Capitolo 25.1

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Arrivati al sand castles mi fermo prima della discesa che porta alla sala in cui si terrà il white party, mi fermo perché la mia attenzione si cattura tutta su di una persona, tutta su di lei come se attorno a me non ci fosse nient'altro da guardare e prendono possesso di me sensazioni che mai ho provato e mai credevo di poter provare, ma che nonostante tutto conosco benissimo a cosa solitamente sono associate.

Sento le cosiddette farfalle nello stomaco solo osservando la sua figura esile camminare di spalle a me facendo ondeggiare i capelli lunghi e biondi, vedendola in quell'abito fin troppo stretto per essere visto addosso a lei da persone che non sia io, guardandola parlare e sorridere di non so cosa, ma che voglio assolutamente sapere.

Si fa spazio nel mio stomaco un buco, un buco incolmabile se non dalle parole giuste e dalle persone giuste, e quella distanza che ho provato da lei in questi giorni capisco realmente quanta importanza ha solo adesso che la rivedo.

Comincio a sentire il leggero tremolio alle gambe e toccandomi le mani mi rendo conto che sono parecchio umide e la cosa non mi fa stare bene perché questo genere di emozioni non mi appartengono.

Solo guardandola mia riaffiorano nella mente tanti ricordi e ritornano ad impossessarsi di me molte sensazioni: la rabbia provata quando mi hanno detto che Jared l'avesse baciata, la stessa rabbia accecante che ho provato appena ho visto dalla mia macchina quell'uomo su di lei che con la forza stava tentando di farle ciò che lei non voleva, le sensazioni che provavo mentre mi puliva il sangue dalle ferite e la molteplicità di pensieri tutti rivolti a lei che non avevano nulla a che fare con la mia vendetta, la rabbia che avevo solo vedendo le sue labbra poggiate su quelle di Chris che in quel momento mi avrebbe portato a spaccare tutto, la rabbia incontrollata che ho provato e riprovato a trattene quando Tyler le ha messo le mani addosso o quando un qualsiasi ragazzo la guarda con malizia, la strana sensazione che ho provato nello stomaco nel momento in cui al compleanno dei Miller l'ho vista con quel dannato vestito e non solo perché era bellissima, ma perché era lei. Il sorriso che mi si forma in viso pensando solo a quei pochi momenti che abbiamo trascorso in cui potevo sentire il calore della sua pelle insieme, la SUA pelle sulle mie mani. Riaffiorano in mente tutti quei momenti, tutte quelle sensazioni provate al compleanno dei gemelli in cui le sue piccole mani attraversavano i miei abiti e toccavano la mia pelle non spogliandomi solo di quelli, ma anche di tutte quelle certezze che hanno fin da subito caratterizzato la mia persona. I momenti a Los Angeles, cazzo quei memonti e quelle sensazioni in quella dannata città, in quella dannata notte con il suo dannato sorriso che mi è rimasto impresso nella mente e non se ne vuole andare. Mi ritornano in mente tutte le sensazioni positive o negative che siano, che io ho provato nei suoi confronti, mischiate a quelle che provo ora rivedendola qui che vorrei dannatamente collegare al mio desiderio di vendetta, che vorrei che appartenessero al mio piano.

Mi sento come impazzire, come se tutto ciò si stesse impossessando di me e non posso lasciarglielo fare perché so cosa comporterebbe.

Porto le mani in viso disperato e mentre i miei amici entrano per divertirsi a questa dannata festa da cui io voglio andar via Caleb mi raggiunge vedendomi in balia della disperazione.

"Amico tutto ok?"

"No, non è affatto ok" faccio avanti indietro passando le mani sul volto e sui capelli.

"Ma che ti prende"

"Devo andare via" continuo a fare avanti indietro e a torturarmi le mani.

"E perché?"

"Non posso stare qui" alzo la voce e le persone che entrano nel locale mi fissano in malo modo. Estraggo una sigaretta dal pacchetto e la accendo nel tentativo di calmarmi.

Sei quella vendetta che lascia l'amaro in boccaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora