentirti...»
Dazira colse l'occasione al volo: «Perché dovrebbero sentirlo?» chiese con finta ingenuità.
«Hanno occhi e orecchie ovunque!» bisbigliò la donna, portando lo sguardo da destra e a sinistra, come a voler accertarsi di non essere vista né sentita.
L'uomo, in risposta, alzò le braccia al cielo. «Ma che mi ammazzino pure! Sono vecchio e certe fesserie non le posso più ascoltare!» sbraitò. «Vengano pure gli assassini della Setta delle Quattro Lame a prendermi!» incalzò, mostrando un'espressione che, per un secondo, a Dazira parve quella di Ladon.
La proprietaria dell'attività si portò un dito alle labbra. «Sssh! La Setta non è che una leggenda, lo sanno tutti!» lo rimproverò sommessamente.
«La Setta esiste e tutto questo perbenismo non la farà esistere di meno!» replicò Ehicor, voltandosi verso i due "fratelli". «Vi dirò di più, ragazzi: trovo talmente strano che essa lasci agire indisturbati i Rituali che – e non sono l'unico a pensarlo – mi sono quasi convinto all'idea che sia tutto un unico complotto contro la Corona di Forterra!»
Dazira e Kaspiro si guardarono. Quell'uomo, benché incauto, era – di certo – il più interessante che avessero mai incontrato in quella città.
«Perché mai qualcuno dovrebbe avercela con i Rituali?» domandò spazientita la donna, prendendo uno straccio per pulire il bancone.
Ehicor sbuffò e si avvicinò ai suoi interlocutori. «Diamine! Quanta ignoranza! Essi rappresentano un pericolo per come il popolo si è volontariamente asservito all'organizzazione! E tu ne sei la prova vivente, donna!»
«Sono brave persone!» ribatté lei, lanciando lo strofinaccio sul banco di legno usurato.
L'uomo scosse il capo. Doveva essere una persona colta, benché il suo aspetto, di primo acchito, potesse apparire scialbo. «Sono politici. Niente di più. Pertanto, fanno i loro stessi interessi! Pensate che il re sia morto per caso?» insinuò, portando lo sguardo da Dazira a Kaspiro.
«Ehicor!»
Kas si passò una mano sulla barba che stava ricrescendo. Doveva apparire il più distaccato possibile, ma non poteva certo lasciarsi scappare l'occasione. «Perché agire così platealmente, allora, se la Setta non vuole rivelare il suo covo?» inquisì diretto all'uomo. «Come siete arrivato voi ad una tale conclusione, anche il principe deve averci pensato!»
Quelle parole tracciarono sul volto del vecchio una sorta di scintillio. Un barlume di acceso entusiasmo. Sbattè la mano sul bancone. «Sta proprio lì il nodulo della questione, ragazzo! Loro vogliono che la Corona sappia! Se tu volessi minacciare il governo di Forterra e, al tempo stesso, mantenere segreto il tuo covo, dove sposteresti l'attenzione di chi ti sta cercando?» I suo occhi glaciali scorsero fra i due, soffermandosi su Dazira più di quanto fosse necessario e, per un istante, alla ragazza parve di essere riconosciuta. «Di certo, molto lontano da te» si rispose da solo, Ehicor.
Cosa stava dicendo? Quell'uomo aveva capito chi erano? Stavano cercando nel posto sbagliato? Si erano fatti intortare tutti come degli idioti?
«Ora basta, vecchio pazzo! Fuori dal mio negozio!» tuonò la sarta, aggirando l'ostacolo in legno.
«Va bene! Va bene, donna!» L'uomo alzò le mani e fece un passo verso l'uscita. Poi si voltò nuovamente verso Dazira. «Se mai vi capiterà, signorina, di arrivare al cospetto del principe Arthis, riferitegli che dovrebbe modificare qualcosa fra le sue strette file di consiglieri»ormorò fissandola dritta negli occhi.
La donna, esasperata, espirò pesantemente. «Che assurdità! Perché il principe dovrebbe ascoltare – senza offesa, bambina – una ragazzina che vagabonda di città in città?»
Dazira ignorò la donna, ricambiando l'occhiata ammonitrice del vecchio. Ora ne aveva la certezza: lui sapeva chi fosse lei. «Ritenete che la sua rete di spionaggio non sia efficiente?» domandò la ragazza.
«Ritengo che qualcuno stia agendo dall'interno. Altrimenti, non si spiegherebbe perché, in tutti questi anni, Arthis non abbia fatto setacciare ogni granello di polvere di Forterra per trovare quella maledetta Setta!» spiegò con affettazione. «E, se posso dirlo, la scusa della guerra non sta in piedi: le battaglie si tenevano per mare e ai confini fra Sartesia e Loas. Forterra era il regno più lontano dal conflitto».
«Ehicor!»
«Vado! Vado!» L'uomo aprì la porta, poi si voltò verso i due ragazzi e li salutò con un cenno del capo. «È stato un onore conoscervi» disse, prima di sparire oltre l'uscio.
La sarta scosse la testa, con palese disapprovazione. «Non fateci caso. Non è un uomo cattivo. Ha le sue idee balzane, è un po' ottuso, ma è una brava persona!» li rassicurò.
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LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potere
Fantasy[COMPLETO] La guerra è finita e i regni sono, oramai, in pace. Ma qualcos'altro minaccia la corona di re Gohr... qualcosa di molto più infido e pericoloso; un nemico invisibile pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Terzo ed ultimo capitolo del...