Capitolo 57

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Alex

Muove le chiappe velocemente sotto il tessuto del pigiama ridicolo, mentre immagino la sua espressione arrabbiata e la vedo allontanarsi per entrare nella sua auto, che solo ora noto essere parcheggiata dietro la mia.

Mi sto comportando da stronzo per punire me stesso, non per fare del male a Clara: se sapesse che ho baciato Catherine non mi vorrebbe più guardare negli occhi.

Non so come uscire da questa cazzo di situazione, ma non avevo pianificato di raggiungere i quarant'anni dietro le sbarre, per essere visto come un criminale da mia figlia.

Non so come abbia fatto ad avere quelle foto, ma devo trovare il modo di appropriarmene senza che lei se ne renda conto.

Non ci penso due volte prima di fare uno squillo ad Andrew nell'esatto momento in cui la macchina di Clara si allontana, anche se è quasi mezzanotte e sicuramente non sarà solo.

«Qualche problema?»-corrugo la fronte quando risponde al secondo squillo.

«Perchè ci deve essere un problema?»-mi distraggo dal tono della sua voce.

«Perchè non mi chiami mai.»-spiega ovvio, quindi prendo la felpa caduta dalle spalle di Clara e mi avvicino alla mia auto lentamente.

«Infatti...»- abbasso la voce, guardandomi intorno-« Ma non possiamo parlarne al telefono.»-ammetto, passando le dita tra i capelli umidi.

«C'entra Catherine.»-la sua risulta una constatazione più che una domanda, quindi sospira pesantemente.

«Ci vediamo al solito posto.»-dice subito dopo, mentre annuisco alle sue parole, come se mi potesse vedere, e chiudo la chiamata.

Voglio fare di tutto pur di evitare Clara stasera: non ho il coraggio di guardarla negli occhi dopo la discussione con Catherine.

Mi tortura l'idea di rivederla allo stesso stato di pochi giorni fa, dopo essere riuscito a vederla di nuovo sorridere.

È stata così sfacciata da inseguirmi, ma quando mia ha guardato dritto negli occhi, dicendomi che le mancavo, mi sono sentito un fottuto bastardo.

Forse il sangue di un criminale mi scorre nelle vene, per tutte le serate che ho passato per strada anni fa, spacciando e picchiando gente a me sconosciuta, ma lei mi fa sentire un uomo di famiglia, come se il mio passato fosse semplicemente quello di un bravo figlio di papà che ha studiato medicina e si è messo con una secchiona.

Poggio i gomiti sul tetto della macchina, mentre stringo i capelli tra le dita, prendendo un forte sospiro: mi sono drogato, ferito, più volte l'adrenalina mi ha fatto fare cazzate per le quali Clara mi vedrebbe come un mostro.

E io non voglio che lei smetta di amarmi, anche a costo di lasciarmi toccare da Catherine fino a quel maledetto giorno.

Sbatto un pugno sul metallo e impreco a bassa voce, come se i miei scatti d'ira mi potessero davvero aiutare a uscire fuori da questa situazione di merda.

Senza dare importanza alle mie noche arrossite entro in macchina e sbatto lo sportello con forza per raggiungere il bar più vicino all'edificio.

Le foto sul telefono di Catherine mi appaiono di nuovo davanti agli occhi, mentre penso alla reazione di Clara nel vedermi con le mani dissanguate.

Stringo il volante e continuo a imprecare ad alta voce, mentre sento ancora il peso delle labbra di Catherine sulla mia bocca: mi sento uno schifo per averle permesso di tenermi in pugno e per non aver mantenuto la promessa fatta a Clara.

Le ho detto di fidarsi di me.

Che avrebbe dovuto aspettare fino al maledetto mattino del matrimonio per vivere in pace lontano da Catherine.

Sei Mia, Ragazzina!  1  || ©Tutti i Diritti RiservatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora