Mi fissa, distraendomi mentre guido.
I suoi occhi dicono tante di quelle parole, e mi sento in colpa per non essere riuscita a rendermene conto prima.
Quando abbiamo deciso di farla venire con noi, o meglio, quando lei ha detto di volersi trasferire insieme a me e Alex, non abbiamo pensato alle conseguenze: sembrava un sogno, infatti.
Io, Alex e sua figlia sotto lo stesso tetto.
Ma nessuno dei due ha pensato al fatto che lei non sa nulla riguardo ai suoi veri genitori.
E questo mi tormenta ancor di più: non voglio che Giulietta scopra troppo tardi che suo padre è Alex, mentre Tom è suo nonno.
Non lo voglio perché so cosa si prova a scoprire di essere stati adottati ventidue anni dopo l'adozione.
Non capisco l'atteggiamento di Alex, non capisco perché le tiene nascosto una verità così grande.
Se Giulietta lo venisse a sapere sicuramente non proverebbe tanta nostalgia per Tom e Clelia, anche se gli ha sempre chiamati 'mamma' e 'papà'.
Rimango in silenzio, non sapendo cosa dire. Infatti come potrei consolarla? Se non le basta parlare con loro al telefono e guardarli su Skype, allora vuole altro...
Giulietta vuole ritornare in America, e di certo non può farlo da sola.
«Ehm...»-mi schiarisco la voce-«siamo arrivate.»
Mi sento davvero in imbarazzo in questo momento, non riesco a trovare una soluzione, ma devo risolvere.
Giulietta merita di essere felice.
Annuisce: «Grazie!»- esce dalla macchina barcollando per lo zaino pesante. Passo la man tra i capelli, fissandola perdersi nella massa.
Rimango lì impalata a guardare il vuoto e a perdermi nei pensieri: il suono del clacson di un'auto mi risveglia dal mio stato di trance e per un momento penso di aver parcheggiato male la macchina, ma non appena alzo la testa incontro il sorriso di Louis.
Almeno una persona positiva nella mia vita.
Alzo una mano per salutarlo, ma decido di non scendere dalla macchina, quindi esco dal parcheggio sbuffando.
Avevo immaginato un bel discorso da fare alla bambina, ma alla fine non ho saputo cosa dirle.
Forse speravo che non fossero veri i miei pensieri, che fosse tutto frutto della mia immaginazione, come spesso succede.
Ma mi ero sbagliata.
Accelero, ma poi mi ricordo che Alex a quest'ora sarà ancora a casa, quindi rallento.
Non ho proprio voglia di vederlo, non so come reagirei ad un'altra sua provocazione.
Alzo gli occhi al cielo quando vedo nel cortile la sua macchina: la fortuna non vuole essere dalla mia parte.
Raggiungo la porta e prendo un forte respiro prima di entrare.
«Quanto ci hai messo?»-lo ritrovo seduto sullo sgabello della cucina con il suo telefono in mano.
«Quanto è servito.»-rispondo con tono secco, quindi alza gli occhi dal suo aggeggio, mentre poggio le chiavi sul divano.
«Calmati, piccola.»
«Sono calma infatti, e non chiamarmi con quel nomignolo!»- il tono freddo della sua voce mi infastidisce sempre di più.
«Finiscila!»-si alza dallo sgabello per avvicinarsi alla mia figura.
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Sei Mia, Ragazzina! 1 || ©Tutti i Diritti Riservati
Chick-Lit√ COMPLETA «Ho sempre odiato la violenza, ma vedendo Alex nei panni di un uomo minaccioso, con i muscoli irrigiditi per dare colpi pesanti al suo avversario e le scapole in rilievo dalla sua schiena possente, con la pelle illuminata dalle gocce d...