Capitolo 49

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«Non la sopporto più.»-sbuffo per l'ennesima volta, avvicinandomi al suo corpo tanto da guardarlo dal basso per quanto è alto.

Mia madre continua a darmi sui nervi: è vero che non posso rimanere a casa, dato che devo fingere di lavorare quasi tutti i giorni, ed è anche vero che odio le grandi cerimonie, ma può almeno consultarmi, prima di compiere una scelta.

Infondo sono io la sposa, non lei.

Ieri ho deciso di chiamare mio padre e parlagli personalmente della mia decisione, ma non l'ho sentito fortemente entusiasta dell'idea che mi sposo in Australia, piuttosto che in America.

L'ho anche supplicato di raggiungermi il prima possibile, soprattutto per tenere sotto controllo sua moglie, ma ha insistito di aspettare che Tom si liberasse dei suoi impegni e venire insieme al padre di Alex.

Rimane in silenzio in seguito alle mie parole e temo si sia accorto dell'assenza di sua figlia e stia sul punto di insultarmi per averla lasciata uscire di nuovo con il suo ragazzo, ma mi sorprende quando allunga un braccio, piegandosi sul mio corpo, per poi sollevarmi in aria con la mano sotto il mio fondoschiena.

Mi affretto ad allacciare le gambe dietro la sua vita, mentre le dita di Alex stringono la mia natica, facendomi scappare un gemito e una risata contemporaneamente.

Mi posiziona sul ripiano della cucina, facendosi spazio tra le mie gambe, ma non toglie la mano dal mio sedere, facendomi sedere sul suo braccio.

«Ti sei svegliato bene.»-piego i lati della bocca in un sorriso, ma noto che la sua espressione perplessa non cambia, mentre inclina la testa e inizia a giocherellare con una ciocca dei miei capelli:

«C'è qualcosa che non va?»-socchiudo gli occhi, cercando di incrociare i suoi occhi.

Sembra quasi che mi eviti, ma poi alza la testa lentamente e finalmente incontro le sue pozzanghere scure.

«Dobbiamo parlare.»-dice tutto d'un tratto e le sue parole mi fanno raggelare il sangue nelle vene: non ho il coraggio di rispondere per incoraggiarlo a essere sincero con me, ma lo lascio intrufolare le dita tra i miei capelli e accarezzarmi.

È arrivato il momento che tanto temevo: sapevo che mi stesse nascondendo qualcosa, ma ho avuta paura di sapere cosa ci fosse dietro tutto il casino che si è venuto a creare dopo la sua proposta di sposarmi.

Una parte di me vuole impedirgli di parlare, ma continuo ad aspettare ugualmente, con il cuore in gola, che qualcosa esca dalla sua bocca.

«Non posso lasciare Catherine.»-perdo un battito quando realizzo il significato delle sue parole, mentre lui abbassa la testa e si allontana dal mio corpo improvvisamente, passando le dita tra i capelli e voltandomi la schiena.

Scendo velocemente dal ripiano e mi posiziono davanti a lui per guardarlo negli, ma lui evita il mio sguardo di nuovo e impreca a bassa voce:

«Avevi detto che...»-inizio a balbettare, mentre sento gli occhi offuscarsi: «Che non ti importa di lei.»-gesticolo, aspettando che mi interrompa e provi a spiegarmi.

«E poi... lo hai fatto per farmi ingelosire...»-il mio petto si alza e abbassa velocemente, ma non riesco a  impedire alle lacrime di scendere.

Non appena se ne accorge alza la testa di scatto e addolcisce lo sguardo: alza una mano per portarla alla mia guancia e strofinare il pollice sotto il mio occhio, ma schiaffeggio la sua mano.

Faccio per allontanarmi da lui e indurire la mia espressione, senza riuscirci, ma me lo impedisce, portando le braccia ai lati della mia vita e ingabbiandomi tra lui e il lavandino alle mie spalle.

Sei Mia, Ragazzina!  1  || ©Tutti i Diritti RiservatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora