La DUOLOGIA "Sei Mia, Ragazzina!" è disponibile IN VERSIONE CARTACEA e digitale su Amazon e Kindle Unlimited...
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Lo vedo allontanarsi con la testa bassa e un espressione turbata in volto, anche se contino a non capire il suo repentino cambiamento d'umore.
Porto le dita tra i capelli senza distogliere gli occhi dalla sua figura, ma non ho il coraggio di dire una parola, anche se voglio urlargli di fermarsi per farmi spiegare meglio e fargli capire che davvero non ho voluto baciare Louis.
E sono sicura che nemmeno io interesso a lui nel modo in cui Alex pensa.
Voglio correre dietro ad Alex, ma sobbalzo quando la porta viene sbattuta e rimango sola come lo ero cinque minuti fa.
È tutta colpa mia.
Non avrei dovuto avvicinarmi a Louis dal primo momento in cui Alex mi ha avvisata a stargli lontana: si è arrabbiato e non vuole ascoltarmi, anche se non ho molto da dirgli.
Ho sbagliato e forse ho rovinato tutto senza accorgermene, mentre mi preoccupavo che Catherine potesse rovinare il mio matrimonio di nascosto.
Sbuffo sonoramente, mentre le lacrime si accumulano ai miei occhi, rendendomi conto di aver combinato un casino che non so come risolvere.
Mi chiedo dove sia andato Alex, con la paura che possa agire d'impulso e fare di nuovo del male a Louis.
Continuo a sentirmi in colpa per quest'ultimo, ma non tanto quanto mi dispiace aver mentito ad Alex: al solo pensiero che ora veda in me una donna di cui non fidarsi mi fa venir voglia di piangere.
Improvvisamente capisco che Louis non è una vittima in questo mezzo: ho evitato le chiamate per giorni, non ho risposto ai suoi messaggi, quindi poteva comprendere il mio messaggio e non insistere, invece ora Alex è venuto a conoscenza della verità, che forse sarebbe stato meglio tenergli nascosta.
Senza pensarci due volte prendo il telefono e cerco il nome di Louis nella rubrica, improvvisamente arrabbiata per il suo atteggiamento, per poi cliccare sul suo nome con fermezza.
Non posso rischiare di perdere il mio uomo a pochi giorni di distanza dal nostro matrimonio, ma ogni volta che le cose sembrano andare alla grande c'è qualcuno che si intromette e ci costringe a fare un passo indietro: sono stanca di essere gentile con chi poi mi volta le spalle e fa di testa sua per avere ciò che vuole.
Ho sempre visto in Louis un uomo intelligente e cortese, decisamente l'opposto di Alex, che è sempre corrucciato e con una parolaccia pronta per ogni frase che pronuncia.
Risponde immediatamente al secondo squillo:
«Clara! È da tanto che cerco di chiamarti...»-il tono della sua voce mi fa salire il nervoso, mentre prendo un respiro profondo e penso a come sfogare la mia rabbia senza offenderlo, ma allo stesso tempo facendogli capire che non voglio più avere fare con lui:
«Non chiamarmi più.»-dico tra i denti, soffermandomi su ogni sillaba, mentre sento le lacrime rigare le guance e chiudo la chiamata dopo un po' di secondi di silenzio.
Il suo stupore non mi colpisce per nulla e l'unica preoccupazione che domina i miei pensieri è che Alex non entri più da quella porta.
Alzo la testa al soffitto, per poi spostare gli occhi sulla sedia ancora per terra: non mi fanno paura i suoi scatti d'ira, ma mi rattristano...
È come se prendessi Alex per un momento e non riuscissi più a capirlo, come se fosse un estraneo, piuttosto che la stessa persona con cui ho dormito sullo stesso letto per anni e anni.
La mente mi dice di lasciarlo respirare, aspettando, e sperando, che ritorni a casa più calmo, ma la parte meno razionale di me mi consiglia di affrettarmi a prendere il telefono e chiamarlo, e se non risponde, allora farei meglio a chiamare tutti quelli che potrebbero sapere dove si trova.
Potrebbe stare da Andrew, in questo momento, oppure potrebbe essere in palestra ad allenarsi di nuovo...
E poi c'è Catherine.
Scuoto la testa e cerco di scacciare questa assurda ipotesi dai miei pensieri: per quanto il mio bacio con Louis possa averlo sconvolto, so che Alex non si farebbe consolare da lei.
E mi fido di lui tanto da essere sicura che rientrerà e le cose ritorneranno come prima, come se non fosse successo nulla.
Mi sembrano passati pochi secondi dal momento in cui Alex ha sbattuto la porta, ma mi rendo conto che sono rimasta impalata per un bel po' di tempo quando sento una chiave girarsi nella toppa del portone.
Spalanco gli occhi e inizio a muovermi a passo felpato verso l'entrata, prima ancora che il portone venga aperto, per poi rimanere delusa quando mia madre mette piede in salone, seguita da Clelia alle sue spalle.
Imita la mia reazione non appena mi vede, per poi assumere un'espressione severa:
«Che ci fai ancora qui?»-chiede con una voce stridula, mentre io roteo gli occhi al cielo mentalmente, seccata della sua presenza.
Mi ero illusa di avere Alex di fronte, in questo momento, invece di mia madre che mi guarda con una faccia sconvolta.
Solo ora noto che ha tante buste in mano, ma non tante quante ne sorregge la mia futura suocera.
Socchiudo gli occhi e aggrotto le sopracciglia confusa, realizzando le sue parole e non capendo dove dovrei essere se non a casa mia:
«Non dovevi già essere all'aeroporto?»-alza un sopracciglio e una mano a mezz'aria, mentre io mi schiaffeggio mentalmente, rendendomi conto che mia madre ha davvero ragione.
Senza aggiungere altro o salutare, mi affretto verso la mia macchina per raggiungere il Kingsford Smith Airport il prima possibile: so quanto Tiara odi aspettare e non voglio dover avere a che fare con lei che si lamenta dopo la mia discussione con Alex.
L'aeroporto è sempre stato il mio luogo preferito di Sydney, perché è uno dei posti dove ci sono più dimostrazioni d'amore e affetto: nonni che abbracciano nipoti, mariti che salutano le proprie mogli, forse costretti a lavorare lontano dalle loro case, ragazze che saltano in braccio ai loro fidanzatini, rivedendoli dopo tanto tempo.
È incredibile come la lontananza talvolta avvicini le persone: ho sempre visto gli anni di università alla Tor Vegata come una delle cause che hanno fatto sì che io e Alex finissimo insieme.
Non appena tornata dall'Italia era evidente come entrambi avevamo sete l'uno dall'altro e, a prescindere dal fatto che Alex stesse insieme a Chris o avesse avuto una figlia da Naily, a prescindere dai nostri caratteri diversi, a prescindere da mia madre che non lo sopportava, ci siamo innamorati.
Siamo entrambi fottuti...
Sorrido lievemente ricordando le sue parole e il modo in cui mi guardava mentre diceva di amarmi, ma il sorriso mi muore sulle labbra, ripercorrendo mentalmente gli avvenimenti delle ultime ore.
Parcheggio la macchina in una piazza gigantesca, per poi addentrarmi nel grosso edificio dalla parete piena di finestre larghe e di vetro scuro.
Mi è familiare questo posto, anche se non vedo l'America da un bel po' di tempo.
Come mi aspettavo, il grande edificio è pieno di nuovi arrivati in Australia o clienti che si stanno allontanando dalla città. Tra questi cerco di beccare con gli occhi una chioma bionda e una azzurra vicine.
Sono davvero in ansia per il fatto che Tiara e Annarita vivranno a casa mia, anche se solo per un po' di giorni: sanno che esiste un'altra donna che mi infastidisce e, avendo più coraggio e audacia di me, potrebbero essere capace di ridurre Catherine peggio di quanto Alex sicuramente avrà ridotto Louis.
Mordo l'interno della guancia ripensando alle parole che gli ho rivolto: forse ho sbagliato a essere così scortese con lui, infondo continua a chiamarmi perché vuole chiarire tra noi.
Ma sono disposto a continuare a sbagliare pur di non perdere Alex.
«Ti ho chiamato tre volte!»-una voce inconfondibile alle mie spalle richiama la mia attenzione, quindi giro i tacchi per incontrare la figura di Tiara.
Ha le pupille dilatate, il che non mi sorprende dato che è terrorizzata dai viaggi in aereo, ma i suoi capelli scompigliati suggeriscono la sua frustrazione, mentre mi guarda con una smorfia mista tra disperata e arrabbiata:
«Ti ho inviato tre messaggi per dirti di farti trovare qui in tempo...»-prende un forte respiro, mentre io mi limito a roteare gli occhi, per poi poggiarli sulla figura dell'amico di Alex al suo fianco, che alza una mano scocciato e messo a disagio dal comportamento di quella che da un anno è sua moglie.
«E tu non solo non rispondi...»-continua, mentre Annarita non la lascia finire che mi salta sul collo, facendo cascare per terra la valigia che teneva in equilibrio con una mano.
Lascia un bacio duraturo sulla mia guancia, quindi ricambio con altrettanto affetto sotto le lamentele di Tiara:
«... ma vieni pure con mezz'ora di ritardo!»-dilata ancora le pupille, ma non dò retta alla sua rabbia e mi avvicino per allacciare le braccia intorno al suo collo, anche se devo alzarmi in punta di piedi per farlo, per i tacchi alti che ha deciso di indossare per farmi sentire tappa davanti alla sua figura.
«Stronza.»-conclude il suo discorso commovente, per poi ricambiare l'abbraccio e lasciarmi senza fiato nell'esatto momento in cui sento il telefono vibrare nella tasca posteriore dei miei jeans.
Alzo gli occhi al cielo, pronta ad andare da Louis e prenderlo a schiaffi, anche se sono stata anticipata: sta davvero esagerando e insistendo al punto di diventare invadente.
Lancio una veloce occhiata al nome, sicura che si tratti di Louis, ma il cuore mi sale in gola quando leggo il nome di Alex:
«Torno tra un attimo.»-mi allontano leggermente da loro, non senza essere seguita da una reazione da parte di Tiara: «Con comodo!»-Annarita le tira una gomitata, per poi rivolgermi un sorriso di conforto:
«Ti aspettiamo fuori.»-annuisco alle sue parole e porto immediatamente il telefono vicino all'orecchio:
«Alex, mi dispiace...»-inizio a dire, ma vengo subito interrotta dalla sua voce calma.
«So che non volevi baciarlo.»-dice sereno, lasciandomi inizialmente stupita, ma mi affretto ad annuire come se mi potesse vedere.
«No, non volevo.»-porto una ciocca di capelli dietro l'orecchio, per poi portare il labbro inferiore tra i denti, sperando che si sia davvero calmato come suggerisce la sua voce.
Il silenzio che segue mi infastidisce al punto che inizio a picchiettare il pavimento con la punta del piede, aspettando che ritorni a parlare per dirmi che va tutto bene.
«L'hai tenuto nascosto.»-il suo tono di rimprovero mi porta a interromperlo e cercare di giustificarmi:
«Se te lo avessi detto ti saresti arrabbiato.»-alzo la voce, ma la sua supera la mia senza lasciarmi finire:
«Hai tenuto nascosto un paio di lingerie nell'armadio per troppo tempo.»-faccio per ribattere, ma poi analizzo le sue parole e arrossisco immediatamente, ricordando l'intimo comprato con John.
Stringo le palpebre tra di loro e mi prendo a schiaffi mentalmente per non averle nascoste meglio, ma allo stesso tempo stupita di nuovo per il modo in cui ha cambiato argomento scrupolosamente.
Non fiato e dimentico persino di respirare, il che porta Alex a scoppiare a ridere dall'altra parte della linea:
«Ci vediamo stasera.»-conclude con una voce roca, facendomi avvampare e pentire di non aver trovato un hotel per Tiara e Annarita invece di proporle di dormire a casa nostra.
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Sei Mia, Ragazzina! 1 || ©Tutti i Diritti Riservati
ChickLit√ COMPLETA «Ho sempre odiato la violenza, ma vedendo Alex nei panni di un uomo minaccioso, con i muscoli irrigiditi per dare colpi pesanti al suo avversario e le scapole in rilievo dalla sua schiena possente, con la pelle illuminata dalle gocce d...