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Ciao è sempre stata una parola ambigua.

Gli addii non sono ambigui, i buongiorno nemmeno, ma i ciao sì. Se li si isola dal contesto non si può mai sapere se sono il principio di un incontro o l'ultima parola di una conversazione.

La cosa potrebbe mandare un po' di gente in confusione, ma non Taehyung. Per lui, e solo per lui, un ciao era sia l'inizio che la fine.

Il ragazzo si trovava nelle sue stanze. La camicia che indossava era abbondante, bianca, e gli stivali in cui finivano i suoi pantaloni erano alti. L'oro della corona si confondeva tra i suoi capelli chiari, ma con tutto il sole che c'era era impossibile non notarla. Scintillava come un segreto.

La primavera traspariva dalle finestre, riempiva la sua camera di mattino. Accentuava le stoffe pregiate del grande letto, i colori tenui delle tende, un mantello rosso che era stato appeso con cura alla parete. Tutto era così pregiato, elegante, ma Taehyung non si sentiva affatto così. I suoi lineamenti effimeri potevano mimetizzarsi bene, ma il suo cuore era tutto macchie e rammendi.

Re o non Re di Chestnut, sarebbe sempre rimasto un caso disperato. Il momento che stava vivendo ne era una prova schiacciante.

Taehyung era in mezzo alla stanza, in piedi come un allocco. Sul tavolino di fronte a lui c'era seduto Louis, suo cugino e futuro sovrano, poi c'era il suo inserviente Domenico e sulla porta alle sue spalle...

Taehyung non voleva dirlo chi c'era sulla porta.

Avrebbe potuto, ma non voleva.

Non finché non si sarebbe voltato e avrebbe trasformato le speranze in certezze.

"Maestà, vi cercano." aveva annunciato Domenico pochi secondi prima. "Preferite ricevere qui o scendere nella sala del trono?"

"E' una cosa breve? Cosa vogliono?"

"Si offrono volontari per riempire il posto vacante nei Dodici."

"Non se ne parla." aveva risposto Taehyung. "E poi i Dodici non esistono più. Ci sono altre organizzazioni."

"Neanche se è il legittimo proprietario a chiederlo?"

Taehyung si era fermato di punto in bianco.

Era rimasto fermo da allora, immobile sulla sua mattonella di pavimento.

Aveva riconosciuto la voce, ma non poteva essere chi lui pensava che fosse.

Anzi, poteva benissimo, ma lui era troppo spaventato.

Il suo cuore era corso ai ripari. Prima si era ristretto come una prugna secca, poi aveva abbandonato la coda da rettile per darsela a gambe. Avrebbe anche ficcato la testa sotto il terreno, ma o faceva lo struzzo o faceva la lucertola.

Taehyung non poteva crederci. Non poteva illudersi.  

Se quella voce fosse stata solo uno scherzo della fantasia ci avrebbe rimuginato per settimane intere, non ci avrebbe dormito la notte. Sarebbe stato un colpo basso. Il colpo più basso che lui potesse giocarsi.   

Taehyung lanciò un'occhiata a Louis. Sperava di vedere riflessa nei suoi occhi la persona che era alle sue spalle, ma la realtà non funzionava così.

Per quanto gli sarebbe piaciuto, non poteva restare voltato in eterno. A un certo punto si sarebbe dovuto voltare e cancellare ogni dubbio, per cui tanto valeva farlo subito. Volendo poteva anche contare fino a tre. Era bravo a contare fino a tre. Lo aveva fatto in tante occasioni in cui si trovava in difficoltà a fare qualcosa, ma puntualmente-

THE SLEEPLESS KNIGHT (Libro 2) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora