Capitolo 16

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Rimango seduta nell'angolo della stanza a guardare mia sorella, mia nipote e mio padre senza dire una parola. Non riesco a smettere di pensare a ciò che mi ha detto quella donna che afferma di essere mia madre, ma lei dovrebbe essere morta da diciassette anni quasi.

La storia che mi è stata sempre raccontata è una: mamma ha avuto un incidente quando avevo tre anni ed è morta. Lei ha voluto essere cremata e gettata attorno al lago Michigan, a Chicago.

Perlomeno questo è ciò che ho sempre pensato. Ora invece non so più a cosa credere, non so se pensare che quella tizia sia solo una pazza o accettare che mio padre mi ha mentito per tutta la vita.

<<Non può essere.>> mormoro sbigottita. Ho davanti i miei occhi mia madre? Sto diventando pazza?

<<So che sembra assurdo, ma credimi. Sono davvero io, tua madre.>> dice posando una mano sulla mia spalla. Al suo tocco mi scosto immediatamente e indietreggio di qualche passo.

<<Non posso crederci. È impossibile.>> alle mie parole il suo telefono squilla e la sua espressione diventa preoccupata.
<<Io... devo proprio andare adesso. Ti lascio il mio numero.>> dice estraendo un biglietto dalla tasca. <<Chiamami quando vuoi e ti racconto tutto.>> Si allontana correndo e rimango a fissarla fino a quando non riesco più a distinguere la sua figura.

Perché mio padre ci ha mentito tutto la vita? Perché mia madre è comparsa all'improvviso dopo tutto questo tempo? Devo dire ad Izzy quello che sta succedendo o devo aspettare di parlare con quella donna prima di spifferare tutto?

<<Come mai sei così silenziosa?>> domanda mio padre tenendo in braccio Eva. Quando sono entrata non le toglieva gli occhi di dosso e a posto delle pupille aveva due cuoricini.

<<Sono un po' pensierosa.>> rispondo facendo spallucce. Come posso smettere di pensare a quello che è successo? È già tanto se non sono diventata matta cercando una spiegazione per tutto ciò.

<<Smettila di rimuginare tanto o ti verrà il mal di testa.>> sentenzia Izzy camminando avanti e indietro lungo la stanza.

<<È successo qualcosa?>> chiede papà preoccupato. <<Stai pensando a Trevor?>>

A dir la verità mi era completamente passato di mente a causa della notizia che ho ricevuto.

<<Sì.>> mento per evitare di dare troppe spiegazioni. Quando si tratta di Trevor, nessuno dei due mi mette pressione, sopratutto mio padre, avendo vissuto dei mesi orribili a causa mia e per quanto possa essere brutto, ne approfitto per evitare di tirar fuori la verità.

<<Perché non vedi lo psicologo? Visto che sei a Princeton potresti farci un salto.>> suggerisce lui.
<<Ci penserò su.>> dico per tranquillizzarlo, ma la verità è che non tengo neanche considerazione della proposta.

Il poco tempo di visita a disposizione termina ben presto e quando Izzy torna a casa con Eva, uso la scusa di dover comprare qualcosa per rimanere fuori. Non ho intenzione di tornare a casa adesso, ho troppa paura di lasciarmi sfuggire tutto.

Sono sicura che Dakota dorma ancora, infatti non ho ricevuto nessun messaggio e nessuna chiamata da parte sua. Ho molta voglia di andare a correre, ma il desiderio di non entrare in casa è molto più forte, quindi mi fermo a prendere l'ennesimo caffè della giornata in una caffetteria in centro.

Mentre lo bevo in una panchina davanti l'edificio, mando un messaggio al numero che mi ha lasciato la donna nonostante io sia titubante.

CHARLOTTE: Sono io... Charlotte. Quando possiamo vederci?

I'm scared to love againDove le storie prendono vita. Scoprilo ora