67. Allora

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Due giorni dopo.


Mitch venne a casa per vedere come stavo. Cioè, cosa si aspettava? Ero miserabile. Rotta. Persa e sola. Quando mi trovò in camera di Matt, indossavo ancora gli stessi vestiti di quando ero andata via dal set quattro giorni prima. Sporca e a digiuno, ero i, guscio vuoto di me stessa. Vuota. 


"Hey," si sedette sul bordo del letto vicino a me , accarezzandomi gentilmente i capelli. Mi limitai a fissare il muro dietro di lui, cercando di metterlo a fuoco. "Andiamo, bambina, esci da questo letto."


Mi allontanai da lui, tenendo strette le coperte. "No," gracchiai. Le mie labbra erano screpolate e secche. 


"Gesù, Maddie, hai mangiato o bevuto?" Scossi la testa. "Da quanto?" Sorrisi, chiudendo gli occhi. La stanza stava girando. "Ti vado a prendere un po' d'acqua. Torno subito."


Se ne andò. Mi girai per guardare la finestra. L'acido mi bruciò la gola quando il vomito cominciò a salire. Riuscivo a vedere solo la forma dell'albero attraverso le sue tende scure. Mi coprii la faccia per bloccarlo, ma l'immagina bruciava nei miei occhi, diventando blu e bianca contro le mie palpebre chiuse. Il mio stupido cervello aggiunse la forma del suo corpo che dondolava leggermente e il mio stomaco si contrasse dolorosamente. 


"Ecco, bevi." Mitch alzò una bottiglietta d'acqua verso le mie labbra. Quando l'acqua fresca le superò, la sete ebbe la meglio su di me e buttai giù mezza bottiglia. "Whoa. Calma." Spinsi la bottiglia tra le sue mani e vomitai oltre il bordo del letto della bile annacquata. 


Rilasciai un suono patetico, qualcosa a metà tra un lamento e un grugnito. Mi coprii la testa e cercai di piangere. Il mio corpo era scosso da singhiozzi asciutti che si tramutarono in conati asciutti quando cercai--senza riuscirci-- di espellere il dolore dal mio corpo. 


"E' qui," disse mia madre, facendo entrare un paio di uomini in uniforme nella stanza. 


"Madelyn?" Chiese il più vecchio , afferrandomi il polso tra il pollice e l'indice. "Puoi dirmi che succede?" Scossi la testa, fissando i suoi occhi grigi. "Il battito è debole. Quando è stata l'ultima volta che hai bevuto qualcosa?"


La sua voce sbiadì e la stanza scivolò in una nebbia grigia. Pensai che fosse il fumo che si alzava dal suo letto. Ero pronta a lasciarlo consumarmi. Quando mi fecero alzare, caddi in ginocchio con le gambe piegate sotto di me. 


Mi svegliai due giorni dopo in ospedale con una flebo attaccata al braccio sinistro. Mia madre era seduta sulla poltrona vicino alla finestra e stava leggendo. Come se tutto andasse bene. Come se suo figlio non s fosse appena impiccato. Come se l'altra figlia non fosse completamente a pezzi. 


Un'infermiera entrò nella stanza. "Bene. guarda chi si è svegliata. Come ti senti?"


La mia gola era così secca. "Assetata," gracchiai.


Versò dell'acqua da una brocca giallo mostarda in un bicchiere di plastica rosa. "Ecco, tesoro." Kellie, era scritto sulla sua targhetta. Kellie controllò i miei parametri, li scrisse su un grafico e mi lasciò sola. 


Quasi.


"Maddie." Mia madre pressò le labbra in una linea sottile.


"Che c'è?" Ero così fottutamente arrabbiata. Si ritrasse ma non disse niente. La fissai in silenzio, l'unico suono era quello emesso dal macchinario dell'elettrocardiogramma. Mi passai le mani sul viso. "Quand'è il funerale?" Chiesi alla fine.


"E'..." Si alzò e si avvicinò, posando la mano sul mio braccio. "E' stato ieri." Mi sentii come se mi avesse trafitto il cuore con un ago. 


Sussurrai, "Và via."


"Maddie--"


Urlai più forte che potevo, usando ogni pizzico di respiro che avevo in corpo, "CAZZO VATTENE!"


Lo fece. Forse non avrebbe dovuto. Ma ero così contenta che l'avesse fatto.


Lui se n'era andato e non avevo potuto dirgli addio. Da quel giorno non sono mai stata sulla sua tomba. Forse avrei dovuto. Forse lo farò. 







The Other One [ Italian translation]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora