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Il trio aspettò il ritorno del mattino per mettersi in viaggio. Dopo essersi occupati di Gibson erano tornati al nascondiglio nel bosco ed erano rimasti lì per tutta la notte, indisturbati. 

Taehyung pensava che sarebbero ripartiti appena svegliati, invece non fu così. Fritz gli disse di prendere le cose con calma. E con prendere le cose con calma voleva dire prepara la colazione.

Taehyung non aveva neanche la forza di ribellarsi. Prese i viveri dalle sacche dei cavalli e tirò fuori la porzione prefissata ad ogni pasto.

Fritz se ne stava spaparanzato a terra mentre lui cucinava come poteva. Aveva un legnetto di liquerizia fra i denti (Taehyung a questo punto sospettava fosse un’abitudine) e la lista di gente da ammazzare datagli dal vecchio in mano. La notte non lo aveva magicamente reso capace di leggere, ma al rosso non importava. A lui bastò tracciare una linea sul nome di Gomer Gibson per ritenersi soddisfatto.

“Bardolph Brown.” Disse, picchiettando il secondo nome. “Arriviamo anche da te.”

Taehyung aggrottò la fronte, ma non si fece vedere.

Non aveva chiuso occhio quella notte. Fritz e Jungkook avevano dormito come angioletti, ma lui non c’era riuscito.

Aveva ucciso un uomo. Non lo aveva fatto in prima persona, non era stato quello a brandire l’arma del delitto, ma aveva dato il suo contributo. Distrarre la signora Gibson era sembrata una stupidaggine, ma quando ci si era ritrovato a pensare si era sentito un mostro.

Mentre il marito veniva ucciso, la moglie lo tradiva anche solo con il pensiero. Lei e Taehyung si erano a malapena toccati le mani, ma il pensiero e l’intenzione erano più che sufficienti. E poi era stato tutto così veloce. Ecco un’altra delle cose che scioccava Taehyung.

Non poteva nemmeno consolarsi dicendosi che presto sarebbe tutto finito, perché non era così. Dopo le altre due persone sulla lista ci sarebbero state altre missioni, altri morti, altro sangue. Era quella la realtà di Jungkook. Se Taehyung voleva seguirlo ci si doveva abituare.

Così come non avevano avuto fretta di partire, Fritz, Jungkook e Taehyung non ebbero fretta nemmeno a galoppare. I loro cavalli procedevano al passo. Erano ancora in viaggio quando il sole iniziò a calare, ma per lo meno si erano riposati.

Era da un po’ che il paesaggio era tutto uguale. Gli alberi si erano fatti man mano sempre più radi e a un certo punto erano scomparsi del tutto, lasciando spazio a chilometri e chilometri di prato. I tre ragazzi erano completamente esposti. Se avessero voluto nascondersi sarebbero stati costretti a procedere coi gomiti nell’erba altissima, ma per fortuna non era il caso. Anzi.

Fritz cantava a squarciagola. Se ne stava dritto sul suo stallone e si muoveva al tempo di una musica che sentiva lui, accompagnandosi con qualche verso. Taehyung non aveva mai sentito nulla di simile e, a giudicare dalla faccia di Jungkook, la cosa non migliorava a seconda del numero di ascolti.

Taehyung diede un colpetto di talloni al suo cavallo e questo aumentò il passo. Andò ad affiancarsi a quello di Jungkook e i due procedettero insieme per un po'.

Taehyung dovette mormorare per non farsi sentire da Fritz.

“Ne avrà ancora per molto?”

Jungkook lanciò un’occhiata annoiata a Fritz, come se quello bastasse a zittirlo. “Ritenetevi fortunato, Altezza. Siamo quasi arrivati.”

“Ma non c’è niente qui attorno.”

“Non possiamo andare fino in paese, ricordate? Troveremo una sistemazione nei dintorni e faremo avanti e indietro ogni giorno, come abbiamo fatto ieri.” 

THE SLEEPLESS KNIGHT (Libro 2) (BTS FanFiction - Taekook)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora