Tre mesi dopo.

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TRE MESI DOPO.

Giorgio's pov.

«Grazie, Giorgio~.»
Mi ringraziò la madre di Alex, al che io alzai la testa. Arrossii leggermente, ridacchiando e continuando a tagliare i pomodori.
Erano passati tre mesi da quando ce ne andammo dalla Sardegna, e sono passati esattamente tre mesi da quando io ed Alex ci siamo visti per l'ultima volta. Il nostro saluto era stato tragico.

Eravamo all'aeroporto.
I miei genitori erano fuori ad esso nella macchina, e nessuno sapeva che cosa era successo per tutto questo tempo. Me li immaginavo; ignari di tutto sopra al telefono e a mormorare frasi sconnesse sulla loro giornata. E tremavo solamente all'idea di abbandonare di nuovo Alex.
Non ce l'avrei potuta fare. C'erano tutti i WGF, ma al momento l'unico che esisteva per me era solamente il mio ragazzo. Lo guardai negli occhi e scoppiai a piangere, correndo verso di lui. Appoggiai la testa sul suo petto, stringendolo quanto più forte potevo. Lui mi abbracciò, baciandomi più volte il capo. E sentii dei piccoli singhiozzi dalla sua parte: stava piangendo.
Non avevo mai visto Alex piangere.
Mi appoggiò una mano fra i capelli, accarezzandomeli dolcemente. Mi sussurrò che sarebbe andato tutto bene, ma il mio cuore non diceva lo stesso.
Avevo paura.
Una paura tremenda.

Saremo stati separati da troppi chilometri, e che sarebbe successo?
E se un ragazzo più bello fosse passato davanti ad Alex mentre usciva con gli amici? E se gli occhi gli si fossero illuminati davanti alla vista di un altro ragazzo? E se la sua comitiva avesse fatto commenti addosso ad un ragazzo più bello, più alto, più fisicato, e i suoi occhi fossero caduti su di lui?
Cosa sarebbe successo, a quel punto?
Cosa sarebbe successo se il cuore di Alex avesse battuto più forte per un altro ragazzo? E se quel ragazzo non avesse i miei occhi, e se quel ragazzo non avesse le mie labbra, e se quel ragazzo non avesse i miei capelli, e se quel ragazzo non portasse il mio nome, cosa avrei fatto?

Mi fidavo di Alex.
Ma non mi fidavo del cuore.
Perché non puoi controllarlo, e sapevo che Alex aveva bisogno di quel contatto fisico che a chilometri di distanza non avrei potuto dargli. E se fosse andato in discoteca e qualcuno lo portasse in un bagno? E se succedesse esattamente la stessa cosa che é successa con noi?

Gli presi il viso fra le mani.
«A-Alex...»
«H-Hai paura, vero, piccolo?»
«H-Ho paura...»
Ammisi a bassa voce.
«A-Anche io...»
Mi baciò la fronte più volte, accarezzandomi i capelli. Chiusi gli occhi, stringendolo più forte.
«N-Non voglio, Alex, n-non voglio...»
Sussurrai sulle sue labbra. Lui mi guardò e fece un piccolo sorriso.
«Sei così carino con gli occhi rossi, piccolo...» Mi sorrise, accarezzandomi un fianco. Mi avvicinò, baciandomi. Chiudemmo gli occhi, contemporaneamente, godendoci quel bacio.
Mi staccai lentamente, sentendomi morire dentro. E mi sentii in colpa per tutte le volte che per gioco non mi facevo baciare; che per tutte le volte non mi ero goduto abbastanza il momento.
«A-Alex... ho paura...»
Sussurrai al suo orecchio. «...di perderti.»
Ci stringemmo forte, quasi a farci mancare l'aria. Ma alla fine era questo che desideravano di più; sparire nelle braccia dell'altro e scappare. Cazzo sí, scappare da tutto, dal mondo, dalla nostra famiglia. Andare lontano e farci una vita tutta nostra sotto in uno stesso tetto. Dove poterci stringere, dove poter litigare e riappacificarci, dove poter stare vicini. E abbiamo pianificato spesso la nostra fuga; e avrei voluto tanto che scappassimo lí, in quell'esatto momento, davanti a tutti, stupendoli. Perché alla fine non m'importava dove andavamo, l'importante era che al mio fianco ci fosse il mio ragazzo.
Con il suo bel sorriso che mi illuminava i giorni, con i suoi bellissimi occhi che adoravo quando si poggiavano su di me.

Unimmo le nostre labbra, e solo in quel momento mi accorsi che tutte le lacrime che avrei versato su un cuscino fingendo che fosse Alex, sarebbero state ripagate con un nostro nuovo incontro. Le mie lacrime, il mio dolore, veniva ripagato da tutte quelle emozioni. Ed ero stanco di tutte quelle persone che ci guardavano commosse, perché di noi non sapevano niente. Non sapevano cosa avessimo passato, non sapevano quanto ci amassimo, non sapevano niente.
Unimmo le nostre labbra, e di nuovo, un tuffo nel cuore.

«Ciao... Giorgio. Spero di rivederti presto.»
Sussurrò al mio orecchio, e io feci "no" con la testa. Mi appoggiai al suo petto.
«S-Salutami come se domani ci risvegliassimo insieme... Salutami come se domani, quando aprirò gli occhi, ti ritroverò con me. Salutami come se non stessimo in un aeroporto, come se non stessimo per partire e rivederci fra chissà quanto tempo. Salutami come se... se mi stessi solamente dando la buonanotte, ti prego. Salutami come se... s-se domani mi darai ancora un bacio come buongiorno... ti prego, a-amore...» Abbassai lo sguardo, singhiozzando.

«Ci rivedremo presto, in ogni caso, amore mio...»
Mi strinse al suo petto. Voleva tenermi a sè, ma sapeva che non si poteva. «Ti proteggerò da tutto anche se non staremo sempre vicini... e mi farò di nuovo tutti i chilometri che ci separano, solamente se tu mi chiamassi... Ti amo, piccolo.»

«T-ti amo.»
E lentamente, feci dei passi indietro. Afferrai la mia valigia, e con il cuore in mille pezzi, me ne andai.





Oh, you're so sweet. [TheBadNauts/WGF.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora