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Il viaggio di ritorno da Ophidia fu lungo e freddo. Pioveva così tanto che l’acqua filtrava attraverso le travi della carrozza e tutte le cose di Fritz e Jungkook si bagnarono.

Zuppi d’acqua, i due guidavano i cavalli seduti sulla panchina esterna. La pioggia batteva sulle loro teste come una punizione, ma nessuno dei due provava a ripararsi. Fritz era troppo euforico, Jungkook guardava nel vuoto.

Le luci della catapecchia brillavano quando arrivarono a destinazione. Gli uomini di Fritz vennero loro incontro e iniziarono subito a spogliarli delle mantelle fradicie e a svuotargli le pozzanghere che avevano negli stivali. I cavalli vennero portati al caldo, Fritz e Jungkook entrarono nell’edificio. Gli uomini iniziarono a riempirli di domande già nel tunnel-corridoio.

“E Sua Altezza?”

“Dov’è Taehyung?”

“Il biondo?”

“Non l’ha fatto fuori il capo, vero?”

“Scordatevi di quel pidocchio.” mormorò Fritz.

“Ma ho già attaccato la targa sulla sua porta...”

Jungkook si chinò in avanti. In tutto quel trambusto rischiò di venire spinto a terra, ma Fritz lo vide giusto in tempo. Stava vomitando.

“SILENZIO!” sbottò Fritz. Si voltò a guardare i suoi uomini e questi dovettero tutti frenare all’improvviso. Jungkook riuscì a risollevarsi, ma si voltò da tutt’altra parte per la vergogna. Si premette un polso contro la bocca per pulirsi.

Fritz gli appoggiò una mano sulla schiena, ma continuò a fronteggiare i suoi uomini.

“Non voglio più sentire parlare del pidocchio, è chiaro? E’ fuori dalle nostre vite e ci resterà finché qui il capo sono io! Lui non era di noi!”

“Ma la targa-” provò di nuovo Jean.

“NON ERA UNO DI NOI!”

Tutti ammutolirono. Solo quando Fritz tornò a camminare partirono i primi sussurri.

Gli uomini della catapecchia si facevano domande a cui nessuno avrebbe risposto. Si chiedevano se Taehyung stesse bene, cosa fosse potuto succedere con Fritz, se c’erano in mezzo delle questioni personali o se era per la missione, se loro comunque potevano ancora considerarlo un amico. La maggior parte di loro lanciava occhiate furtive a Jungkook, ma il ragazzo era completamente assente. Si faceva guidare da Fritz come un cieco dal suo cane, teneva il mento basso. Il gruppo proseguì fino al salotto principale, i due salirono nella propria camera. Fritz tornò giù dopo poco, da solo. Aveva l’aria stanca.

“Bene, signori.” disse. “Chi si ricorda come si forgia un pugnale?”

* * *

Stavano lavorando alla lama rossa, Jungkook lo sapeva. Era immerso nella vasca da bagno, l’unica presente in tutta la catapecchia, ma riusciva comunque a sentire tutto il trambusto.

In realtà era la sua immaginazione a dar man forte. Quando faceva parte dei Dodici era abituato ad affilare le armi sbeccate, anche quelle non sue, per cui sapeva cosa stavano combinando. Fondevano il metallo, lo versavano in uno stampo, aspettavano che freddasse…

Basta pensare.

Basta.

Frederick gli aveva detto di riprendere le forze e sgombrare la testa per un po’, come se fosse facile.

Jungkook si lasciò cadere nell’acqua e stette lì per un po’. Quando si sollevò il sapone gli era andato negli occhi e questi bruciavano. Non gli importava.

Non gli importava.

Non gli importava più di niente ormai.

THE SLEEPLESS KNIGHT (Libro 2) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora