Capitolo 45

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Jocelyn's pov

Io e Cameron ci vediamo, la mattina della visita, da Starbucks per prenderci un caffè.

Come ogni volta ho l'ansia che qualcosa possa andare storto. Se il bambino non sta crescendo? Se non sta bene?

Decido di non dire nulla a Cameron sul mio nervosismo, dato che appena lo vedo capisco che è lui sta decisamente peggio di me.

Sotto gli occhi ha delle enormi occhiaie, tamburella le dita sul tavolo per tutto il tempo e ogni tanto si aggiusta il ciuffo e si morde il labbro.

«Come stai?» Gli chiedo, anche se so già la risposta.

Oggi siamo in un punto diverso dello Starbucks. Mentre in genere ci mettiamo sempre sul retro, oggi era tutto pieno e ci siamo seduti al bancone, che si affaccia sulla strada, dato che il muro su cui è appoggiato è in vetro.

È pieno zeppo di gente. Una ragazza di fianco a me sorseggia il caffè rumorosamente e scrivi velocemente sul suo computer, ma non è l'unica a star studiando o lavorando qui. La maggior parte delle persone sono da sole ed hanno o libri in mano o computer, che appoggiano sul tavolino.

«Sono nervoso, ma per il resto bene. Ho finito di mettere a posto tutto in casa, manca solo la tua roba.» La voce si addolcisce mano a mano che parla del nostro appartamento.

Ancora non ci credo che meno di una settimana e vivrò con lui. Potrò vederlo ogni mattina, fargli il caffè prima che lui vada alle prove del tour, e la sera potremmo vederci un film accoccolati sul divano.

«Nervoso? Ne avevamo già parlato ieri, Cam.» Sorseggio un po' del mio frappuccino.
Sto evitando di bere caffè, anche se la ginecologa dice che posso.

«Lo so, lo so.» Gli scappa un piccolo sospiro che mi fa sorridere. «Il punto non è la visita in sé. Teoricamente è la prima volta che vedrò nostro figlio, anche solo da uno schermo. E se poi si scopre che non sta bene? Non voglio arrivare lì, la prima volta, e sentirmi dire che non sta andando bene la tua gravidanza.»

Io e Cameron abbiamo le stesse paure, come credo abbiano tutti quelli che hanno la propria ragazza incinta e la ragazza in questione.

Cerco di rassicurarlo, ma anche io ho paura. È inevitabile. «Hey, andrà bene. Ho fatto l'ultima visita venti giorni fa ed era tutto perfetto, vedrai che sarà così anche oggi. E per il fatto che lo vedrai... è bellissimo Cam. Ci metti un po' a capire dov'è la testa, o il braccio, o la gamba, ma quando lo fai è davvero bello.»

L'espressione preoccupata di Cameron passa ad essere improvvisamente allegra, con tanto di sorrido.

Sono felice di essere riuscita a tranquillizzarlo almeno un po'.
«Grazie, Jo.»

Gli sorrido di rimando come per dirgli che non c'è di che, poi guardo l'orologio e mi accorgo che abbiamo l'appuntamento dalla ginecologa tra soli quindici minuti. «Iniziamo ad andare? È quasi l'ora.»

Cameron annuisce e, una volta controllato che avessi finito di bere, si alza per buttare i bicchieri di carta.
Mi alzo anche io e insieme ci dirigiamo in macchina.

Mentre accende il motore cerco qualche argomento di conversazione, ma non mi viene in mente niente. Penso solo al nostro bambino, o bambina, e so che se mettessi l'argomento in mezzo inizieremmo entrambi ad entrare nell'ansia.

La radio è l'unico suono che si sente, oltre il motore dell'auto e le ruote che scivolano sull'asfalto.

Sulle prime note di Ruin my life, di Zara Larsson, il piccolo scalcia ed io stringo forte i denti, per non mostrare a Cam quanto faccia male in realtà.

Ti odio Cameron Dallas 2Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora