La notte.

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Unirono le nostre labbra, mentre l'oscurità della notte li copriva. Non é più bello fare le cose di notte? Ti senti più sicuro di te per il semplice fatto che esiste il buio; tu non puoi vedere gli altri e gli altri non possono vedere te.
La notte dà sicurezza.
La notte permette agli amanti di stringersi, ai cantanti di cantare e alla città di riposarsi. Nella notte la città di spegne per prepararsi ad un nuovo giorno, pieno d'emozioni per alcuni, mentre per altri passa come un giorno normale. E nell'oscurità della notte, mentre tutti dormono, c'é gli invece che si sveglia. Che apre gli occhi come se non li tenesse svegli da tutto un giorno; che si muove con l'agilità di chi é nato per quel buio, per quell'ombra, per quell'opacità.
Durante la notte, c'é chi fa un passo solamente per il gusto di tornare indietro, solamente per il gusto di rendersi conto che quello che sta facendo é giusto; di notte, c'é chi sopra ad un tetto guarda la città, con il vento che gli sposta i capelli tutto da un lato. Negli occhi non ha più luci e sembra essere tutt'uno con quella città a cui d'improvviso non gli sembrava d'appartenere. Lascia che il suo sguardo cada su qualsiasi cosa come fulmini durante una tempesta, e anche se fuori c'é tranquillo, dentro di sè muore. E facendo un passo, prova quel brivido di cadere. La paura di cadere e non rialzarsi più; la consapevolezza che se fa un altro passo finirà tutto. Ma lentamente, quel passo lo fa. E sale sopra il piccolo rialzo del tetto. Basterebbe solo un salto per dire addio alla città che lo ha visto crescere, all'aria che all'improvviso sembrava mancargli, alla vita che aveva deciso di voltargli le spalle. E mentre i suoi vestiti ballano mossi dal vento, lui guarda dritto a sè. Perché in fondo non é sicuro di nulla. E pensa che in quella posizione e in quel luogo ci sta da troppe notti. Troppe notti stava su quel tettuccio. Era il momento di decidersi.
Ed alzando lo sguardo verso il cielo, i suoi tratti vengono illuminati dalla luce dolce e delicata della luna, che lo accarezza ma non ne sente il tatto; che lo illumina ma non gli fa male agli occhi. E chiedendosi quanto fossero belle le stelle, inizia a sognare; sogna mille spazi futuri, e una vita in cui lui possa diventare una stella. Alzando la mano sogna di arrivare ad una di loro, ma rendendosi conto del vano tentativo, la riporta lungo il corpo.
E mentre fissa i tetti di quelle case, pensa alla sua di casa, sporca di rosso. Quella notte nessuno avrebbe visto il suo corpo, se si fosse buttato. Quella notte sarebbe continuata, perché anche senza una vita, il tempo scorre ugualmente. Le giornate iniziano e finiscono ugualmente. Quella notte sarebbe continuata, anche se lui in quel momento, si fosse buttato. E lo spettacolo sarebbe andato avanti.
Quei lampioni sarebbero stati gli stessi, i barboni vicino ad un cassonetto a dormire, l'avrebbero continuato a fare. Gli amanti nei loro luoghi nascosti avrebbero continuato ad amoreggiare, consumandosi del loro amore. Gli usignoli avrebbero cantato ancora, e in una stanza, qualcuno avrebbe continuato a ballare, a suonare, a lasciarsi andare a quella serie di cose che il giorno gli impediva di avere.

Ed alzando un'ultima volta lo sguardo sulla cittá, le chiese scusa.
Perché aveva sbagliato fin troppe volte nei suoi confronti, fin troppe volte non si era accorto della sua bellezza, fino a quel momento. E fino a quel momento non si era mai accorto della bellezza della notte e di quelle strade, di quelle case, di quelle vie che l'avevano visto crescere.
E chiedendole perdono, si rese conto che non avrebbe mai voltato le spalle alla sua città. Ma a se stesso?
Un solo salto.
E tutto sarebbe finito.
Già, e per quel ragazzo un sorriso non ci sarebbe stato più. E le sue lentiggini sarebbero state viste solamente in foto. E i suoi amici lo avrebbero ricordato solamente per una skin rossa. E sua madre l'avrebbe potuto incontrare solo con il ricordo. E i suoi fratellini nemmeno si ricorderanno di lui. E il suo ragazzo l'avrebbe potuto vedere solamente guardando la luna.

Perché lui il salto lo fece.

E stupidi tutti quelli, che quella notte non stavano ammirando quella luna.

E in un lampo tutto divenne buio, proprio come aveva profetizzato. E proprio come aveva immaginato ogni cosa perse il suo valore; a rimanerci, solamente il caldo di una mano. E pensando si trattasse della stretta di una stella, lui aprí gli occhi.
E lui la sua stella la vide davvero.
A piangere, con uno sguardo da chi non si poteva immaginare un gesto così estremo. E la sua stella gli supplicava solamente di stringere la sua mano e di aiutarlo a salire.
Lui si domandava perché dovesse ritornare su quel tetto? Ci tornava da notti.
Ma il ragazzo magrolino, dalle punte dei capelli viola, gli ricordò una cosa.

E allora tutto fu più chiaro.
E mentre lentamente si ripeteva che voleva vivere, salí di nuovo su quel tettuccio.

E nello stesso istante, si resero conto di una cosa: che il mondo intero, é accomunato da una sola cosa.
Che la notte vedeva sempre, che la notte vedeva nella purità dei loro gesti.
La notte vedeva spogliarsi di qualsiasi maschera, chi dopo un giorno di lavoro, si ricorda di dare il bacio della buonanotte ai figli. La notte vedeva chi si levava la maglia rivelando una schiena piena di graffi. Come quella del ragazzo in rosso, la cui cicatrice più grande, probabilemente, erano quelle del segno di due ali. Come quella del ragazzo in viola, che la cicatrice se la portava nel suo cuore. La notte vedeva quei due giovani amanti stringersi e piangere, e li avvolgeva completamente. La notte vedeva quella gatta riposare accanto al suo micetto, la notte vedeva un abbraccio dopo una stancante giornata fra due sposi.
La notte accompagnava l'amore.
Accompagnava il battito cardiaco di quei due ragazzi, che a mille chilometri di distanza, erano accomunati ad altri due.

E loro, in quel letto piccolo e freddo, consumavano il loro amore. Gemendo interrompevano la quiete della casa, spezzandola delicatamente. Amandosi alla follia, fino ad uscire pazzi, i loro cuori battevano forte. Perché era proprio così che il ragazzo in grigio si sentiva. Pazzo. Pazzo d'amore per un'unica persona.
E quella follia appoggiata pienamente dal calore della notte, spinse i due a lasciarsi andare. Proprio in quella stanza, correndo tutti i rischi che potevano correre, ma sussurrandosi che si amavano più di qualunque altra cosa. E proprio in quella stanza, avevano il fiatone come chissà per quanto avessero corso.

E accarezzandosi il corpo si ripetevano che si amavano più di qualunque altra cosa al mondo.
Più delle collane e dei soldi, più dei vestiti e dei libri, più di quella cittá, più di quella notte.

E alla fine, l'usignolo smette di cantare stanco, e riapre gli occhi, accorgendosi che non aveva nessuno accanto a sè. E ritorna nel mondo reale, e ritorna in quella stanza, accorgendosi che non c'era nessun concerto per lui. E affacciandosi, si chiese se anche lui un giorno, sarebbe diventato una stella.

E la ballerina smette di ballare, e in punta di piedi si inchina davanti ai freddi divanetti della stanza. Si lascia cadere stremata a terra, e si leva lentamente quel tutú.

Ed un musicista allontanava il suo strumento da sè, guardando di fronte. Ed immaginando di suonare alla Scala, immaginava mille applausi per lui. Ma tornò presto alla realtá, e abbassò lentamente lo sguardo.

E una bambina si guarda allo specchio sorridendosi, mentre ha appena finito di abbottonarsi la camicia della mamma. E il padre la scopre sveglia; pronto a farle la predica si avvicina, rendendosi conto solo dopo della nostalgia che provava la piccola in quella casa, dove abitavano in due.

E i due amanti stanchi cadono a letto con il fiatone. Cercano le mani dell'altro e le intrecciano con le proprie.

E il gatto smette ormai di miagolare.

Ora rimane solo la notte, e quella città.

E nell'oscurità di quella notte, tutti iniziano a brillare.

E nell'oscurità di quella notte, nessuno se ne accorge che ormai, sono loro stessi delle stelle.



Oh, you're so sweet. [TheBadNauts/WGF.]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora