Capitolo 24

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Non ci avevo pensato.

Ho messo la sua maglia e mi sono messa davanti a lui, come per fargli capire che voglio il suo odore addosso.

Mi tiro uno schiaffo mentalmente, ma allo stesso tempo non capisco perché si arrabbia tanto perché ho indossato la sua maglia.

Il silenzio domina il salone: cosa potrei rispondergli?

«Pensavo fosse mia!»-sputo la prima cosa che mi viene in mente, ma lui non smette di guardarmi dritta negli occhi con quelle pozzanghere scure in cui mi sembra di star per affogare.

Il suo respiro si mischia con il mio e vorrei davvero allontanarmi, ma i miei piedi sono inchiodati al pavimento contro la mia volontà.

Distolgo gli occhi per un attimo, ma subito dopo ritornano nei suoi e sfrutto ogni singola cellula del mio corpo per non avvicinarmi di più a lui in questo momento.

«Certo.»-ride amaramente, per poi distogliere gli occhi e portargli verso il basso, verso le mie gambe.

Mi sento del tutto nuda sotto i suoi occhi, ma la prima promessa che faccio a me stessa è quella di non permettergli più di possedermi.

Per me d'ora in poi sarà solo uno sconosciuto, anche se non vuole andarsene e saremmo costretti a vivere sotto lo stesso tetto.

Approfitto per guardare nostalgica ogni centimetro di pelle scoperta sul suo collo e macchiata di tatuaggi, mentre la sua mano supera il confine che avevo stabilito mentalmente tra i nostri corpi, per afferrare tra due dita il lembo della maglia.

Nel farlo non mi guarda, ma accidentalmente sfiora la mia pelle sotto il tessuto, al che mi scosto all'improvviso, allontanandomi da lui.

Perché è una calamita, ecco cos'è Alex, una calamita capace di trascinare addosso solo guai e donne...

Ho provato amore per lui e non sono stata ricambiata, ma non per questo continuerò a sbavargli dietro.

Continua a non guardarmi, ma la sua espressione dice tutto tranne che calma e tristezza, non voglio sapere cosa stia frullando nella sua testa, quindi rimango in silenzio, quasi aspettando che mi dica qualcosa, mentre lui mi volge le spalle portando una mano tra i capelli, per poi avviarsi al divano.

Un uomo forte, orgoglioso e sicuro di sé, ecco cosa mi ritrovo davanti, ma, soprattutto, un uomo solo che non sa cosa vuole...

«Catherine è andata. Puoi dormire in pace.»-dice con una voce rassegnata, ricordandomi di trovarmi ancora in mezzo al salone a fissarlo.

Non rispondo, anzi, ritorno a passi lenti nella camera da letto, lanciandomi sul letto gigantesco come un sacco di patate.

Dimentico persino di coprirmi per i pensieri assai poco belli mi invadono la testa, mentre mi lascio abbracciare da Morfeo stringendomi nella maglia di Alex.

Mi sento scuotere la spalla, mentre, svogliata, cerco di dare una risposta a senso compiuto, non tenendo nemmeno conto di quello che dico.

«Ma non sono Alex, sono Giulietta. Se non mi accompagni a scuola faccio un ritardo atroce e il professor Louis mi ammazza!»-dice allarmata, quindi cerco di aprire un occhio dopo l'altro, accorgendomi solo ora che Giulietta è seduto a cavalcioni sulla mia schiena.

Ecco perché sentivo di avere un macigno sulle spalle e sognavo di essere finita tra i superbi del purgatorio si Dante.

«Scordatelo, fatti accompagnare da tuo fratello!»-dico cercando di ritornare a dormire.

«Non è a casa.»-la sua risposta mi fa aprire di nuovo gli occhi.

Guardo l'orologio appeso al muro: sono le sette del mattino, dove sarà finito a quest'ora?

Sei Mia, Ragazzina!  1  || ©Tutti i Diritti RiservatiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora