Dazira attaccò ancora, affondando con impeto i propri artigli nelle carni del nemico. Si muoveva veloce, come sempre.
Dal centro del suo ventre, una fame che da tempo le apparteneva non le dava tregua. Ma, oramai, la ragazza aveva imparato a gestirla. Aveva imparato a non cedere ad essa, per quanto la tentazione le attanagliasse le viscere. Il desiderio di morte era sempre lì, ma i suoi artigli avevano memorizzato ove fosse quella sottile linea da non superare per mutilare senza uccidere... senza uccidere sul colpo. Perché, delle conseguenze future delle ferite, Dazira non ne era certa.
L'unica cosa che sapeva era che non poteva assassinare nessuno. Non più.
Ogni morte ulteriore sarebbe stata una dose per la droga preferita dal suo demone, dopo mesi di astinenza. Ci sarebbe ricaduta e, allora, tutti sarebbero stati in pericolo. E lei sarebbe tornata ad essere, semplicemente, la bestia.
La sua mano divenne una morsa scura mentre conficcava le sue grinfie sulla schiena del soldato loasiano. Erano diversi anni, ormai, che i regni di Forterra e Sartesia, con il supporto del regno di Sacromolo, erano in combutta con il regno di Loas e, se fino a qualche mese prima quest'ultimo sembrava prossimo a sopraffare i nemici e a invadere Sartesia, da quando il demone era schierato nelle linee forterresi, per Loas stava diventando sempre più difficile. Fermata l'avanzata, infatti, l'esercito loasiano aveva iniziato a perdere posizioni e a arretrare entro i propri confini.
Dazira non si era nemmeno resa conto di essere avanzata al punto da non avere più le spalle scoperte fino a quando un cavaliere nemico fece oscillare la spada dietro di lei ed i suoi sensi ferini percepirono che egli era pronto ad attaccarla. Fu più veloce del solito: estrasse le ali - nere, sbrandellate e coperte di una strana sostanza vischiosa che per color e consistenza si avvicinava molto alla pece - e si librò in volo.
La ragazza sferzò l'aria con una destrezza ed una rapidità che, grazie all'esperienza formatasi sul campo di battaglia e al serrato addestramento imposto da Therar, Dazira aveva imparato a raggiungere senza troppo sforzo. Se ripensava a quella ragazzina tremante in una cella che prendeva coscienza di ciò che sarebbe stata in grado di fare di lì a qualche anno, non si riconosceva.
Puntò al suo bersaglio e si lanciò in picchiata. Era un uomo a cavallo, un ufficiale. Solitamente, un'azione come quella faceva partire la ritirata da parte dei loasiani. Un'altra ritirata e l'esercito sartesiano avrebbe guadagnato un altro avamposto!
La fine era vicina, Dazira lo sentiva. Di lì a poco sarebbero tornati tutti a casa.
Una domanda, però, le si era istillata in testa e non accennava ad abbandonarla: se il suo compito era quello di appoggiare re Gohr nella sua guerra contro Loas, una volta finita, quale sarebbe stata la sua fine? Avrebbe avuto il diritto di cercare la sua agognata cura?
In quell'istante, la tromba nemica suonò e Dazira estrasse rapidamente gli affilati artigli dalla spalla dell'ufficiale, facendolo cadere dal cavallo in una pozza di sangue con un gemito i dolore.
L'odore metallico penetrò nelle narici della ragazza, risvegliando il desiderio di morte. Ma Dazira ricacciò indietro il proprio istinto. Ancora una volta.
Poi si sollevò di nuovo e lasciò che il vento fresco le sferzasse il viso mentre volava sempre più in alto, alla ricerca di un attimo di pace dalla guerra, dai soldati, dagli ordini... ma, soprattutto, da sé stessa.
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LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potere
Fantasy[COMPLETO] La guerra è finita e i regni sono, oramai, in pace. Ma qualcos'altro minaccia la corona di re Gohr... qualcosa di molto più infido e pericoloso; un nemico invisibile pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Terzo ed ultimo capitolo del...