epilogo

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Atsuko era stata dimessa dopo un paio di settimane. Aveva lasciato l’ospedale con il cuore pesante, ma l’idea di riprendere la sua vita come badante e maestra la faceva sentire meglio.
La sua mente era tornato un luogo infestato. Cucinava, insegnava, stirava, ma ricordi e parole continuavano a gironzolarle attorno. Non avevano mai smesso, ma questa volta al tutto si era aggiunto un ragazzo dai capelli rossi.
C’era stato un gran guazzabuglio dopo la morte di Fritz. Si trattava di suicidio, la polizia era dovuta intervenire, ma si era trovata con una bella gatta da pelare.
Era come se Fritz non esistesse. Qualsiasi dato dei suoi documenti era inventato e lui non aveva famiglia, non aveva residenza, non aveva un luogo di nascita. Atsuko era l’unica a conoscere la verità.
L’ex-fattucchiera aveva provato a interagire con Jungkook dopo l'accaduto. Il castano aveva urlato il nome di battesimo di Fritz quando questo si era buttato, ma lo aveva già rimosso. La sua mente era tornata ad avvilupparsi su se stessa, rinchiudendo tutti i ricordi della vita passata. Così come era giusto che fosse.
Ma Atsuko non era ancora totalmente sola.
Fritz le aveva lasciato una busta. Atsuko l’aveva trovata nel cassetto della camera d’ospedale, al di sotto di tutte quelle scatoline blu.
Nella busta c’erano una lettera e una cartina. La prima diceva subito di non proseguire con la lettura e di andare al punto segnato sulla seconda. Atsuko non disubbidì e fu per quello che si ritrovò a chiedere un giorno di ferie.
Era un giovedì mattina. Tutti quanti erano o a scuola o a lavoro, fuori c’era il sole e l’atmosfera era pacifica.
Atsuko dovette prendere più di un treno. Continuava a rimanere in Inghilterra, ovviamente, ma il posto in cui stava andando non era esattamente dietro l’angolo. E non era neanche quello che si era aspettata. Quando alzò lo sguardo dalla cartina si ritrovò davanti a un cimitero.
Aveva un’aria antica a vederlo da fuori. Era circondato da mura, ma già dall’ingresso si vedeva che era parecchio curato. L’erba era stata tagliata da poco e si sentiva l’odore dolciastro dei fiori.
Atsuko ci si addentrò. Tirò fuori la lettera e iniziò a leggere con i piedi che pestavano la ghiaia.
La calligrafia di Fritz non era il massimo. Era troppo larga, troppo dritta, come quella dei bambini delle elementari. E il ragazzo non era un poeta nemmeno sulla carta. Non stette certo a ricamare scuse e dispiaceri, andò dritto al sodo e raccontò ad Atsuko quello che le interessava.
Le spiegò che lui e Jungkook si erano conosciuti ad Ophidia, che lavoravano insieme e che Taehyung si era aggregato a loro solo dopo cinque anni. A una certa Jungkook era scomparso. Fritz non lo aveva più visto di persona, ma aveva ricevuto una lettera da parte di Chestnut: era stato ritrovato.

Al contrario di quanto si era ripromesso, Fritz aveva cavalcato subito fino al regno in questione. Voleva solo assicurarsi che l’altro stesse bene, ma gli abitanti del castello gli avevano detto che né lui né Taehyung erano più tornati. Avevano fatto avere loro notizie e due cavalli erano magicamente scomparsi dalle stalle, ma non vivevano più lì. 

Allora Fritz aveva cavalcato fino ad Ophidia. Charlotte gli disse di ricevere posta dal fratello regolarmente, ma che i due non si erano visti neanche lì. Stavano bene, benissimo da come scrivevano, e menzionavano viaggi, barche, avventure. Stavano cercando di raggiungere il fantomatico Giappone, anche se non erano ancora sicuri che esistesse.
Fritz si accontentò di questo. Sacrificò un po’ dei suoi petali e nelle settimane successive Charlotte ebbe la conferma che il crisantemo di Jungkook era tornato a fiorire. I due fuggiaschi erano  al settimo cielo. Avevano ancora tanti problemi e non avevano un soldo, ma da quel momento in poi dormirono sonni tranquilli.
 Poi Fritz interrompeva il suo racconto. Aveva schizzato una piantina del cimitero e indicò ad Atsuko dove andare con delle freccette rosse. Atsuko le seguì e arrivò di fronte a un’enorme tomba di famiglia. All’interno c’erano solo nomi familiari. Re quentin, il generale Adrian, Re Taehyung, Re Louis…
Re Taehyung.
Ad Atsuko salì un groppo in gola. Sarebbe voluta andare a toccare quell’incisione, ma la tomba era circondata da una cancellata. Tornò ad abbassare gli occhi sulla lettera.
“La vedi la tomba del pidocchio?” scriveva Fritz.
Atsuko annuì a se stessa.
“Beh, puoi sputarci sopra e mandarla a quel paese tutte le volte che vuoi. È vuota, l’hanno messa lì solo come simbolo.”
Il groppo in gola scese subito. Atsuko si sentì presa in giro, ma effettivamente non era colpa sua. La tomba era uguale a tutte le altre, non c’era modo di capire la differenza.
“Vuoi raggiungere la vera tomba, Atsuko? Adesso sei nella zona delle tombe di famiglia. Dirigiti verso il prato, dove ci sono le lapidi infossate nel terreno.”
La lettera terminava così. Ad Atsuko venne da piangere.
Se solo Fritz avesse aspettato ad uccidersi sarebbero potuti essere lì insieme. Lui avrebbe attraversato il cimitero in skateboard e lei avrebbe portato una valanga di crisantemi. Chissà quanta gente che conosceva era sepolta lì. 
La donna cominciò ad aggirarsi per il prato. C’erano pochi visitatori e lei abbassava lo sguardo ogni volta che ne incrociava uno. Voleva tenere la sua commozione per se stessa.
Dovette camminare per un po’ e dovette leggere tutti i nomi di tutte le tombe, ma alla fine lo trovò.
O meglio.
Li trovò.
Perché Taehyung ce l’aveva fatta a farsi seppellire tra le braccia di Jungkook dei Dodici.

THE SLEEPLESS KNIGHT (Libro 2) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora