Capitolo 47 (epilogo)

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Volevo dare l'annuncio ufficiale che... ci sarà il TERZO libro di Ti odio Cameron Dallas! Ebbene sì, questo non è il sequel definitivo, ma solo per chi si ferma al 2. Vi annuncio già che il terzo sarà leggermente diverso, dato che oltre ad essere una ff e storia romantica sarà anche un altro genere. Ma non faccio spoiler. ❤️

Jocelyn's pov

Cameron ed io restiamo in silenzio per almeno un quarto d'ora, con la musica a quasi tutto volume.

Forse dovrei spegnere e chiedere di darmi una risposta, forse dovrei chiedergli perché non mi ha risposto e se mi ama ancora. Ma ho paura di quello che mi dirà, per cui non faccio niente.

Lui non sembra nervoso di parlarne o cose così, non si passa la mano tra i capelli e non tamburella con le dita sul volante.

«Siamo arrivati?» Chiedo alzando un po' la voce per farmi sentire. Cameron parcheggia vicino al marciapiede appena trova posto.

Annuisce e quando finalmente spenge la musica ho intenzione di parlare di nuovo, ma lui esce di fretta dalla macchina.

Non posso crederci. Rimango qualche secondo seduta in macchina con lo sguardo nel vuoto.

Se è qualche specie di vendetta per aver aspettato così tanto per dirglielo sta funzionando. Improvvisamente mi sento nervosa e triste, anche perché sto capendo sempre di più che non ricambia.

Ho aspettato così tanto che lui è andato avanti. Tutti quegli "ti aspetterò" non erano altro che bugie. Ma infondo non dovrei sorprendermi.

Qualcuno apre il mio sportello e quando mi giro in quella direzione, trovo Cameron che mi guarda con un sopracciglio inarcato. «Stai bene?»

Sussurro un «sì» troppo brusco ed esco dalla macchina appena lui si sposta per farmi uscire.

Rimango sorpresa quando mi rendo conto di dove siamo. Ero così delusa e ferita da non rendermi neanche conto che siamo sotto l'empire state building.

Aggrotto le sopracciglia mentre Cameron chiude la macchina. «Perché siamo qui?»

«È una sorpresa per le mie piccole. Adesso vieni, andiamo prima che si alzi il vento e faccia freddo.» Cam mi prende delicatamente la mano, stringendo leggermente.

Adesso che lo guardo, però, sembra nervoso, anche se non ne capisco il motivo. Si mordicchia il labbro e mi stringe la mano, come se avesse bisogno di aiuto.

Mentre prendiamo l'ascensore per salire agli ultimi piani mi chiedo perché. Qualunque persona che non lo conosce penserebbe che sia per l'altezza, ma lui non ha paura. Anzi, è sempre il primo a voler andare sui grattacieli o fare le montagne russe più alte.

Poi mi accorgo di un'altra cosa, ancora più strana. Non abbiamo fatto controlli, nè fila, e siamo gli unici nell'ascensore. Sono quasi sicura che l'ascensore si prende in gruppo.

«Cameron.» Lo chiamo, adesso che ho qualche minuto dove non può scappare li sfrutterò al meglio. «Perché siamo soli? Non c'è nessuno oltre noi.»

Apre la bocca per parlare, ma ci mette qualche secondo per far uscire le parole. Sta pensando a qualche scusa da dirmi. È incredibile come lo conosco bene. «Ehm... non lo so. Forse oggi non è affollato.»

Ti odio Cameron Dallas 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora