Capitolo 41

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Nicholas's pov

Mi giro e rigiro in un letto che non è il mio tenendo ancora gli occhi chiusi, il lunedì mattina dopo un weekend come quello che ho passato non è tollerabile.

Mi convinco che forse sarebbe ora di aprirli e la luce che entra dalle finistre mi costringe a richiuderli. Li riapro a fatica mentre sbadiglio pesantemente, la stanchezza è la mia compagna di vita da un po', chissà quant'è che non dormo seriamente otto ore di fila.

Sollevo il busto e mi guardo attorno, ma dove cazzo sono.

"Finalmente ti sei svegliato" Millicent entra nella camera da letto ed ha la maglia che avevo io ieri sera addosso, guardo sotto le coperte e mi rendo conto di essere nudo, non ci credo mi sono fatto pure la governante e non me lo ricordo.

"Dov'è lamia roba" chiedo senza troppi giri di parole in modo freddo, devo assolutamente andarmene da qua "tu non dovresti essere a casa mia?"

"Ho chiesto la mattinata" si siede sul letto imbarazzata incrociando le gambe "ieri sera eri talmente ubriaco, ti prego dimmi che ti ricordi cosa è successo" tiene lo sguardo basso.

"Te lo direi solo per non offenderti" si mette una mano sul volto, ma dove cazzo sono i miei boxer?

"Ti ricordi almeno che non potevi entrare a casa tua per le chiavi e che allora sei venuto qua, non so nemmeno come tu faccia a sapere dove abito"

"Credo di averlo letto da qualche parte su qualche documento di Harry, ma dove cazzo sono i miei boxer" mi indica un punto infondo alla stanza.

"Poi ti ho fatto entrare ed è successo"

"Ok fermati qua e dammi la mia maglia, le conosco le mie prestazioni non ho bisogno di altri dettagli" immediatamente il suo sguardo che prima era basso si posa su di me, ma non in modo arrabbiato. Forse si sta chiedendo se volessi sapere dettagli sulle sue prestazioni, ma onestamente non mi importa più di tanto, se l'ho scordato c'è un motivo che non sia l'alcol. A proposito dovrei cominciare a regolarmela.

Esco dalla stanza per entrare in un piccolo salone poco luminoso. Ma dove abita questa c'è una puzza.

"La mia macchina è sotto?" le chiedo dopo aver notato che ho le chiavi in tasca.

"No sei venuto a piedi" ora il suo sguardo traspare solo vergogna, è andata a letto con il figlio dell'uomo per cui lavora mi sembra ovvio e magari si è anche pentita di questo dato il trattamento che le o riservato sta mattina.

"Millicent senti tu lavori per me e non mi stai particolarmente simpatica sappilo, a volte sembri una maniaca ossessiva e non ti vorrei in casa mia, sai che non ci vorrà niente per rigirarmi la questione di ieri sera a mio favore? Io ero ubriaco, non potevo entrare in casa, sono venuto da te e tu ne hai approfittato... È credibile" è credibilissimo, ma Harry non mi vedrà mai dalla parte della ragione, ma questo lei non lo sa. "Diventa poco credibile solo se mi fai avere un mazzo di chiavi di casa nostra e... E poi ci penserò"

"Mi stai minacciando? Sai che la versione più veritiera è la prima che viene raccontata?"

"Sai che della versione veritiera non frega niente a nessuno, perché il giusto gira sempre dalla parte dei più ricchi" mi guardo intorno per farle notare le condizioni in cui vive e poi esco dall'appartamento che puzza di chiuso, scendo le scale di corsa e mi guardo intorno per capire in quale parte della città io sia, controllo se ho il portafogli ancora in tasca e fortunatamente è ancora là e non manca niente. Era davvero tanto che non mi comportavo così con qualcuno e mi sembra anche ora di ricominciare perché ora il mio obiettivo è di piegare tutti gli studenti della Stafford come ho fatto alla Whitefield, così come vuole Harry. Purtroppo il mio atteggiamento necessita di questo tipo di sostegno.

Sei quella vendetta che lascia l'amaro in boccaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora