Capitolo 7

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Mi perdo nei pensieri, mentre respiro la fresca aria australiana.

Forse ho sbagliato a incitare Giulietta a venire con noi, ma pensavo le sarebbe piaciuto cambiare aria, lei diceva di voler andarsene dal Bronx.

E poi ho pensato ad Alex, dopo aver scoperto che Giulietta è sua figlia mi sarei sentita in colpa allontanarlo da sua figlia, anche perché io sono stata la causa del trasferimento.

Ad Alex piace vivere a Sydney, ma solo perché sua figlia gli sta affianco: devo parlare con Giulietta, è l'unica soluzione che ho per capirla.

Ma se lei decidesse di ritornare in America, succederebbero un sacco di casini.

Se lei decidesse di ritornare in America, perderei Alex...

Al solo pensiero smetto di respirare e sento un peso nello stomaco: mi dimentico della presenza di Louis al mio fianco, fino a quando non poggia di nuovo una mano sul mio braccio, accarezzandolo.

Alzo gli occhi per incontrare i suoi: sembra preoccupato, per cui lo ringrazio mentalmente.

«Non dovevi essere a casa in questo momento? »-sobbalzo alla voce fredda di Alex alle spalle.

Mi giro, per poi assumere un'espressione allarmata.

E se avesse sentito qualcosa?

Lo vedo contrarre la mascella mentre guarda la mano di Louis sulla mia spalla, e capisco che la sua reazione è dovuta a tutt'altro.

Alzo gli occhi al cielo e sbuffo: mi alzo in piedi con l'intenzione di trascinarlo via di lì, prima che possa combinare qualcosa, ma prima di farlo faccio un cenno con la testa a Louis.

«Grazie di tutto! »-gli rivolgo un occhiolino.

Prendo per il braccio il mio ragazzo e provo ad allontanarlo, ma non si muove prima di aver lanciato una lunga occhiata minacciosa a Louis.

«Andiamo, dai! »-provo a richiamare la sua attenzione, ma tutto quello che fa è entrare dentro al bar.

Già! Mi ero pure dimenticata di pagare il caffè!

Lo seguo, ammirando come sempre le sue spalle larghe contrarsi, anche se cerco di non far caso al suo broncio.

Ordina un pacchetto di sigarette e capisco la ragione per cui ha deciso di venire qua dentro: pago ciò che io stessa avevo ordinato, ringraziando il cameriere a differenza di Alex.

Quest ultimo, infatti, accende subito una sigaretta.

«Non si può fumare qua dentro. »-gli dico, mentre mi avvicino al suo viso, ma in risposta prende posto su una sedia e soffia quel fumo fastidio sul mio viso.

Rischio di soffocare, quindi inizio a tossire e maledirlo mentalmente, ma tutto quello che posso fare è sopportare.

Sopportare perché quando Alex si arrabbia è meglio non reagire: è indomabile questo ragazzo.

«Faresti meglio a non parlare. »-si limita, rivolgendomi un'occhiataccia.

«Non esagerare, ho solo preso un caffè con un amico. »-cerco di giustificarmi invano, tanto so che non riuscirò a convincerlo.

Ho solo quattro amici maschi, in tutto, accettati da Alex, ma solo perché tre su quattro sono sposati e il quarto è gay.

Mi guarda intensamente senza spostare gli occhi per un po', non riuscendo a trattenere lo sguardo però, abbasso la testa.

Non appena lo faccio posa la sigaretta ancora accesa sul bancone, per poi incamminarsi verso l'uscita.

Quando anch'io raggiungo l'esterno, noto che Louis se n'è già andato.

Sei Mia, Ragazzina!  1  || ©Tutti i Diritti RiservatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora