Capitolo 41

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Alex

Non ho la minima idea di dove sia, e soprattutto con chi sia in questo momento, anche se in teoria dovrebbe lavorare a quest'ora: l'avrei seguita se solo non mi fossi svegliato con due ore di ritardo, ma mi è bastato passare la notte con lei per non arrabbiarmi appena sveglio.

Vado in giro per la casa come un morto vivente in cerca di una bottiglia con del liquido, che abbia almeno una piccola percentuale di alcool, approfittando della mia solitudine.

Non appena arrivo in cucina, però, aggrotto la fronte quando trovo la madre di Clara e la mia sedute l'una di fronte all'altra, mentre chiacchierano di prima mattina:

«Uscite?»-le guardo dalla testa ai piedi con un sopracciglio alzato, osservando che sono già vestite e conciate come dei pagliacci in viso.

«Ritorniamo a vedere il profilattico gigante.»-la mia suocera è talmente raffinata che mi viene voglia di complimentarmi con lei talvolta, e chiederle perché non abbia trasmesso il suo carattere alla figlia.

Ci è voluto molto affinché mi perdonasse per aver detto alla figlia che è stata adottata, e, in modo implicito, mi ha sempre dichiarato guerra per mettermi alla prova e vedere se fossi l'uomo giusto per sua figlia.

Dopo anni di scocciatura si è arresa, ma ora è sua figlia a rompermi il cazzo, soprattutto uscendo con quel coglione in giacca e cravatta.

Forse si è dimenticata di cosa sono capace di fare per lei, tra cui fare di Louis un suo paziente: sto stringendo i denti da un bel po' di tempo e sto sopportando tutto ciò che lei combina ultimamente, ma non la lascerò allontanarsi da me.

Volevo solo farla ingelosire, ma non avevo preso in considerazione che Catherine potesse diventare pazza di me.

Sono talmente cieco per Clara che non mi ero nemmeno accorto che quella puttana provasse qualcosa per me, anche se le avevo chiaramente detto di fingersi la mia ragazza per allontanare Clara da Louis.

Ma sono rimasto fottuto perché Clara ha avuto la reazione opposta e Catherine ha iniziato a ricattarmi: non avrei dovuto confidarmi con lei, nessuno può fidarsi di una donna che non indossa nemmeno il perizoma.

Se Giulietta sapesse di essere mia figlia non me lo perdonerebbe mai... ma io non voglio perderla.

Per quanto l'ho fatta soffrire sin da piccola, rinchiudendola in un orfanotrofio, e per averle fatto credere di essere mia sorella, conoscendola, non solo non mi rivolgerebbe più la parola, ma sarebbe capace di avverare i miei incubi: potrebbe andarsene di casa e non ritornare più indietro, o fare peggio per quanto è cocciuta.

Molti hanno cercato di convincermi di dirle la verità, da mio padre a Naily, che è costretta a trattarla da bambina qualsiasi e non da sua figlia.

E tutti continuano a odiarmi, ma preferisco sopportarli ed essere visto da mia figlia come un fratello protettivo, piuttosto che un padre che non ha voluto assumersi le sue responsabilità.

«A stasera! È quasi ora di pranzo, ma noi mangiamo fuori.»-mia madre mi ruba un bacio sulla guancia, mentre faccio una smorfia di contraddizione.

«Dov'è  Giulietta?»-chiedo allarmato, ricordando quanto volesse vedere Clara con un vestito bianco addosso.

«È uscita con un ragazzo.»-mia madre alza le spalle, per poi sbattere la porta alle spalle:

«Con chi?!»-urlo alle sue spalle, anche se mia madre non può ascoltarmi e non posso avere una risposta.

Nessuno può toccare mia figlia, che lei lo voglia o meno!

Mi affretto a prendere le chiavi e, senza una maglia addosso, mi incammino a passo felpato verso la porta, ma non appena afferro la maniglia qualcuno bussa insistentemente.

Sei Mia, Ragazzina!  1  || ©Tutti i Diritti RiservatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora