Troubles?

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POV Jimin

Non credo di aver voluto tanto bene al mio presidente prima d'ora.

Voglio dire, far installare un meraviglioso bar nella Hall è stato un colpo di genio.
Forma circolare per ottimizzare lo spazio, modernissimo e colorato in bianco e nero.
Ovviamente non ci sono insegne o altro, siamo comunque in una centrale operativa, non certo da Starbucks.

Qui il caffè è tipo 70 volte meglio di quello squallido delle macchinette.
È munito anche di tavoli, quindi potrei approfittarmene per una meritata pausa ogni tanto.

Finalmente un caffè come si deve: tanto zucchero, panna, cioccolato e marshmellow.

Ci sono un paio di agenti in torno a me, ma me ne curo poco.
Sono le 6:30 del mattino, la maggior parte delle persone deve ancora arrivare.
E appena lo faranno si fionderanno al bar, ne sono certo.

I miei colleghi probabilmente resteranno incollati alle sedie per mezza giornata. Credo che farebbero prima a togliere direttamente le macchinette perché ormai non interessano più a nessuno.

Una testolina platino attira la mia attenzione: è Yoongi. Sta ordinando proprio qui, ma che ci fa qui a questo orario? Poteva rimanersene a casa.

In poco tempo viene servito.
Si guarda intorno e io sbraccio nella sua direzione.
Sorrido non appena lo vedo incamminarsi verso di me con un dolce sorriso. E pensare che la mattina è la persona più terribile che il mondo abbia mai visto.

Si sporge dal tavolo per darmi un delicato bacio sulle labbra, anche se io volevo un po' di contatto fisico.

Il suo caffè è nero, senza l'accenno di zucchero, in una tazza scura... l'opposto di me, come sempre.
«Perché sei qui a quest'ora?» chiedo, supponendo che lui abbia fatto le ore piccole.

«Vengo con voi al casello autostradale.»

[S.a: per chi non lo conosce è difficile da spiegare, è quel coso dove passate per spostarvi da una regione all'altra credo]

«E a che servi?» chiedo fissando la tazza.

«Come a che servo?» mi chiede abbastanza confuso.

«Voglio dire, stai dietro un vetro ad interrogare le persone, non devi mica venire con noi.» ribadisco.

Lui mi guarda e sono costretto ad incatenare i miei occhi ai suoi.
«Invece tu servi, naturalmente.»
Mi sono reso conto di aver detto quelle cose con un tono un po' troppo duro. Si, infatti detto così sembra uno sputtanamento sul suo lavoro.

Oh santo cielo io non-

Lui sospira profondamente e si lecca le labbra frustrato.
Si mette una mano nei capelli e si alza dal tavolo facendo un rumore sordo con la sedia.
Apro la bocca per dire qualcosa, ma le parole mi muoiono in gola.

E mi lascia lì.
Non ci vuole un genio per capire che ho fatto una cazzata.







E mo' iniziano i casini

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