Pusher

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POV Yoongi

Sin Hayun.
23 anni.
Primo anno alla SMI.
Ottimi risultati.
E colui che mi ha rovinato il mio momento speciale con Jiminie.

Sono stato avvertito da Taehyung al telefono ed è inutile dire che i miei timpani hanno rischiato una volta per tutte di rompersi. Con un ringhio mi sono dovuto staccare dal collo del mio fidanzato.
Lui mi aveva guardato sorridendo, sdraiato sotto di me sul divano e con la camicia sbottonata.
Se non ci fosse stato Jiminie a quest'ora sarebbe bello che morto e sepolto.

Non ho avuto bisogno di preparazione, mi sono seduto al mio posto 5 minuti prima che quel demente entrasse scortato.
Non ha la faccia di uno molto sveglio, ci metterò poco a farlo parlare. Basterà mettergli un po' di pressione.

Ora è seduto difronte a me e si vede lontano un miglio che preferirebbe trovarsi all'inferno piuttosto che su quella sedia.
Si guarda intorno freneticamente, e poi sposta gli occhi su di me, capendo che sto aspettando la sua attenzione.

Gli allungo una foto di Kang Songmin, girandogliela sotto il viso.
«Conosci?» chiedo semplicemente.

Non appena i suoi occhi si posano su quella foto, le pupille si ristringono.
Volge lo sguardo altrove quasi immediatamente.
Basta questo per provare che è coinvolto, finiremo tutto in poche battute.

«Voglio un avvocato.» Afferma senza guardarmi in faccia. Incrocia le braccia e guarda la porta, non vedendo l'ora di andarsene.

Alzo gli occhi al cielo spazientito.
Cazzo, sono tutti uguali.

Mi giro verso il vetro che non è oscurato, cerco uno dei miei colleghi.
Eccolo Jungkook.
Gli lancio un occhiata, indicando con il capo il ragazzo difronte a me.
Sembra capire al volo e mi fa un cenno con la mano per darmi il consenso di proseguire.

«E a che servirebbe? Sappiamo benissimo che sei coinvolto.» Dico, giocherellando con la penna.

Lui gira immediatamente il capo e mi guarda esterrefatto.
«Coinvolto in che cosa? Che è successo?» Chiede subito.

Sembra che non sappia sul serio quello che è successo al suo compagno di stanza. Magari è innocente, ma allora non si spiegherebbe il perché abbia voluto un avvocato.
«Io pensavo di essere qui per la droga in camerata...» sussurra e io nego con un gesto con del capo, anche se vorrei mandare in galera tutto il battaglione.

«È sparito.» dico secco, senza troppi giri di parole.

Lui sembra realizzare una o più cose, lo capisco dal movimento delle sue pupille che si muovono da destra a sinistra velocemente e poi fissa lo sguardo sulla foto di Kang.
Probabilmente ora si è spiegato il motivo delle parecchie assenze da parte del suo compagno di stanza.

«Io volevo solo farlo svagare un po', è stato lui a chiedermelo.»
Spero si riferisca alle droghe altrimenti sarebbe imbarazzante, dato che dietro lo schermo probabilmente ci sono anche i capi delle altre squadre e vorrei evitare situazioni del genere.

«Gli vendevi la droga?» chiedo.

«No, io la condividevo.» dice a sguardo basso e, prima che io potessi chiedergli qualcos'altro, sembra intenzionato a confessare.

«Mark Hamilton era lo spacciatore.»

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