Capitolo 44

836 52 64
                                    

Mi asciugo le lacrime di felicità che mi hanno rigato le guance senza che me ne rendessi conto e dopo aver fatto un respiro profondo e aver metabolizzato la notizia, guardo Mason che accenna un sì mentre parla al telefono con mio padre.

<<Ha detto che uno di loro è stato beccato con una tua foto di quella sera.>> racconta dopo aver chiuso la telefonata con mio papà. <<Lo stavano cercando per eccesso di velocità e mentre lo perquisivano, hanno trovato questa tua foto sul taschino posteriore dei jeans.>>

<<Cosa?>> domando confusa. Non solo questo tizio mi ha rapito, ma ha deciso anche di stamparsi una mia foto e tenersela come ricordo dentro i jeans? Dove è andato farla sviluppare? Da un fotografo?

<<Lo ammazzo questo figlio di puttana.>> inveisce Mason tirando un pugno al muro. Si siede al mio fianco e mi stringe le mani, guardandomi con aria triste. <<Devi presentarti al dipartimento di polizia qua a Chicago. Lo hanno preso loro.>>

<<Perché?>>

<<Dovresti rilasciare ancora la tua dichiarazione e adesso è arrivato il momento di farlo. Hai già temporeggiato abbastanza.>> mi ricorda mordicchiandosi il labbro inferiore. Una cosa che fa molto spesso, sopratutto in situazioni del genere.

<<Non ho temporeggiato.>> puntualizzo l'ultima parola <<Semplicemente non ricordavo di dover andare a lasciare una dichiarazione.>> finalmente riesco ad alzarmi in piedi, nonostante la sensazione di avere ricotta al posto delle gambe e risalgo gli ultimi gradini per raggiungere la camera di Mason.

<<Char... vuoi che io ti stia accanto mentre lasci la tua testimonianza?>> domanda lui entrando in camera. Si appoggia allo stipite della porta con la spalla, incrociando i piedi.

Gli si legge chiaramente in faccia che questa situazione lo mette a disagio, lo innervosisce e sta cercando di non farlo notare per comportarsi da brava fidanzato, ma sta facendo un pessimo lavoro.

Non voglio metterlo in difficoltà trascinandolo alla polizia, conoscendo i suoi lavori illegali. Lavori di cui non abbiamo più parlato per un motivo o per un altro e ora, sembra che improvvisamente non riesca più a rimanere tranquilla senza sapere la verità.

<<Tu c'entri qualcosa con questa storia, Mase?>> domando dal nulla. Non capisco bene da dove ritrovo il coraggio di fare una domanda tanto orribile, ma mi è uscita fuori dalla bocca senza che me ne rendessi conto.

<<Ma che diavolo dici?>> sbotta scattando in piedi. <<Perché mi accusi di una cosa del genere, Charlotte?>> sentirlo pronunciare il mio nome in modo così deluso, mi fa venire la pelle d'oca. Mi pento anche solo di aver pensato una cosa del genere e mi sento terribilmente in colpa, ma cerco di rimanere impassibile davanti al suo sguardo. Solo così mi dirà la verità, forse.

<<Tu mi nascondi qualcosa. E sai bene che mi riferisco a quei lavori illegali.>> gli faccio presente incrociando le braccia al petto.

<<Siamo finiti a parlare di questo, come?>> chiede stringendo gli occhi <<Devi andare a fare quella testimonianza del cazzo e improvvisamente mi chiedi se io sono invischiato nel tuo rapimento? Ma come cazzo ti viene in mente?>> il suo tono di voce si alza abbastanza da permettere agli altri, nelle camere accanto, di sentirci.

<<Non mi hai ancora detto di che lavori ti occupi!>> mi innervosisco, alzando a mia volta il tono di voce. <<Sono sicura che non sono poche le persone non raccomandabili con cui entri a contatto.>>

<<Ti prego, dimmi che scherzi.>> scuote la testa guardandomi con la delusione stampata in faccia. Lo osservo muovere il petto più velocemente a causa del respiro accelerato.

I'm scared to love againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora