Capitolo 68

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«Porca puttana, non ficcare il naso negli affari miei, è la mia vita, cazzo!»- sento in lontananza una voce urlare e sobbalzo quando incontro dietro la serra il signor Tom e suo figlio ... Alex.

Il primo giorno che ho messo piede, dopo tanto tempo, nella grande villa di Tom, sentivo tremare tutto il corpo per la gioia di riavere indietro la mia vecchia vita.
E avevo solo un grande obbiettivo, quello di terminare l'università con il massimo punteggio e una lode di merito per aver rinunciato alla mia vita pur di stare seduta su una sedia e perdermi tra le pagine dei mattoni voluminosi universitari.

Il mio odore preferito era quello dei libri appena comprati.

Ho rivisto tutti, ho appagato il grande desiderio che provavo di respirare l'aria dei giardini della grande villa di Tom, l'odore delle rose piantate tanti anni prima da mio padre.
Ma proprio in mezzo agli alberi dove eravamo abituati a giocare anni prima, ho rivisto un uomo alto, sexy e tatuato, che non aveva più niente in comune con il piccolo e paffuto Alex con cui ero cresciuta.

«E questa chi cazzo è, un'altra fottuta dipendente per lavarti le mutande!»- spalanco gli occhi a quelle parole, e lo stesso il signor Tom che in più mi guarda innocente.

Rido improvvisamente ricordando le prime parole che mi ha rivolto: vorrei averlo di fronte in questo momento, per fargli notare come davvero finirò per lavargli le mutande, ma non come una dipendente, anzi, in qualità di sua moglie.

«Smettila di ridere come una bambina.»-mia madre poggia una mano sulla mia schiena per incitarmi a entrare in una piccola stanza all'interno della Chiesa che lei ha scelto al posto mio.
«Aspetta qui.»-aggiunge subito dopo, mentre provo a non addormentarmi in piedi: prima che possa uscire la guardo dalla testa ai piedi, stupita di come abbia fatto a prepararsi quando sono solo le cinque di mattina.
Non ha un capello fuori posto e sembra essere più emozionata di me, ma l'unica cosa che voglio è scappare da questa Chiesa e considerarmi ufficialmente moglie di Alex senza una grande cerimonia come questa.

Mi siedo su una delle sedie sparse nella piccola cameretta, mentre il cuore mi sale in gola guardando il mio riflesso su uno specchio, sicuramente voluto lì da mia madre.
Annarita deve ancora arrivare per rendermi presentabile, anche se sarebbe più comodo attraversare l'altare così, con le occhiaie che mi fanno sembrare un panda stanco, i capelli scompigliati ed elettrizzati, ma soprattutto con le mie amate ciabatte rosa.

Sento la porta aprirsi alle mie spalle e mi stupisco di nuovo per come mia madre sia riuscita a tornare a casa e ritornare di nuovo in questo edificio in così poco tempo: nemmeno il sacerdote è arrivato a quest'ora del mattino e per un momento l'idea di essere sola in una Chiesa mi spaventa, quindi ringrazio mentalmente mia madre per essere tornata, anche se contino a guardarmi allo specchio con la testa inclinata.

«Sei la sposa più bella che abbia mai visto.»-sobbalzo nel sentire la voce roca di Alex, per poi beccarlo fissarmi attraverso lo specchio, mentre spalanco gli occhi.

«Ti devo per forza incontrare dappertutto? »- mi trattengo dall'alzare gli occhi al cielo, per poi girarmi e vederlo appoggiato all'albero nella sua famosa giacca di pelle nera, con un sigaretta per metà consumata tra le labbra.
«Non credere che a me faccia piacere. »

Mi avvicino alla sua figura mentre rimane appoggiato contro la porta, dopo averla chiusa.
«Che ci fai qui?»-mi giro dalla sua parte e scendo dalla sedia velocemente-«Se mia madre ti becca in questa stanza...»-non riesco a finire la frase che porta una mano alla chiave infilata nella toppa, per poi girarla senza perdere il contatto visivo con i miei occhi.
Mi guarda con un gigno talmente perverso che mi fa avvampare e imbarazzare contemporaneamente.
Sapevo che non avrebbe rispettato la decisione dei nostri genitori di non vederci più due giorni prima del matrimonio, fino a quando non ci saremmo rivisti sull'altare, ma pensavo anche che sarebbe stato capace di resistere fino a stasera.

Cerco di trattenere un sorriso mentre si avvicina lentamente con le fossette ai lati della bocca.
Continua a fare un passo avanti mentre io ne faccio contemporaneamente due indietro, lasciandolo libero di bloccarmi contro una delle quattro pareti della piccola cameretta piena di sedie.
Porto i palmi delle mani sui sui addominali, fingendo di volerlo allontanare, ma il suo sorriso non svanisce e afferra i miei polsi tra le dita delle sue mani, per poi portarli e unirli dietro il mio corpo, all'altezza del mio fondoschiena.
«Non essere timida.»-il suo tono provocatorio non fa altro che l'effetto opposto in me, facendomi arrossire come se fosse la prima che mi tocca in questo modo.
Mantiene la mani legate ai miei polsi, per poi spingere i miei fianchi verso i suoi improvvisamente, facendomi scappare un gemito che echeggia nella stanza e di cui mi pento subito dopo.
Mi libero della sua presa per poi guardarlo dal basso con un'espressione seria:

«Siamo in una Chiesa!»-lo rimprovero con un tono severo, ma le mie mani esprimono il contrario di quello che il mio cervello suggerisce di fare e lo provocano mentre accarezzo i suoi fianchi sotto la camicia già indossata.
«Dio sarà testimone dell'effetto che ti faccio.»-inclina la testa, per poi abbassarsi alla mia altezza e spingere la sua bocca contro la mia con foga.
Trascino le mani sulla sua pelle, sotto la camicia ancora abbottonata, per poi affondare le unghia nei suoi addominali scolpiti.

«E di come mandi il mio cervello a puttane con un solo sguardo.»
Piego gli angoli della bocca in un sorriso mentre intreccio le labbra alle sue, realizzando le parole che soffia nella mia bocca.

Afferro l'orlo dei suoi pantaloni con una mano, mentre con l'altra raggiungo la cerniera nell'esatto momento in cui sussulta e porta le braccia verso il mio fondoschiena.
Sento le gambe diventare molli quando si addentra nelle mie mutande con un palmo, che trascina lungo la linea che separa in due il mio didietro, superando l'apertura anale per arrivare nella parte più bassa, allo spazio tra le cosce.
Spalanco leggermente le labbra contro la sua bocca, per poi lasciarmi scappare un altro gemito quando strizza la mia pelle tra le dita, distraendomi dal mio intento.
Inizia ad accarezzarmi facendomi perdere il controllo della situazione, mentre trascino la mano tremante sulla pelle ricoperta di peli pubici e nascosta dai suoi boxer neri.
Traccio con un dito la lunghezza dell'intimità di Alex, per poi afferrarla con delicatezza ed estrarla da pantaloni lentamente.
Continua a baciarmi e accarezzarmi come se domani non passeremo il resto delle serate in uno stesso letto, a farci le coccole e raccontarci le nostre giornate: io gli racconterò dei pazienti che sono riuscita a curare, lui degli avversari che ha mandato in ospedale nei suoi incontri di boxe.
Mi bacia come se fosse la prima volta che assaggia le mie labbra, anche se in realtà la prima volta non andò così bene ed era un pretesto per salvarmi da uomini che volevano farmi del male.

Rimane immobile, senza allontanarsi, mentre io lo imito: porta lo sguardo tra le mie labbra e i miei occhi, per poi fare un mezzo sorriso.
Non ci penso due volte e alzo la mano per tirargli uno schiaffo in pieno volto.
«Che cazzo...!»-raddrizza la testa, portandosi una mano sulla guancia.
«Io.Ti.Odio.»-scandisco ogni parola con disprezzo.
«Perché ti ho salvata il culo?!»-chiede contraendo la mascella.

Rido contro le sue labbra per poi portare momentaneamente le mani intorno al suo collo e fare un saltello per allacciare le gambe intorno ai suoni fianchi, dando più spazio alla sua mano, che si avvicina al mio ano bollente e bagnato in mezzo al fondoschiena.
Non ci penso due volte prima di portare una mano verso il basso tra i nostri corpi, dove la sua intimità preme contro la mia, ancora coperta dal tessuto del pigiama.
Lo prendo in mano accarezzandolo, e Alex sembra capire le mie intenzioni, tra un gemito e l'altro, quindi porta la mano libera all'orlo del mio intimo, abbassandolo abbastanza da esporre il mio clitoride, senza smettere di esplorarmi con le labbra, che trascina sul mio collo per sentire i miei gemiti strozzati.

Con il pollice spinge in profondità contro la mia apertura anale, facendomi raddrizzare la schiena e spingere la mia intimità in avanti contro la sua, ma me ne rendo conto solo quando mi sento piena sulle sue braccia.
Lo sento gemere sulla mia spalla, mentre continua a esplorarmi con un dito ed entra contemporaneamente in me con dei movimenti controllati e lenti:
«Ti farò sentire così ogni sera, ogni mattina...»-sussurra, salendo il mio collo con una scia umida.
Alle sue parole il mio corpo reagisce e mi sfogo contro la sua intimità più contenta che mai: mi ha fatto capire che domani ci sceglieremo insieme, e dopodomani, e il giorno dopo ancora...
«... e senza usare quelle cazzo di pillole anticoncezionali.»
I miei occhi si illuminano, mentre mi fa capire a modo suo che non gli dispiacerebbe avere un figlio da me.
Tra le grandi preoccupazioni che dovevo affrontare oggi c'era la reazione di Alex, dopo avergli confessato di essere incinta di due gemelli, ma ora so che per lui non sarebbe un ostacolo avere figli, altri figli, quindi mordo la punta della lingua per riuscire a trattenermi dal dirglielo in questo esatto momento.

Alza la testa e i capelli scompigliati per guardarmi godere e noto che ha gli occhi lucidi.

Alex è lontano un miglio dal tipico uomo romantico, ma la sua è stata una breve dichiarazione d'amore fatta a modo suo.
E non è mai stata fatta da un uomo una promessa più romantica e vera di quella che Alex mi ha appena fatto: non m'importerà delle parole inventate che mi dirà davanti al prete, perché ora, in questo esatto momento io sono ufficialmente la moglie di Alex.

A prescindere dalle lacrime e sorrisi finiti che dovrò mostrare tra poche ore davanti a molti invitati, io e Alex ci siamo già spostati e il suo nome, il suo profumo, il suo tocco, sono già diventati parte di me.

Mi priva del suo calore, mentre il suo sospiro affannoso entra nelle mie narici, facendomi provare una sensazione paradisiaca.
«Ti amo, Clara.»-dice all'improvviso, lasciandomi toccare il pavimento con la punta dei piedi.
Sorride sfacciatamente, con un'espressione seria come se non avessimo appena fatto sesso nella casa di Dio.
Ti amo, Clara. Ripeto le sue parole mentalmente, mentre le sue fossette mi spingono a imitarlo e lasciare un bacio veloce sulle sue labbra rossissime.
«Lo so, non c'è bisogno che me lo ripeti.»-scoppio a ridere, ricordando la sua teoria, per poi portare una mano alla sua intimità e coprirla con i boxer, sotto i suoi occhi attenti.
Sembra che stia studiando il mio viso, mentre chiudo la cerniera dei suoi pantaloni, pensando a come pulire il casino che mi trovo tra le gambe.

Finisco di aggiustare la sua camicia, per poi ritornare a guardarlo negli occhi, notando che ha il labbro inferiore tra i denti:
«Ti amo, Alex.»-sussurro, mentre lui annuisce alle mie parole, come se stesse aspettando che le pronunciarsi, per poi avvicinarsi alla mia fronte e lasciare un bacio duraturo che mi porta a chiudere gli occhi.

Non mi abituerò mai all'idea di avere Alex tutto per me, e sarò sempre gelosa di lui quando i suoi occhi finiranno casualmente su un'altra donna.
Per un periodo ho pensato di averlo perso, ma da allora ho capito che non mi libererò mai di lui.

Lo spingo indietro, poggiando le mani sul suo petto:
«Mia madre sarà qui a momenti!»-dico tra i denti, e per fortuna non ribatte, limitandosi ad alzare le mani in segno di resa.
Incrocio le sue pozzanghere di un nero brillante, ma non mi dà il tempo di saltargli di nuovo al collo che mi volta le spalle larghe e si avvia verso la porta.

Porto le mani davanti agli occhi e non riesco a fare a meno di arrossire, approfittando del fatto che esce dalla camera e non può vedermi.
Se prima mi stavo addormentando in piedi, ora sono più sveglia che mai, ma, nell'attesa dell'arrivo di Tiara e Annarita, decidi di andare in cerca di un bagno per pulirmi.

Esco dallo stanzino e chiudo la porta alle spalle, per trovarmi nel presbitero della cattedrale: mi incammino per attraversare la parte centrale del transetto, ma sobbalzo nell'ascoltare un rumore alla mia destra.
Non appena porto gli occhi verso il coro della Chiesa, mi accorgo della presenza del prete in piedi davanti alla croce: spalanco gli occhi quando i suoi occhi incrociano i miei.
«Buonasera.»-balbetto, mentre sento gli zigomi andare in fiamme per il timore che abbia sentito tutto, ma ne dubito dato che sta indossando la veste sopra una camicia a quadri:
«Potevate aspettare fino a stasera.»-alza gli occhi al cielo, per poi ritornare a guardarmi severo, facendomi abbassare immediatamente la testa e riprendere il cammino.

Cerco di non ridere, ma mi risulta impossibile non appena mi chiudo in bagno.
Mi guardo allo specchio di nuovo, mentre cerco di rendere meno evidenti le prove della visita di Alex, ma questa volta non bado alle occhiaie e ai capelli scompigliati, anzi, non smetto di sorridere, per niente emozionata o preoccupata di cosa possa accadere tra poco ore.

Ritorno di corsa nella stanzetta, sperando di non incontrare nuovamente il sacerdote, anche se lo avrò affianco durante la cerimonia, a sentirlo pronunciare le parole sacre mentre io non farò altro che guardare Alex in viso, molto probabilmente con le lacrime agli occhi.

«Pensavo fossi fuggita. Stavo iniziando a stimarti per aver abbandonato mio fratello.»-alzo gli occhi al cielo alle parole di Tiara, che trovo nella stessa camera affianco ad Annarita, con il mio abito in mano.
«Grazie dell'incoraggiamento.»-sussurro tra me e me, mentre prendo posto sulla sedia davanti allo specchio prima di sentirmelo dire da Annarita, che a sua volta si avvicina con una borsa gigantesca in mano.
«Non darle retta.»-si posizione di fronte a me con uno sguardo scocciato, per poi sorridermi e costringermi a girare la testa a destra per iniziare la sua opera d'arte: «Sarai una sposa bellissima.»-sono le ultime parole che mi rivolge, per poi concentrarsi come non l'ho mai vista fare da quando l'ho conosciuta.

Non ho molte amiche, solo Tiara, Annarita, Chris e Jessica, che faranno in tempo a raggiungermi solo al ristorante.
Sono quattro donne dai caratteri assai diversi, ma tutte disposte a starmi accanto in una giornata così importante, anche se abitano oltre oceano.
Annarita ha dovuto persino affidare la figlia al marito e lasciare il lavoro pur di assistere al mio matrimonio.

Arrossisco quando noto che Tiara si appoggia sulla stessa porzione di muro dove io e Alex abbiamo fatto l'amore, mentre lei mi guarda con un'espressione indecifrabile, quasi seria:

«Ho sempre pensato che mio fratello non meritasse una come te. »-inizia a parlare all'improvviso, per poi passare la lingua tra i denti: «Ma voglio anche che tu sia felice.»-conclude con fatica, rubandomi un sorriso.
È difficile per lei essere gentile, ma oddio mi voglio sorprendere i due fratelli con cui sono cresciuta.

«Lo so.»-mi limito a dire, senza perdere il contatto visivo con i suoi occhi, mentre Annarita mi riporta alla realtà, dicendomi di non muovermi.

Dopo essere vissuta molti anni sotto lo stesso tetto con Alex ho voluto avere una famiglia con lui, ma soprattutto un matrimonio per potermi dire e considerare sua moglie a tutti gli effetti.
Ma dopo che Catherine è entrata a far parte della nostra vita e ho creduto che Alex non fosse l'uomo per me: rido, pensando a come ho fatto a pensare di potermi allontanare da lui.
Una vita senza Alex... semplicemente non avrebbe senso.

«Non azzardarti a rispondenti più così.»- scandsce le parole come se fossero una minaccia
«Tu non sei nessuno per me, Alex.»- sputo a mia volta.

Ho mentito a me stessa dal primo giorno in cui ho rivisto Alex dopo anni: dal momento in cui ho incrociato o suoi occhi scuri mi ha rapita completamente, anche se cercavo di vederlo come un uomo qualunque, uno che avrei dovuto evitare, seguendo i suggerimenti di Tiara e di tutti quelli che dicevano che non mi dovevo fidare di Alex.
Ne ho avuti tanti di motivi per allontanarmi da lui, dalla sua storia con Chris, al fatto che era consapevole del fatto che io ero stata adottata, all'avermi nascosto di avere una figlia.
Da non tralasciare Catherine e il suo piano per farmi ingelosire, andato male, dato che ora quella vipera starà tramando qualcosa per mandare tutto a monte.

Inizio a picchiettare il pavimento con la punta del piede, improvvisamente in ansia che qualcosa possa andare male, mentre Tiara e Annarita mi aiutano a indossare il vestito, impedendomi di guardarmi allo specchio.
Mi perdo di nuovo nei pensieri, provando l'istinto sapere dove sia Catherine in questo momento: ha detto a mia madre che sarebbe stata una damigella d'onore, fingendosi mia amica, ma finora non si è fatta sentire o vedere.
Il cuore mi sale in gola e sento le mani sudare, anche se fa davvero freddo in questa Chiesa, per non parlare del pessimo tempo là fuori.

«Siamo in tempo.»-Tiara guarda l'orologio, per poi battere le mani e guardarmi con tenerezza: «Perchè quel muso?»-alza gli occhi al cielo, cercando di riportarmi alla realtà, per poi indicare lo specchio con il mento: «Guardati.»-sussurra, incrociando le dita emozionata.
Questa volta sono io ad alzare gli occhi al cielo, ma rimango impalata davanti al mio riflesso.
Non sono un'amante dei trucchi, non ho mai sopportato gli strati di fondotinta sulla mia pelle, o l'odore del lucidalabbra appiccicoso.
Ma ciò che Annarita ha combinato sul mio viso e con i miei capelli mi lascia senza fiato: i miei occhi scorrono sull'immagine che mi trovo di fronte, mentre Annarita poggia le mani sulle mie spalle.
Abbandono le braccia lungo i fianchi, guardando la bella sposa che mi ritrovo davanti:
«Di nulla.»-la mia amica ride, aggiustando il velo bianco sui miei capelli.

Non mi muovo di un millimetro, mentre le onde morbide e regolari cadono lungo le mie spalle e incorniciano il mio volto, coperto da un velo di fondotinta chiaro, in sintonia con la mia pelle.
Persino i miei occhi sembrano essere più grandi, messi in risalto dalle sfumature di marrone che gli circondano.
Per la prima volta le lunghe ciglia solleticano le mie palpebre scure, in contrasto con il bianco del vestito che nasconde il mio corpo minuto.

«Ti lasciamo sola.»-Tiara fa un segno ad Annarita, invitandola a uscire dalla porta:«Anche noi ci dobbiamo preparare.»-conclude, mentre io mi limito ad annuire lentamente, senza trovare il coraggio di parlare e accorgendomi della loro assenza solo quando sento la porta sbattere alle spalle.
Sorrido davanti allo specchio, per poi ritornare seria per non rovinare l'opera di Annarita.
Faccio un giro intorno a me stessa, trattendomi dal mordere il labbro inferiore mentre immagino la reazione di Alex nel vedermi così bella.

Sobbalzo e mi ricompongo velocemente quando sento la porta aprirsi si nuovo, pensando che non possa trattarsi di altri se non di mia madre, ma spalanco gli occhi quando vedo entrare Louis di fretta, guardandosi intorno, come se volesse assicurarsi che io sia sola.

«Louis?!»-la mia espressione passa da sorpresa ad arrabbiata, ma la sua rimane seria, mentre chiude la porta alle spalle a chiave.
«Che fai? Non dovresti essere qui...»-inizio a dire, guardandolo girare la chiave.
Mi pento di non aver insistito a prepararmi a casa mia, nella mia camera dove Louis sicuramente non avrebbe potuto raggiungermi.
Mi interrompe all'istante, lanciandomi un'occhiataccia: «È da giorni che cerco di contattarti, Clara!»-quasi urla, come se lui fosse la vittima, quando in realtà quella arrabbiata dovrei essere io.
Incrocio le braccia e alzo il mento, seriamente infastidita dal suo gesto:
«Non voglio sentirti parlare.»-dico con fermezza, spaventata che la sua venuta possa portare solo guai.
Se Alex o mi madre entrassero in questo momento nella camera, la presenza di Louis complicherebbe tutto di nuovo.
«Devi!»-mi guarda supplichevole, avvicinandosi a passo felpato davanti ai miei occhi attenti:
«Non ti lascerò uscire se prima non mi ascolti .»-indica la sedia di fronte a lui, per invitarmi a prendere posto, mentre io serro la mascella alla sua sfacciataggine.

Guardo la sedia, mentre lui prende già posto di fronte a me:
«Voglio rimanere in piedi.»-dico decisa e scocciata:«Dimmi quello che devi dire ed esci da quella porta.»-indico alla mia destra, leggermente scossa, pensando per un momento di essere troppo severa.
Sospira pesantemente, per poi iniziare a spalancare le labbra, abbassando gli occhi:
«Cercherò di essere un bravo patrigno.»-i suoi occhi finiscono sulla mia pancia, mentre assumo una smorfia stupita.
Non capisco dove voglia arrivare, dato che le sue parole non hanno alcun senso: sta letteralmente dando per scontato che io e Alex non ci sposeremo e che permetterò a lui di prendere il suo posto.
«Che...»-inclino la testa e faccio per ridere ironica, ma non mi lascia ribattere e riprende a parlare:
«Ti darò tutto. Ti renderò la donna più felice del mondo. Con una casa, una famiglia.»-inizia a dire, e la serietà del suo tono fermi mi provoca la pelle d'oca.
«Ti sarò fedele.»-ingoio il groppo alla gola, impaziente di sentirlo andare dritto al punto.
«Che stai cercando di dirmi?»-sussurro tra i denti, mentre lui avvicina la mano a una tasca, per poi porgermi un telefono dalla cover rosa e decorata da numerosi brillantini.
«È di mia sorella.»-dice con un filo di voce, mentre socchiudo gli occhi e allungo la ma tremante.

Catherine...
Non poteva non farsi sentire nemmeno oggi.
«Leggi.»-aggiunge, incoraggiandomi a portare gli occhi sullo schermo illuminato, dove compaiono dei messaggi in fila.
Raddrizzo la schiena quando noto che il contatto con cui Catherine scambia messaggi è Alex, quindi stringo il telefono in mano e lancio un'occhiata veloce a Louis, che sembra timoroso della mia reazione.
«Leggi.»-ripete, quindi porto di nuovo gli occhi sulla conversazione, che inizia con un messaggio inviato da Catherine giorni fa:

*Che cazzo significa che vuoi sposarla!? Mi hai promesso che ci saremmo allontanati insieme dall'Australia!*

Aggrotto la fronte a quelle parole e perdo un battito quando finisco di leggere, sentendo le lacrime offuscarmi le pupille dilatate quando leggo la risposta di Alex:

*Calmati. Non ho intenzione di sposarla...*

Distolgo gli occhi velocemente, mentre le mie mani sudano sotto il telefono, che getto per terra, non avendo il coraggio di leggere il resto, ma Louis si alza immediatamente in piedi:
«Non ho intenzione di sposarla.»-ripete e capisco subito le sue intenzioni, quindi mi affretto a puntarlo con l'indice:
«Zitto!»-urlo disperata, ma continua senza pietà, costringendomi a chiudere le orecchie con i palmi delle mani.
«La abbandonerò sull'altare per farle capire che non provo più un cazzo per lei!»-continua a recitare, mentre le lacrime iniziano a scendere lungo le mie guance:
«Non continuare, ti prego!»-lo supplico, mentre affondo le unghia nell'abito bianco che sembra di soffocarmi.

«Il prossimo aereo per Roma parte tra tre quarti d'ora.»


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