Non sei più solo.

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Strecatto's pov.

Mi girai verso Cico, una volta che ebbi chiuso la porta ai ragazzi. Mi dispiaceva averli cacciati, ma era meglio così. Non volevo che Cico fosse così esposto davanti agli altri. Feci dei passi in avanti nella direzione di Cico e mi ritrovai davanti al letto.

Lui aveva iniziato a dire cose insensate come di lasciarlo stare, oppure che non era stato lui, che non era in sè, che lui non voleva, che non era colpa sua.
Ma cosa, Cico, non era colpa tua?

Mi stesi al suo fianco lentamente iniziando ad accarezzargli i capelli. Erano da mesi che Cico mi raccontava che ogni notte aveva gli incubi, e diciamo che dormendo insieme, questa é stata la terza volta che é capitato. Mi avvicinai a lui mentre iniziava disperatamente a piangere e gli misi una mano sul viso. Lo scossi velocemente per risvegliarlo da quel sogno; pensavo di poterlo semplicemente calmare ma forse non ci sarei riuscito.

Appena aprí gli occhi mi guardò per qualche secondo tremante, pregandomi con lo sguardo di non pensare male di lui.
Ma no, di lui non avrei mai potuto pensare male. Era l'ultima cosa che volevo.
Mi avvicinai a lui e lo strinsi a me, abbracciandolo quanto più forte potevo.

«Cico... Cico, non sei più solo...»
Sussurrai al suo orecchio dolcemente. Sapevo che non ero di certo io il motivo per cui aveva fatto l'incubo, ma poco importava. Doveva riottenere quella fiducia per fidarsi ancora di me. «Ho commesso un errore a non parlarti per questi giorni, lo so... Ma che ci vuoi fare? Sono una testa così dura e non ne azzecco una.» Mi spostai di poco, per guardarlo negli occhi. Gli presi il viso fra le mani, notando quanto fosse vulnerabile il mio Cico. E quanto dannatamente fosse bello. Gli accarezzai il viso con i pollici, realmente dispiaciuto. «Ma ti assicuro che io non ti odio, voglio solamente che tornassimo insieme come prima, se non di più, perché... sapere che tu stai male e non poterti stare vicino mi f-»

«Mio padre é tornato.»
Sussurrò solamente Cico, abbassando la testa. Alcune ciocche di capelli gli finirono sugli occhi facendogli ombra e mi impedirono di vederli. Io sgranai gli occhi, sapendo che mostro fosse suo padre.

«Che... che cosa? Ha fatto qualcosa?»

«N-non... non lo so. Viene a casa nostra di tanto in tanto. Ci prende i soldi...»
Sussurrò. «Q-Quelli che servono ai miei due fratellini... s-sono così piccoli, hanno bisogno del latte, ma di questo passo noi non potremmo mai comprarglielo. E-e di tanto in tanto li- li riguardo, ho così paura che-» Iniziando a sentirsi male, si mise in piedi; probabilmente si sentiva chiuso nella coperta. Aveva solamente bisogno di aria. «Ho paura che possano passare quello che ho passato io. Loro devono avere un'infanzia felice, devono andare a scuola e studiare, devono diventare qualcuno nella vita, senza sapere niente di tutta questa storia.»

«Cico, perché non avete chiamato la polizia?»

«Andiamo, sei serio? Lavoro in nero, se iniziassero ad indagare chissá cosa fará uscire mio padre. Alla fine finirà che la colpa é pure nostra...»
Abbassò di nuovo la testa sospirando. Si prese il viso sulle mani e si massaggiò la tempia. «I-Io non voglio che mia madre mi guardi di nuovo con quell'aria sconfitta. Non voglio che quella malinconia e tristezza rientri nella nostra casa. Non voglio che tutto torni come prima, n-no, non voglio. Non voglio che i miei fratelli mi guardino quando piango mentre mio padre mi picchia, non voglio che mi vedano pieno di rabbia che tiro un pugno al muro, fino a spaccarmi le nocche. E-e in quei momenti lo vedo, Stre, lo vedo... L-La paura nei loro occhi...»
Strizzai gli occhi. «H-Ho paura di diventare come mio padre.»

Mi alzai velocemente dal letto, avvicinandomi a lui. Mormorai più volte dei "no" sconnessi, dispiaciuto, perché se lui stava male, stavo male anche io. Mi avvicinai a lui e gli presi il viso fra le mani, cercando di calmarlo. «Amore, tu non sarai come tuo padre.» Dissi, e non mi accorsi nemmeno di come l'avevo chiamato. «Non potrai mai esserlo, perché tu sei diverso Cico. Sei un ragazzo dolce ed intelligente, che a quindici anni già si é trovato quello che doveva fare per aiutare sua madre. Tua madre é fiera di te, e lo sono anche io... I tuoi fratellini sono troppo piccoli per capire... e nonostante io sappia che... che il mio parere non ha molta valenza... anche io sono orgoglioso di te.»

Lui sembrò sul punto di piangere di nuovo, quando finii in quel modo il mio discorso.
«S-sei... sei orgoglioso di me?»

«Non puoi nemmeno immaginare quanto.»

«M-ma io non ho fatto nulla di speciale...»

«A volte non servono delle gesta per capirlo... Io lo so e basta.» Pian piano, mi avvicinai sempre di più al suo viso. «Perchè ho sbagliato una volta ma non ne sbaglio due. Ora so la tua mentalità, ora so cosa vuoi... e coincide con quello che voglio io.» Sgranò gli occhi, mentre io li socchiusi, e il mio sguardo sulle sue labbra. «Perchè ti ho evitato per tutto questo tempo... solamente perché avevo paura. Che strano, che sono, vero...? Avevo paura di rovinare la nostra amicizia e per questo non mi buttavo, non pensando minimamente ai tuoi di sentimenti, non pensandoci nemmeno per un secondo che io ti potessi piacere, che io magari c'avessi visto giusto. Perché io avevo il timore di sbagliare e di non capire se era solamente affetto il mio. Ma Cico...» Deglutii, guardandolo negli occhi. Stavo per dichiararmi? Merda, sí.

Ma ovviamente, qualcosa andò storto.

Oh, you're so sweet. [TheBadNauts/WGF.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora