«Stavo iniziando a preoccuparmi» disse il principe, alla vista dei ricci rossi del ragazzo. A giudicare dalle sue stesse previsioni, Kaspiro sarebbe dovuto rientrare a corte un paio di giorni prima. «Su, entra!» lo esortò, osservando la sua indecisione mentre si affacciava alla soglia della porta.
Era tardi, oramai. Arthis aveva lasciato il suo studio già da un paio d'ore e buona parte della corte, probabilmente, era già tra le braccia di Morfeo.
Kaspiro si fece avanti, lasciando che il portone di legno si chiudesse alle sue spalle, celando alla vista del principe le sentinelle di guardia all'entrata dei suoi appartamenti.
«Mi dispiace per averci messo tanto, mio signore» si scusò il ragazzo, avvicinandosi al camino davanti al quale era seduto Arthis. «Ma la situazione, ad est, è più torbida di quanto non s'immagini qui a corte!»
Il principe deglutì. Era pronto a ricevere l'ennesimo boccone amaro. «Parla chiaramente» ordinò.
Kaspiro si schiarì la voce e prese posto davanti a lui, accogliendo l'invito a sedersi. «La gente che sparisce è malata. Tutti della stessa malattia!» spiegò in tono nervoso. Forse, non sapeva che reazione aspettarsi. Ma Arthis non fece una piega: prima di parlare, voleva che fosse Kaspiro ad illustrare il problema. Il suo informatore, con ancora indosso gli abiti inzuppati dalla pioggia che, a quanto pareva, aveva accompagnato il suo viaggio di ritorno, proseguì: «A dire il vero, i malati non spariscono come vi era stato riferito. Non propriamente, almeno: ricompaiono giorni dopo, completamente sani, se vengono accettati».
«Accettati? Da chi?»
«È quello che mi sono chiesto anche io, principe Arthis. Ho indagato ma nessuno sa chi sia di preciso il miracoloso guaritore!» esclamò Kaspiro, passandosi una mano fra i capelli scompigliati. «So solo che devono recarsi a Piccolo Fiume e superare una sorta di rito pagano... Chi non viene accettato, è destinato a morire» concluse scuotendo il capo, forse per la delusione di non essere riuscito a scoprire di più.
Ma l'attenzione di Arthis era stata catturata da qualcos'altro. Destinato a morire, si ripeté. «È così grave la malattia?»
Kaspiro sollevò il capo, guardando negli occhi il ragazzo. «Oh, sì! E si diffonde a macchia d'olio! È scoppiata una vera e propria epidemia!»
Epidemia. Ecco la parola che temeva di sentirsi dire. Doveva restare calmo. «Come si trasmette?»
Ancora una volta, il suo interlocutore scosse la testa, facendo ondeggiare i ricci. «Nessuno lo sa... ma il Guaritore, si dice, abbia vietato il vino a tutti coloro che ha guarito!»
Il vino... se la piaga aveva tratto le sue radici dal vino infettato da un qualche batterio, la situazione era davvero disastrosa. «Da quelle parti c'è la maggior produzione vinicola di tutti i regni! Se il vino è contaminato, succederà un putiferio!» sbottò Arthis, cercando di tenere il proprio tono neutro, sebbene fosse percepibile la nota d'inquietudine nella sua voce.
Kaspiro si morse nervosamente un labbro. «Non vorrei allarmarvi, ma ciò che ho visto a Piccolo Fiume non è affatto incoraggiante».
No. Non c'era nulla di incoraggiante, data la circostanza. «Dobbiamo arginare questa cosa» dichiarò il principe, con uno sbuffo, appoggiandosi scompostamente allo schienale della poltrona. Poi si sollevò a sedere, di nuovo, con il busto eretto. «Se vietassimo il consumo di vino?» domandò, riflettendo più tra sé e sé che con il ragazzo seduto di fronte a lui.
Presto avrebbe dovuto confrontarsi con Therar.
Kaspiro aggrottò la fronte, osservando perplesso il principe. «Signore, non sono un tesoriere, ma...»
«Se minare l'economia vuol dire liberarsi della piaga, sono disposto a farlo. Ma voglio essere certo che sia quello il problema!» asserì Arthis con convinzione, benché dentro di sé percepisse il timore per le conseguenze che una tale decisione avrebbe provocato. «Dobbiamo imparare a riconoscere la malattia e a capire come debellarla dal regno...» aggiunse, poi, pensieroso. Se l'epidemia si fosse diffusa nel regno, in una situazione come quella in cui si trovavano – nella quale gli abitanti erano ancora provati dalla guerra appena conclusasi – sarebbe stata una tragedia!
«Come si manifesta?» chiese il principe, ansioso di conoscere quanto più possibile il problema che avrebbe dovuto affrontare.
«I primi giorni crescono dei nei. Grossi come mele e del color dell'uva. Poi arriva la febbre. Poi la morte» dichiarò Kaspiro in tono lapidario. A giudicare dall'espressione provata, doveva averne viste davvero tante in questi ultimi giorni. «Il più delle volte, in meno di due settimane» concluse il ragazzo.
All'improvviso, il principe collegò. Nei. Grossi come mele e del colore dell'uva. Le macchie.
Arthis sperava di sbagliarsi, ma i segnali parevano incontrovertibili e le ultime notizie che Kaspiro aveva portato a corte parevano dare una risposta a ciò che da giorni nessuno sembrava essere in grado di spiegare.
Il re era affetto dalla piaga.
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LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potere
Fantasy[COMPLETO] La guerra è finita e i regni sono, oramai, in pace. Ma qualcos'altro minaccia la corona di re Gohr... qualcosa di molto più infido e pericoloso; un nemico invisibile pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Terzo ed ultimo capitolo del...