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La villa di Lord Gyleano distava poche ore di viaggio a nord di Piccolo Fiume.

Avevano, quindi, deciso di fare tappa alla sua tenuta, prima di dirigersi verso la piccola città immersa nelle verdi colline di Forterra. In fin dei conti, sulla carta, Gyleano era un fedele alleato del re e chiedere informazioni a lui e ai suoi servitori in merito ai possibili avvenimenti di losca natura nelle vicinanze delle sue terre, non avrebbe certo nuociuto. A maggior ragione, consapevoli della cupola d'indifferenza per gli affari della Corona che pareva ricoprire Piccolo Fiume, motivo per cui si sarebbero travestiti tutti in modo tale da essere irriconoscibili, una volta giunti nella cittadina.

La distesa di vigneti si aprì a loro accogliendoli diversi minuti prima di raggiungere la villa di Gyleano che, seppur piccola, appariva ben tenuta e piuttosto lussuosa.

La stradina che portava alla loggia era un continuo via vai di contadini che si spostavano da una vigna all'altra. Dovevano essere in molti a lavorare per il vassallo.

Non appena il loro arrivo fu annunciato a Lord Gyleano, egli li attese nella sala dei banchetti, la più bella della villa: il pavimento era un tripudio di colori grazie alle pietre raccolte alla cava di Piccolo Fiume e le colonne, alte e maestose, donavano, all'ambiente, per quanto piccolo, un aspetto regale.

«Ma quale inaspettata sorpresa! È un onore accogliere nella mia umile tenuta la Paladina!» esordì un uomo allampanato vestito con abito damascato color prugna. Il suo volto, largo e asimmetrico, presentava un sorriso a trentadue denti, palesemente esagerato. «Indirò un banchetto in vostro onore, se me lo permettete!» dichiarò allargando le braccia come a voler mostrare meglio la sala ove si sarebbe tenuto.

Dazira stava per rispondere, incerta se accettare, ma Therar la precedette, liberandola da ogni ragionevole dubbio: «Vi ringraziamo, ma, a dire il vero, signore, preferiremmo di no. La nostra presenza qui deve essere quanto più discreta possibile» asserì con un inchino.

L'uomo annuì, portando lo sguardo verso il maestro. «Non siete qui per una visita di cortesia, immagino».

«Infatti. Presto dovremo recarci a Piccolo Fiume con il migliore travestimento che riusciremo a procurarci. Se si dovesse diffondere la notizia della presenza di Dazira in queste terre, per gli abitanti della città sarà più facile riconoscerla» spiegò Therar con tono pacato e sicuro. Di certo, si era già preparato delle risposte.

Gyleano aggrottò le scure e cespugliose sopracciglia che parevano quasi toccarsi al centro della fronte. «Suppongo che voi non possiate dirmi la natura dei vostri affari» mormorò, incuriosito e accondiscendente al tempo stesso.

«Siamo spiacenti».

«Il principe Arthis avrà le sue motivazioni. Permettetemi, almeno, di fornirvi quanto vi occorrerà per camuffare la vostra identità, quale umile servitore della Corona!»

Therar doveva averlo previsto. Dovevano essere stati i suoi piani fin dall'inizio. Quel ragazzo sapeva fare il suo lavoro, non c'era che dire!

«Ve ne saremmo infinitamente grati» disse, infatti, il ragazzo con un'espressione di finta sorpresa ben riuscita.

A quelle parole, Lord Gyleano parve gonfiarsi come un tacchino. «In cos'altro posso esservi utile?» domandò gongolante, lisciandosi il tessuto dell'abito viola.

Dazira fece un passo avanti. Avrebbe voluto porgli le questioni per cui avevano allungato la strada proprio in quel momento, ma, con tutta probabilità, non ne sarebbero venuti a capo e, se Gyleano fosse stato parte di un complotto, indagando in quel frangente, avrebbe reso vano il loro viaggio.

La ragazza portò gli occhi verso Therar, che la stava squadrando con aria di rimprovero, senza farsi notare dal vassallo il quale attendeva impaziente che lei parlasse. «So che chiediamo molto, ma avremo bisogno di un alloggio per la notte. Basterà anche una piccola...»

LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora