Sta mattina come tutte le mattine d'estate sono andata a correre lasciando Diana dormire. Proseguo per il lungomare vuoto di San Diego guardando il sole appena sorto e il cielo che prende le sfumature dell'arancione.
Che spettacolo
Ho sempre amato correre a questo orario della mattina ed ho sempre amato correre in generale: il senso di libertà, il vento fra i capelli e la sensazione di non potercela fare. Può sembrare un pensiero masochista, ma questa sensazione che ti frena è la stessa che ti spinge ad andare avanti, è la stessa che nel momento esatto in cui ti stai per fermare ti fa fare lo sprint finale.
Non ho un'ossessione per il mio fisico e non corro per mantenermi in forma, ma per le sensazioni che ti fa provare quest'attività, quell'insieme di particolari che ti fanno sentire libera.
Poi tolgo le cuffie per sentire meglio il suono delle onde del mare e godermi il vuoto che mi circonda.
Ed ecco che quel vuoto viene colmato da 5 figure sedute su una panchina.
Istintivamente rallento per capire meglio chi siano e di conseguenza sgrano gli occhi.
Ai loro piedi hanno delle bottiglie di vetro vuote, alcuni vetri di queste sono un po' sparsi.
Questo non è buon segno quindi sono due le cose che posso fare: o tornare indietro o proseguire facendo finta di niente.
Decido di avvicinarmi solo un altro po' giusto per capire meglio chi sono, ma uno di loro mi nota e per cui non posso fare altro che continuare facendo finta di niente.
Prendo le distanze dalla panchina in modo tale che non facciano caso a me.
Proprio mentre mi avvicino riconosco la figura che mi ha notato e ciò non promette nulla di buono.
I suoi occhi sono molto rossi e mi fissano attentamente, non lo vedo, ma lo sento che mi sta guardando.
Il rossore dei suoi occhi è dato sicuramente dalla canna che ha in mano.
Continuo per la mia strada sperando che anche lui come me faccia finta di niente. Allungo un po' il passo per superarli in fretta e sento ridacchiare.
Appena li supero un fischio proviene da uno di loro al ché stringo i pugni, ma non mi volto.
"Ei, bambolina non fare finta di niente"
Continuo facendo finta di non aver sentito, ma la stessa voce continua a farfugliare cose a me incomprensibili accompagnate da risolini.
Mi costringo a non andargli contro per spaccargli la faccia e controvoglia proseguo.
"Ti va di fare un giro su di me, biondina"
Sta volta è un'altra la voce che parla.
"Ei no non tenertela tutta per te, tra amici si condivide" di nuovo la voce di prima si rivolge all'altra persona.
"Dai ti proponiamo una cosa a tre, vieni qua"
Continuano ad insistere per cui mi volto e gli vado incontro. So di essere una ragazza impulsiva e questo genere di cose mi fanno perdere il controllo.
Riconosco subito i due che hanno parlato perché si stanno fomentando quindi mi rivolgo a loro, sono due ragazzi che ho visto quella sera in cui dovevo aspettare Melanie, non mi ricordo bene il loro nome, ma non mi interessa nemmeno più di tanto.
Intanto gli altri tre farfugliano qualcosa indifferenti alla situazione: Nicholas, Logan e Jared.
"Sentite morti di figa, non vi posso promettere una cosa a tre ma voi siete in due e potete farvi pompini a vicenda, oppure vi propongo qualcosa di innovativo, avete le mani, usatele"
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Sei quella vendetta che lascia l'amaro in bocca
RandomÈ appena cominciata l'estate e Meghan Mitchell, 17 anni dal carattere distaccato e freddo con le persone di cui non si fida, ma sempre con un tocco di umorismo si trova a fare i conti con Nicholas Wilson, arrogante, puttaniere e presuntuoso, per di...