Capitolo 39

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Jocelyn's pov

«Mi volete dire dove andiamo?» Domando per la milionesima volta ai miei fratelli.

Sono circa quindici minuti che stiamo tutti e tre in macchina e si ostinano a non volermi dire dove siamo diretti.

«Sbaglio o è l'ottava volta che ce lo chiede?» Chiede Hayes a Nash, ridendo. Poi si gira verso di me e dice un «no» secco.

Metto un finto broncio, che non addolcisce nessuno dei due che, anzi, scoppiano a ridere.

«Dai.» Gli scongiuro, mettendo le mani a preghiera.

Nash scuote la testa e schiocca la lingua sul palato. Lo ha sempre fatto, da quando è bambino.

In genere lo fa quando si trattiene dal dire qualcosa. E so che quel "qualcosa" è dove stiamo andando.

Non mi ricordo l'ultima volta che i miei fratelli mi hanno fatto una sorpresa. Credo che una delle ultime volte sia stato proprio l'ultima volta che siamo usciti tutti e tre insieme.

Dopo quasi altri venti minuti di guida, dove ho cercato di ricattarli per farmi dire la destinazione altre tre volte e dove abbiamo cantato canzoni a squarciagola il resto del tempo, arriviamo al centro di New York.

Capisco dove stiamo andando quando passiamo davanti ad un edificio, il New York Aquarium.

Quando eravamo bambini, dopo scuola ad Austin, andavamo sempre all'acquario e facevamo i compiti nella caffetteria lì, alcune volte. Anche quando venivamo qui a New York, zio Frank ci ha sempre portato almeno una volta alla settimana all'acquario e allo zoo.

Io e Nash preferivamo lo zoo, Hayes l'acquario.
Ma a tutti piaceva affezionarsi agli animali e vedere come i cuccioli crescevano in poco tempo.

«Andiamo sul serio all'acquario?» Dico battendo le mani come una bambina.

Nashy continua a ridere e Hayes si batte la fronte con una mano, in modo teatrale. «Cavolo, ci hai scoperti.»

Inutile dire che, appena mio fratello parcheggia, corriamo tutti e tre fino all'ingresso, proprio come facevamo da piccoli.

Chi arrivava prima aveva gli altri due come suoi "servitori" per l'intera giornata.
Io non ho mai vinto, e questa volta non fa eccezione.

Alzo le mani in aria quando Hayes, che è arrivato prima, ci guarda con un sopracciglio inarcato ed un sorriso furbo. «Io sono incinta, non posso correre tanto velocemente.»

«Certo.» Ribatte ironico Nash. «Diamo la colpa alla gravidanza.»

Gli dò un buffetto sulla nuca, a cui lui risponde cercando di farmi il solletico.

«Non ci provare!» Quasi urlo, nascondendomi dietro Hayes.

Lui mi stringe a sé e fa segno a Nash di lasciarmi stare.

Dieci minuti dopo abbiamo fatto i biglietti e camminiamo negli stessi corridoi scuri con le creature più strane al mondo dove camminavamo quando eravamo piccoli.

Mi ricordo che la prima volta che ci venni avevo dieci anni ed ero terrorizzata.

«Jo, andiamo, non c'è nulla di cui avere paura.» Zio Frank mi porge la mano, pronta ad attraversare la stanza buia dove ci sono strane creature.

Non le ho mai viste e non sembrano molto belle e sicure. Scuoto la testa a mio zio. «No, non ce la faccio.»

Hayes gioca vicino a lui con il suo capello a forma di squalo, picchiettando le dita sul liscio vetro che ci separa da non so cosa.

«Jocelyn.» Nash si avvicina e mi prende la mano. «Ci siamo io e Hayes, non ti succederà niente.»

«Non voglio venire.» Dico con voce pronta al pianto. È tutto scuro e non riesco a distinguere bene i tratti di Nash; dietro di lui le meduse più grandi che abbia mai visto danzano.

Hayes si gira verso di me e correndo ci raggiunge. «Ho vinto io, però. E dovresti fare quello che voglio io.»

«Che vorresti. Condizionale.» Lo correggiamo in coro io e Nash, mi spunta un sorriso.

«Fa lo stesso.» Hay fa spallucce e mi prende l'altra mano. «Andiamo Jo, ci siamo noi.»

Anche se titubante, annuisco ed insieme osserviamo tutte le creature marine che ci sono.

Ora che ci penso non è stato male.
Nash ed Hayes sono stati protettivi nei miei confronti fin da piccoli.

«Andiamo?» Sussurro quando noto che mi stanno guardando tutti e due sorridendo.

Hayes annuisce e sorride. «Sì... piuttosto, non hai paura?»

Ridacchiamo tutti.

Quella fobia è durata solo quella volta. Tutte le altre visite all'acquario ho attraversato questo corridoio a testa alta, guardando e non avendo più paura.

Eppure la domanda di Hayes mi fa pensare che non lo dice solo per scherzare, ma forse mi sta dicendo di fare come abbiamo fatto la prima volta.

Così quando loro iniziano a camminare, io resto ferma immobile.

Nash ed Hayes non se me accorgono subito, per almeno quindici secondi scherzano e camminano.

Poi Nash si gira e vedendomi sorride. Con lui si ferma anche mio fratello minore.

«Cosa...»

Allungo tutte e due le mani, verso di loro, anche se distiamo almeno sei metri l'una dagli altri.

Credo che capiscano, perché scoppiano a ridere e tornano indietro. Nash mi prende la mano sinistra, Hayes la destra.

Camminiamo tutti e tre di fianco, indicando pesci strani, scherzando e godendoci la nostra giornata insieme.

Per oggi ci stiamo lasciando il resto del mondo alle spalle. Nash oggi non penserà al suo matrimonio con Sierra, né hai bambini; io non penserò né alla mia gravidanza né a Cameron ed Hayes non penserà né alla carriera né alla sua vita sentimentale ancora in fase di crescita.

«Dopo andiamo anche allo zoo?» Domando dopo qualche minuto, quando ci siamo spostati in un'altra stanza e stiamo osservando lo squalo martello.

«Ovviamente.» Risponde sorridendo Nash. «Oggi si fa tutto quello che facevamo da piccoli.»

«Quindi anche zucchero filato?» Hayes si gira verso di noi, contentissimo.

Io rido ed annuisco.

Poi ritorno a guardare lo squalo, ed una proposta mi viene in mente.

Mi giro di soprassalto verso i miei fratelli, schiarendomi la voce. «Okay, ho un'idea.»

Nash mi guarda incuriosito. «Spara.»

«Facciamo che come minimo una volta al mese, dobbiamo fare questa cosa. Non importa se di nuovo qui, o allo zoo, dobbiamo fare qualcosa solo noi tre in onore dei vecchi tempi. Ci state?»

Hayes annuisce. «Certo. Però così è troppo generico. Facciamo che l'otto di ogni mese diventerà il nostro giorno.»

Io e Nash acconsentiamo. Mi metto una mano sul petto, in altezza del cuore, a mo' di patto.
«Promesso.»

Ed i miei fratelli in coro dicono: «Promesso.»

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-sil 💗

Ti odio Cameron Dallas 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora