Dazira si alzò ed iniziò a correre. L'ombra scura, dietro di lei, prese così a seguirla. Era terribilmente veloce. Non ce l'avrebbe fatta a distanziarla.
Voleva voltarsi a guardarla, ma non poteva permettersi di perdere neanche un attimo.
La boscaglia si fece più fitta, rallentando il disperato procedere della ragazza mentre i rami le si impigliavano ovunque: fra i capelli, fra i vestiti...
Poi, lo capì. Non c'era via d'uscita.
Con un ultimo scatto disperato, si voltò a guardare il suo inseguitore, le lacrime di puro terrore che le scendevano lungo le guance cosparse di lentiggini.
Era la Bestia. Era la Bestia ad inseguirla, esattamente come si aspettava.
Ma essa non si fermò. Si gettò su Dazira con tutta la sua ferocia e, un attimo prima che l'azzannasse, alla ragazza parve di scorgere gli occhi scuri di Therar in quelli del demone.
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La ragazza si alzò a sedere. Il buio, intorno all'improvvisato accampamento, era fitto, esattamente come quello del sogno.
Improvvisamente, sentì il bisogno di allontanarsi da quel posto, dai suoi compagni di viaggio che dormivano pesantemente accanto a lei, ad eccezione di Therar che, seduto all'uscita della tenda, faceva la guardia.
Erano in viaggio dal mattino precedente e, secondo le previsioni del suo maestro, sarebbero dovuti rientrare a palazzo prima che giungesse di nuovo la notte, il giorno successivo.
Dazira uscì dalla tenda, stando attenta a non fare rumore per non svegliare Ernik e Rebjo e, raccolti arco e frecce, si allontanò dai compagni di viaggio.
«Dove stai andando?» chiese Therar, dietro di lei.
La ragazza, in risposta, alzò le spalle. «Ho bisogno di liberare la mente».
Il maestro la guardò dritta negli occhi, le stesse pozze nere che la Bestia aveva nel suo dannatissimo incubo, ed il corpo della ragazza fu cosparso dai brividi.
«Non ti allontanare troppo» l'ammonì il ragazzo, l'espressione impassibile.
Dazira annuì e accelerò il passo addentrandosi nella foresta, cupo palcoscenico che ospitava il concerto degli animali notturni. Ma Dazira non aveva paura, non di loro, no. Dopotutto, era lei che poteva trasformarsi nella belva più feroce di tutti i cinque regni.
Erano trascorsi pochi minuti da quando aveva lasciato la tenda, quando udì un rumore di passi che si avvicinava. Qualcuno o qualcosa, dietro di lei, si muoveva veloce. Istintivamente, iniziò a correre nella direzione opposta.
Il suo inseguitore, però, non demorse. Era terribilmente rapido, più di lei, e presto l'avrebbe raggiunta. Forse avrebbe dovuto trasformarsi in un demone, ma qualcosa, dentro di lei, le disse di non farlo.
Dazira inspirò profondamente e si fermò, voltandosi ad attendere l'arrivo di chiunque fosse colui che la stava pedinando.
Quando, dagli alberi, fece capolino la sua figura, però, Dazira non si aspettava affatto che fosse lui.
Nella sua mente, forse a causa dell'incubo di poco prima, si era disegnata la possibilità che fosse stato il maestro ad inseguirla. Invece, tra il fitto sottobosco, si fece largo il corpo slanciato di Ernik.
«Per tutti i diavoli, se sei veloce, zuccherino!» esclamò il ragazzo quando l'ebbe raggiunta, respirando affannosamente.
Zuccherino. Erano anni che non la chiamava così. Era un modo per prenderla in giro in quanto tutti erano perfettamente consapevoli che lei e "femminilità" non erano mai state bene assieme nemmeno nella stessa frase.
«Perché cavolo mi stavi seguendo?»
Ernik si sollevò dritto sulla schiena, riprendendosi dalla corsa. «Non volevo che tu andassi in giro da sola...» dichiarò avvicinandosi a Dazira. «Sappiamo tutti cos'è successo l'ultima volta che non sono venuto con te!»
Le si affiancò, invitandola con un segno del capo a camminare accanto a lui.
«Come se tu potessi difendermi meglio di quanto sappia fare io!» commentò la ragazza, sollevando un sopracciglio e voltandosi a guardarlo in volto.
Ernik scoppiò a ridere. «Lo so» ammise, abbassando gli occhi e grattandosi la barba che stava ricrescendo. «Un po' mi dispiace... non essere più io a tirarti fuori dai guai!» aggiunse poi, spostando con la mano i rami che intralciavano loro il cammino.
Dazira ci pensò per qualche secondo. Avrebbe potuto rispondergli che fosse una fortuna la sua capacità di cavarsela da sola, visto che lui per molto tempo era sparito. Ma non lo disse. Perché anche a lei, in parte, mancava dovergli chiedere aiuto. Non tanto perché le piacesse sentirsi più debole, quanto per il fatto che fosse bello osservare Ernik cimentare tutto il proprio impegno per assecondarla in qualche stupida impresa.
«Sono felice di poterti aiutare con quel libro che ti porti sempre dietro!» sostenne lui, guardandola di sottecchi.
Dazira si passò una mano fra i capelli annodati dietro la nuca. «Anche io sono felice di potertene parlare. Dopotutto, mi mancava il tempo con te...» ammise, consapevole di aver appena posato la propria fragilità nelle mani di chi, una volta, le aveva fatto male. Ma questo suo nuovo coraggio la faceva sentire inaspettatamente forte, conscia che non sarebbe più caduta. Non come prima.
«Già» annuì il ragazzo, sorridendo. Poi Ernik si fermò, all'improvviso, e Dazira con lui.
«Che c'è?» domandò la ragazza, scrutando l'espressione incerta sul volto dell'amico.
Il ragazzo si stava mordendo un labbro e pareva immerso in un mondo di pensieri. Poi agì. Le adagiò le mani lungo i fianchi e la attirò a sé, posando la bocca sulla sua prima che lei avesse il tempo di pensare.
Sentì le sue labbra morbide tracciare il contorno delle sue. Una sensazione strana e piacevole al tempo stesso. Quante volte aveva desiderato che Ernik facesse quel passo!
Eppure, ora che la stava baciando, che lui le stava facendo capire quanto la desiderasse, Dazira sentiva che, da tempo, ormai, non era più ciò che voleva.
Ernik si staccò e le accarezzò i capelli, con un sorriso a fior di labbra, in attesa di una reazione.
Dazira inspirò. «Forseè il caso di tornare indietro» affermò lei, prima di guardarlo negli occhi e leggervitutta la sua delusione.
In quel momento, a pochi passi da loro, proprio dietro ad Ernik, le frasche parvero scostarsi tutte insieme. Fatto strano, data l'assenza di un forte vento.
Ma Dazira sapeva cos'erastato: era stato qualcuno che, seppur invisibile, non aveva ancora imparato afarsi i fatti suoi!
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LA QUINTA LAMA (III) - I supplizi del potere
Fantasy[COMPLETO] La guerra è finita e i regni sono, oramai, in pace. Ma qualcos'altro minaccia la corona di re Gohr... qualcosa di molto più infido e pericoloso; un nemico invisibile pronto a tutto per ottenere ciò che vuole. Terzo ed ultimo capitolo del...