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Fu con la curiosità alle stelle che Atsuko seguì Fritz (rivestito) nella sua stanza. Non appena entrarono lui andò a stravaccarsi sul letto ancora sfatto e lei si sedette per terra.
Non c’era niente di prettamente personale in quella camera. Atsuko provò a guardarsi attorno per conoscere meglio l’individuo che si trovava davanti, ma era tutto molto antisettico. Sperò per lui che avesse dei vestiti di ricambio, ma non era venuta lì per fare la mamma. Era lì per parlare.
Rompere il ghiaccio non era esattamente la cosa più facile del mondo. Di certo non poteva iniziare con un: “Ehi, da quanti secoli giri da queste parti?” o un: “Ehi, c’eri a quel banchetto del Re Sole?”
Lui sembrava a suo agio con il silenzio, invece. Atsuko lo osservò allungarsi a prendere qualcosa da sotto il cuscino e vide che ne tirava fuori della liquirizia. Le caramelle nere.
“Allora,” disse Atsuko per cominciare. “Che cosa ti hanno diagnosticato? Per non darmi della pazza mi hanno detto che ero sotto stress.”
“Sono ancora indecisi.” disse Fritz. “Anche per me stanno considerando il manicomio, ma forse sono solo un disgraziato. Mi imbottiranno di antidepressivi, come al solito.”
“E per gli stupefacenti?”
Fritz riusciva a sorridere con la liquirizia in bocca? Nessuno se lo era chiesto, ma la risposta era: sì.
“Quali stupefacenti?”
“Le tue bustine blu.”
“Sei un’osservatrice attenta.”
“Sei tu che ne prendi in continuazione.”
Fritz si alzò dal letto. Si mise a frugare in un cassetto e tornò da Atsuko con una scatolina in mano.
“Tieni, ne ho una scorta intera. Con una di queste al giorno ti liberi di un bel po’ di petali.”  
Atsuko non finse di non essere interessata. Avvicinare di qualche decennio la data della sua morte non le sarebbe dispiaciuto affatto. Rigirò la scatolina alla ricerca di indicazioni.
“E’ roba pesante, vero? Se una persona comune ne prende una-”
“Non siamo qui a pettinare le bambole, tesoro.”
Fritz tagliò corto il suo discorso e tornò a buttarsi sul letto. Atsuko gli avrebbe fatto rimangiare quell’ultimo appellativo, ma al momento aveva cosa più urgenti da sapere. Intascò la scatolina e basta.
“Hai detto che ti hanno parlato di me.” disse. “Chi esattamente? Di dove sei?”
“Gironzolavo dalle parte di Ophidia. Avevo… Beh, al tempo lo chiamavo compagno, adesso direbbero boyfriend. Si chiamava Jungkook e ti menzionava spessissimo. Probabilmente eri l’unica giapponese di tutta l’Inghilterra, ai tempi.”
“Hai detto Jungkook?”
“Ho detto Jungkook.”
“Jungkook dei Dodici?”
Fritz sorrise, intenerito.
“Me l’ero scordato quel titolo.”
“Ma non è possibile... Ho presente di chi parli, lo conoscevo bene, e conoscevo bene anche il suo...” Atsuko disegnò due virgolette nell’aria. “...boyfriend. E posso assicurarti che non eri tu.”
“Ci sono stati un po’ di tira e molla. Sei rimasta indietro con i gossip.”
Atsuko tacque.
Lei aveva smesso da un po’ di fare i suoi sogni, ma gli ultimi che aveva fatto riguardavano a Jungkook che tornava a Chestnut dopo cinque anni. Lui e Taehyung si abbracciavano e sembravano al settimo cielo, cosa poteva essere successo dopo?
Ma Fritz non avrebbe avuto motivo di mentire. Non sette secoli dopo.
Atsuko si alzò da terra. Spostò una gamba di Fritz dal letto e si sedette senza chiedere il permesso. E si prese anche una liquirizia. Il ragazzo sembrava compiaciuto.
“Raccontami tutto.”
“Con i dettagli sconci?”
“Dai, Fritz.”
“Non voglio.”
Atsuko si stupì dell’improvvisa serietà del ragazzo. Fino a un secondo prima era stato la faccia dell’impertinenza.
“Perché no?”
“E’ roba del passato. E’ lì che deve restare.”
“Ti prego. Non hai idea dei salti mortali che ho fatto per quei due, ho bisogno di sapere.”
Fritz scosse la testa. Si prese un’altra liquerizia.
Ah, la metteva così?
Molto bene. Allora Atsuko non le avrebbe detto che Jungkook e Taehyung erano vivi e vegeti e si trovavano sotto il loro stesso tet-
Oh.
Quello sì che era un problema.

THE SLEEPLESS KNIGHT (Libro 2) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora