«Aspettate qui!» ordinò Ernik, scendendo dal cavallo. Le indicazioni di Gineris portavano lì, in quel vecchio edificio abbandonato nella foresta.
Presto avrebbe scoperto se la ragazza aveva mentito. Nel dubbio che ciò fosse solo un modo per allontanare dei soldati da Forterra, Ernik aveva detto a Kaspiro di far convocare i cavalieri nel castello per dire loro personalmente della morte del re.
Consegnate le redini del cavallo, cautamente, si avvicinò alla costruzione. La porta doveva essere ceduta a causa della fatiscenza della casa, così Ernik entrò scavalcando le assi di legno. Non dovette nemmeno cercare, perché delle urla prorompenti lo guidarono all'entrata del covo che tutti stavano cercando.
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L'arrivo dei soldati aveva bloccato l'uscita agli assassini che, in quel momento, erano rimasti accerchiati in una manovra a tenaglia fra la bestia del demone e la milizia del re.
Dazira, nel dubbio che qualcuno potesse raggiungere la stanza di Medicus, liberando l'uomo, sbatté le ali del demone contro la volta, facendo crollare un cumulo di pietre davanti all'entrata della stanza.
Gineris, accanto a lei, riuscì a spostare Therar solamente all'ultimo. Il sangue del ragazzo le sgorgò sulle mani e sulla camicia a fiotti. Il suo viso era scavato, i suoi movimenti impacciati, la fronte febbricitante.
«Non resisterà a lungo in queste condizioni!» esclamò Dazira in preda all'ansia, voltandosi verso Gineris, prima di attaccare nuovamente. Lui l'aveva tradita. L'aveva data in pasto ad una setta che aveva cercato di ucciderla. Le aveva mentito da... beh, da sempre. Eppure, qualcosa, dentro alla ragazza, la impediva di lasciarlo lì a morire.
Gineris annuì e, affondata la spada nel petto di quello che fino a poco prima era un suo confratello, si avvicinò ad un cavaliere che aveva conquistato, oramai, la sua fiducia.
«Ernik, porta Therar da Aleda. Sta in una cascina nella foresta ad ovest, a mezzora da qui. Troverai un vecchio pozzo senza acqua, lungo la strada, prendi il sentiero a destra!» esclamò accennando con il capo al ragazzo che, allo stremo delle forse, sembrava fare fatica a stare in piedi.
«Non prendo ordini da te, Gineris!» replicò il cavaliere, scuotendo il capo, indignato.
La ragazza si piazzò davanti a lui, prendendosi una coltellata al fianco che la fece piegare dal dolore. Si sarebbe rimarginata in fretta – in fin dei conti, l'unica lama che avrebbe potuto ucciderla, ce l'aveva lei – ma faceva male ugualmente. «Morirà dissanguato se aspettiamo ancora!» ribatté, fra i gemiti di dolore.
«Per quanto mi riguarda, tanto meglio!»
«Fallo ora! Nessuno noterà la tua assenza!» insistette Gineris, ignorando le proteste. «Qui possiamo cavarcela anche senza di te!»
La ragazza sbuffò, cercando Dazira con lo sguardo.
Aveva ragione Gineris. Nessuna delle due avrebbe potuto abbandonare la battaglia sotterranea. E Ernik, a ben vedere, sarebbe stato l'unico che avrebbe mantenuto la riservatezza della questione.
La ragazza inspirò profondamente e si voltò verso Ernik, che fece una smorfia di disapprovazione. In fin dei conti, sapeva benissimo quanto gli sarebbe costato ciò che lei stava pretendendo. «Non lo farò. Non chiedermelo nemmeno, Dazira!»
«Ernik, ti prego!» urlò implorante, osservando, in lontananza, i prossimi assassini che sarebbero sopraggiunti. «Io... fallo per me, per sistemare le cose! Ernik io...»
«Subdolo, da parte tua» la interruppe lui, mordendosi il labbro inferiore.
Già. Aveva ragione. Una mossa infima e letale, quel ricatto, soprattutto presa coscienza dei sentimenti che il ragazzo nutriva nei suoi confronti! Ma Therar non aveva il tempo di attendere che il buon cuore di Ernik decidesse quale potesse essere la cosa più giusta da fare.
Senza aggiungere altro, Ernik si avvicinò al ragazzo e, passato il suo braccio intorno al collo, fece per raggiungere l'uscita, coperto dall'abile spada di Gineris.
«Dille che ti manda Mirtes!» aggiunse lei, prima che egli sparisse per caricare Therar sulla groppa del suo cavallo.
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La battaglia era durata per l'intera giornata e, ora, dove prima viveva un mondo sotterraneo sempre in fermento, non vi era altro che un cimitero.
Qui e lì, alcuni soldati brindavano esultando con il vino che avevano raccattato nelle stanze di qualche assassino, altri avevano già iniziato a riconoscere i caduti.
In quel momento, Dazira si rese conto che una persona mancava all'appello. Una persona che non poteva essere morta nella battaglia, perché nessuno, a parte lei, possedeva lo strumento per strapparle di dosso la vita.
La ragazza corse nuovamente all'interno del covo, ove un tappeto di corpi e l'odore metallico e acre del sangue la accolsero, risvegliando gli istinti del demone.
Non dovette cercare a lungo. Gineris era lì, nella sala principale, il pugnale stretto fra le mani mentre i suoi occhi fissavano ardenti il metallo della lama.
«Gineris, cosa...» Ma la frase morì prima di essere conclusa. Era chiaro ciò che la ragazza stesse per fare.
I capelli lunghi e biondi ondeggiarono quando Gineris si voltò. Non c'era paura, nei suoi occhi. «Non dirlo a Therar. Lo capirà da solo» dichiarò in tono piatto. Poi tornò ad osservare l'elsa lavorata dell'arma che teneva fra le dita affusolate. Gineris sospirò e fece un passo verso di lei, distendendo le mani lungo i fianchi. Avrebbe rimandato quel momento qualche minuto ancora. «Capisco la tua rabbia nei suoi confronti, davvero» disse. «Però devi considerare il fatto che, nonostante la vita che ha condotto, nonostante il demone e il fatto che lui fosse il tuo maestro, non lo rende né superiore, né inferiore a ciò che egli, in effetti, è: un essere umano. Un ragazzo che non ha mai conosciuto altro che questa vita, prima che tu mettessi in discussione la sua visione dei demoni». Le sue parole erano accorate, forti e comprensive. Dazira non poté non chiedersi se, un giorno, sarebbe riuscita a perdonare, ad amare l'amore stesso più di quanto amasse la vita, a guardare la morte come Gineris guardava il pugnale.
«Lo stesso vale per te» ribatté Dazira. «C'è un'altra vita! Gineris, c'è un'altra vita al di fuori della setta!»
La ragazza di fronte a lei, sorrise dolcemente. «La setta non è mai stata la mia vita. È stato lo strumento per rimanere lontana dalla mia maledizione» spiegò scuotendo il capo. «Sono stanca. Io lo so che succederà di nuovo. So che mi innamorerò ancora, so che qualcun altro si innamorerà di me. Arriva un momento in cui è troppo per chiunque, persino per me».
Dazira rimase a fissarla per un tempo interminabile, incapace di comprendere appieno il dolore. In fin dei conti, forse, nessuno sarebbe mai stato in grado di capire davvero la sofferenza di Gineris.
Si era sbagliata, sul suo conto. Su di lei, si erano sbagliati tutti. Ma, nessuno sarebbe stato lì a guardare in volto la verità prima che essa morisse con Gineris. Tranne una ragazza con un demone Nero nell'anima.
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LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potere
Fantasy[COMPLETO] La guerra è finita e i regni sono, oramai, in pace. Ma qualcos'altro minaccia la corona di re Gohr... qualcosa di molto più infido e pericoloso; un nemico invisibile pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Terzo ed ultimo capitolo del...