Dazira era seduta con le gambe incrociate, i larghi calzoni grigi infilati negli stivali.
Teneva lo sguardo fisso sulla spada arrugginita posata sull'erba davanti a lei, così assorta nei suoi pensieri da non aver nemmeno sentito arrivare Therar.
La ragazza sospirò e ci provò ancora, come stava facendo da ore a questa parte, senza successo. Voleva capire.
Ad un tratto, percepì la sua presenza ed il suo corpo ebbe un sussulto. Si voltò e riconobbe i capelli scuri del ragazzo che gli incorniciavano il volto dai tratti marcati.
La stava guardando con un'espressione tra il confuso e il divertito, in antitesi all'impassibilità che lo contraddistingueva. «Cosa diavolo stai facendo?» chiese canzonatorio.
Dazira si morse il labbro, accusando la critica indiretta per il fatto che non si stesse allenando come, invece, avrebbe dovuto fare. «Sto cercando di spostare quella spada sopra al fieno!» si giustificò, cercando di far apparire quell'assurdità qualcosa di ordinario.
Therar aggrottò la fronte. «Va... bene» mormorò, come se avesse di fronte una pazza. E, forse, pazza era davvero. «Sicura di stare bene?»
La ragazza sospirò. Non avrebbe avuto senso mentirgli, ora che era stata colta in flagrante. In fondo, era stato proprio lui a spingerla a conoscere le potenzialità del Nero. «Sto leggendo un libro...» Si fermò. Therar, di certo, l'avrebbe presa in giro per questa sua dichiarazione, esattamente come era successo qualche giorno prima. «Non fare commenti!» ci tenne a precisare di fronte all'espressione ilare del ragazzo. Poi continuò: «Questo libro parla di me... o, meglio, parla del demone. Quindi sto cercando di capire quanto di vero ci sia in ciò che sto leggendo!» spiegò continuando a gesticolare esageratamente, ancora in imbarazzo.
Therar, a quelle parole, assunse un'espressione che Dazira non riuscì a decifrare. «E ciò vuol dire che passerai il resto dell'allenamento a cercare di spostare oggetti con il pensiero?» domandò solamente, senza lasciare che il sorriso di derisione scomparisse dal suo volto.
«Esattamente».
A quel punto, il maestro scoppiò a ridere. «Capisco» affermò mentre si allontanava un poco, con l'intenzione di lasciarla sola alle sue attività. «Buon divertimento!» le urlò quando l'ebbe distanziata.
Quell'augurio, però, apparentemente diretto alla beffa, suscitò in Dazira un moto di nervosismo che travisava la permalosità. Therar non credeva che ce l'avrebbe fatta. Perché non ci credeva? In fondo, cosa poteva esserci di tanto strano nella capacità di spostare gli oggetti con il pensiero per una persona in grado di trasformarsi in un mostro assassino?
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Lo studio del principe era sovraffollato quando Ernik entrò nella stanza. Sedute sulle sedie di fronte all'imponente scrivania in legno scuro vi erano Dazira ed una donna bionda che il ragazzo aveva già visto a corte, le uniche due donne nel locale.
L'aria era satura di tensione. Nella corte si era diffusa la notizia che il re fosse malato e che il curatore Silterio non riuscisse in nessun modo a migliorare la situazione.
Kaspiro, in piedi a lato della scrivania, continuava a spostare il proprio peso da una gamba all'altra, atteggiamento che Ernik conosceva bene e che il ragazzo assumeva quando voleva dire qualcosa, ma le circostanze glielo impedivano.
Non era il suo turno, infatti.
Arthis si alzò in piedi, salutando rapidamente gli ultimi arrivati e spostando distrattamente lo sguardo verso una figura appoggiata al muro. Ernik si voltò nella sua direzione: era il maestro di Dazira. Quando cavolo è arrivato?, pensò.
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LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potere
Fantasy[COMPLETO] La guerra è finita e i regni sono, oramai, in pace. Ma qualcos'altro minaccia la corona di re Gohr... qualcosa di molto più infido e pericoloso; un nemico invisibile pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Terzo ed ultimo capitolo del...