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La sera di quella lunga giornata arrivò in fretta. Taehyung, Jungkook e Fritz lasciarono i loro cavalli fra i boschi e raggiunsero il paesino a piedi.

Sugli occhi degli ultimi due era scesa una spessa patina di concentrazione. Erano seri, con i sensi all'erta, mentre per Taehyung era tutto il contrario. Al biondo era salita l'ansia e niente e nessuno gliela avrebbe tolta di dosso. Non capitava tutti i giorni di andare a uccidere una persona.

Così come il sole, anche le luci del paesino si stavano spegnendo. I negozi chiudevano uno dopo l'altro, le locande e le case si accendevano. Se una persona si fosse seduta in mezzo alla strada e avrebbe pazientato un po' avrebbe assistito a tutto il processo nel giro di cinque minuti.

Il negozio di Gomer Gibson era ancora aperto, fortunatamente. Il trio era tornato a osservarlo dall'altra parte della strada. Controllavano che non ci fossero più clienti in arrivo, ma a giudicare dal numero di persone in giro potevano star tranquilli.

Jungkook e Fritz occupavano l'attesa mettendosi d'accordo. Il loro era un botta e risposta serrato, un gioco di domande così mirate che non poteva non essere stato già fatto migliaia di volte.

"Il piano?" chiese Jungkook.

"Pidocchio porta fuori la moglie, noi entriamo in azione."

"Come agiamo?"

"Fingiamo di essere due clienti che vogliono lo stesso oggetto. Discutiamo davanti a Gibson finché non capiamo di che pasta è fatto."

"Poi lo ammazziamo?"

"Poi lo ammazziamo."

"Noi ci conosciamo o è la prima volta che ci vediamo?"

"Prima volta che ci vediamo, due completi sconosciuti."

"Tu approcci l'oggetto e io ti seguo?"

"Facciamo il contrario."

"Okay."

"Okay."

"Cos'è che devo fare io?"

Jungkook e Fritz si voltarono contemporaneamente verso Taehyung. Non era più tempo di spiegazioni, per cui Fritz gli diede una spintarella verso la strada e basta.

"Vai, rubacuori. Porta la moglie fuori di lì."

Per un attimo Taehyung rimase lì sui suoi piedi. Non aveva la più pallida idea di quello che doveva fare, ma questo non bastava per essere sollevato dall'incarico. Si incamminò. Lo fece con i pugni stretti dalla tensione e le orecchie rosse di chi è troppo timido per parlare con gli sconosciuti, ma attraversò la strada e arrivò all'entrata del negozio. Esitò prima di aprire la porta. Si rinviò una ciocca di capelli dietro l'orecchio per darsi una sistemata, poi spinse la porta in avanti. Si sarebbe lisciato tutta la testa se non fosse stata già naturalmente così liscia.

Nel negozio non era cambiato nulla da quel pomeriggio. L'unica differenza era dettata dalla presenza delle candele e dall'odore, un particolare che da fuori la finestra non aveva potuto cogliere. Non sapeva solo di chiuso, era qualcos'altro. Legno. Lucido per scarpe.

Dietro al bancone non c'era nessuno nel momento in cui arrivò, ma la signora Gibson comparve subito. Il campanello alla porta l'aveva richiamata al suo posto nonostante stesse facendo altro.

Con uno straccio alla mano e l'aria dieci volte più stanca rispetto prima, la signora Gibson si piantò sul posto non appena vide Taehyung.

Il ragazzo era proprio lì, da solo al centro del suo negozio. La signora aveva passato l'intero pomeriggio a ricostruire nella mente l'immagine fuggiasca di lui, ma era difficile considerato il limitato tempo passato insieme. E invece lui era tornato. Era più adulto, più basso, più delicato di quanto non ricordasse.

THE SLEEPLESS KNIGHT (Libro 2) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora