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Ridge non tornò a Chestnut. Jungkook sarebbe morto a cavallo se gli avesse fatto affrontare un viaggio così lungo in quelle condizioni per cui aveva dovuto trovare un’alternativa.

Prima di tutto lo aveva trascinato fuori dal ruscello. Aveva strizzato la sua camicia da notte da tutta l’acqua che poteva contenere e gli aveva fatto indossare quanti più strati dei suoi stessi vestiti poteva. Ridge era rimasto in canottiera, ma era talmente carico di adrenalina che aveva il calore necessario a scaldare un palazzo intero.

Ai tempi in cui era stato esiliato era stato il felice proprietario di una casetta. Era una roba minuscola, una scatola contenente cucina, salotto e camera da letto, ma si trovava proprio nei paraggi di quel bosco. Non si era mai sentito più fortunato di così.

Ridge legò il cavallo all’albero più vicino, poi prese Jungkook in braccio. Pensava sarebbe stata un’impresa trasportarlo con lui ancora incosciente, invece non lo fu. il ragazzo poteva anche essere alto e ben piazzato, ma a livello di stazza nessuno superava Ridge. Jungkook sembrava un ragazzino fra le sue braccia enormi.

L’uomo aprì la porta di casa con un calcio. Un tempo aveva posseduto un paio di chiavi, ma se avesse saputo che la serratura era così inutile avrebbe evitato di spenderci soldi.

Il posto era buio. Ridge mantenne la porta aperta e andò  ad adagiare Jungkook sull’unico letto presente, poi accese il fuoco nel camino. Le sue vecchie pietre focaie erano ancora lì.

Ridge riempì Jungkook di coperte. Ne aveva soltanto un paio nella panca, ma quando queste finirono iniziò ad usare i vestiti. Gli mise almeno quattro paia di calzini, un pelliccione e il berretto più pesante che aveva. Jungkook pareva rimpicciolirsi sempre di più.

Per le mani Ridge non sapeva davvero cosa fare. Non possedeva guanti, ma limitarsi a coprirle con le coperte non gli sembrava abbastanza. Quelle dita erano scurissime, mangiate dal freddo. Sembravano sul punto di spezzarsi.

Ridge le prese fra le proprie. Lo fece con tutta la delicatezza del mondo, ma le tenne come se stesse pregando. Andò ad appoggiarci naso e bocca per scaldarle con il proprio fiato.

Restò così per un’eternità. Non c’era niente in quella casetta a scandire il passare delle ore, ma lui non le sentì. Ogni tanto gli venne da addormentarsi, ma non poteva riposare. Se Jungkook fosse morto mentre dormiva non se lo sarebbe mai perdonato.

L'uomo andò a prendere dell’acqua al fiume. La scaldò nell’unica pentola che c’era, ma non tanto da farla diventare bollente. Lo shock termico non andava bene per le condizioni di Jungkook.

Ridge prese lo straccio più pulito che aveva e lo intinse nell’acqua, poi si sedette sul bordo del letto e sollevò il busto di Jungkook per appoggiarselo contro il petto. Sentendosi come chi commette il peggiore dei peccati, gli separò le labbra. Tentò di farlo bere attraverso lo straccio.

Jungkook si svegliò. Non lo fece subito, non lo fece di colpo, ma Ridge lo sentì spostare il peso da una spalla all’altra sul proprio petto. Era passato qualche minuto da quando lo aveva abbeverato, ma non avrebbe saputo dire se era stato quello a fare la differenza.

“Jungkook?” sussurrò. “Jungkook, sei sveglio?”

Più che dal sonno Jungkook parve tornare dal regno dei morti. La sua espressione era completamente spaesata, gli occhi gli girarono a vuoto. Li spalancò quando sentì qualcuno alle sue spalle. Scattò all’indietro per vedere di chi trattava, ma la vista gli si annebbiò. Ridge si alzò e lo fece sdraiare subito, rimboccandogli le coperte. Era ancora debole.

“Sono io, Ridge. Mi riconosci? Il tuo compagno grasso e pelato dei Dodici.”

Jungkook riconosceva Ridge. Era solo l’ultima persona che si sarebbe immaginato di vedere in quel momento, tutto qui.

Il ragazzo aprì bocca, ma produsse un misero fischio. Tossì per un’eternità prima di riuscire a parlare, ma Ridge non aveva fretta. Vederlo muoversi, anche se a rilento, era un sollievo senza pari. Sulla faccia dell’uomo si era stampato un sorriso così profondo che se lo sarebbe portato fin dentro la tomba. Il morto più sorridente di sempre.

“Ridge...”

“Non agitarti. Va tutto bene.”

“Dove siamo?”

Ridge gli spostò di lato i capelli. Gli stavano andando in faccia.

“Ti ricordi di quando sono stato esiliato? Beh, questa era la mia umile dimora. Non è una reggia, lo so, ma ti ha salvato la vita.”

Jungkook fece una smorfia a quella frase melodrammatica. Come se non fosse vera.

Ridge prese una sedia e andò a mettersi di fianco al letto. Aggiustò un po’ le coperte per non farle scivolare, ma poi si mise comodo.

“Hai fame?”

Jungkook scosse la testa.

“Sete?”

Jungkook aveva sete. Ridge lo fece bere e tornò al posto.

“Vuoi tornare a Chestnut?”

Jungkook alzò gli occhi. Ci pensò, ci pensò e disse di no.

“Va bene. Hai le forze per parlare o vuoi dormire un altro po’.”

“Vuoi farmi un interrogatorio, vero?”

Ridge sorrise. Annuì e Jungkook si impegnò per sbuffare. Avvolto in quel mucchio di indumenti non sarebbe andato da nessuna parte.

“Okay, cominciamo: dov’eri diretto?”

“Da nessuna parte.”

“Cosa volevi fare?”

“Niente.”

“Jungkook.”

“Ti ho detto niente.”

Ecco, era questo il ragazzino indisponente che conosceva Ridge. Vederlo così deboluccio gli aveva fatto scordare del suo caratterino.

I due stettero in silenzio. Ridge non si era arreso neanche un po’, ma lo divertiva sostenere lo sguardo duro di Jungkook. Solo che quello sguardo si ammorbidì secondo dopo secondo. Fino a sciuparsi.

Jungkook piangeva così tanto che non riusciva a chiudere la bocca.

Stava curvato in avanti. Avvolto in tutte quelle coperte non poteva nemmeno liberare le braccia, per cui era quello l’unico modo che aveva per nascondersi. Si vergognava come un cane.

“Io non so più cosa fare, Ridge. Non lo so, davvero. Ho passato così tanto tempo a separare quello che volevo io da quello che dovevo fare che… Non ha più senso nulla, va bene? Se faccio quello che voglio mi tormentano i sensi di colpa, se faccio il mio dovere muoio, io non so più dove sbattere la testa.”

A Ridge si spezzava il cuore a sentirlo così. Aveva una gran voglia di consolarlo, ma per Jungkook abbracci e carezze sarebbero stati umilianti. Se ne stette sulla sedia.

“Cosa vuol dire che se fai il tuo dovere muori? C’è qualcuno che ti minaccia?”

Jungkook si zittì. Non smise di piangere, ma lo fece con la bocca chiusa. Aveva parlato troppo.

“Non mi minaccia nessuno. E’ una cosa mia.”
“Una cosa tua cosa?”

Già, Jungkook era proprio andato a infilarsi in quel discorso. Si stava dannando, ma tanto ormai c’era dentro.

“E’ una sorta di autolesionismo.” spiegò, timoroso. “Giuro che non lo faccio apposta, succede e basta...”

Cosa?”

Jungkook si morse il labbro inferiore. Ridge scattò in avanti e andò a scoprirgli il braccio in cui aveva il crisantemo.

C’era un solo petalo.

“Gesù...”

Il ragazzo riprese a singhiozzare. Questa volta Ridge mandò al diavolo tutto e si premette il suo capo al petto. Gli diede anche quelle carezze.

“Andrà tutto bene.” mormorava. “Andrà tutto bene, andrà tutto bene. Devi solo stare tranquillo.”

Jungkook affondò il viso nel suo petto.

“Andrà tutto bene...”

THE SLEEPLESS KNIGHT (Libro 2) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora