Tatuaggio e incontro casuale

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Mi chiamo Isabel Lombardi, ho 19 anni. Mi sono diplomata la scorsa estate, teoricamente avrei dovuto iniziare l'università ma ho deciso di prendermi un po' di tempo per decidere bene che cosa fare nella vita. 
Penso che sia inutile dire che i miei genitori vorrebbero che io continuassi a studiare e magari medicina o meglio fisioterapia come da tradizione famigliare. 
Io non sono convinta invece, per questo ho deciso di cercare lavoro, almeno eviterò di far arrabbiare mamma e papà più del dovuto. 
Stranamente sono anche riuscita a trovare lavoro, con un unico problema. Non è a Varese dove vivo con i miei genitori ma a Roma. Io ne sono felice, ho bisogno di cambiare aria e andare in una nuova città senza sentirmi rinfacciare che non ho iniziato l'università come tutti i miei compagni di classe. 
-Tesoro che fai? - mi chiede mamma mentre sto riempiendo una borsa di vestiti. 
- Mamma ho trovato lavoro! - le annuncio.
- E dovrai viaggiare? - mi chiede lei non capendo il motivo della valigia aperta sul letto. 
- A dire il vero no, solamente che il lavoro è a Roma. - le spiego. 
Vedo la sua espressione cambiare. - Beh ma come farai? Dove starai? Che lavoro è? - ecco che ha iniziato l'interrogatorio.
-Lavorerò come commessa in un negozio di abbigliamento. Non è il massimo ma per iniziare non è poi così male. E per iniziare condividerò l'appartamento con le altre colleghe. - 
- Ne sei convinta? Perché non puoi trovare qualcosa qui? - 
- Mamma voglio cambiare aria, voglio chiarirmi le idee sul futuro. Cerca di capirmi. - 
- Non ne sono convinta. - 
- Mamma ti prego! - 
- Ti prego cosa? - chiede papà che è appena rientrato da un giro con gli amici. 
- Tua figlia ha ottenuto un lavoro a Roma. - 
- Ah. - è abbastanza scocciato. 
- Papà dai. - e sbuffo. 
- Perché proprio a Roma? - 
- Roma è una città che offre un sacco di opportunità. - 
- Lo fai per tuo fratello vero? - chiede mio padre. 
- Anche, io vorrei poter chiarire con lui e avere una sorta di rapporto civile. Un rapporto fratello sorella come si rispetta. - 
- Non penso che vorrà vederti. - dice mio padre.
- Perchè? -
- Perchè se ne è andato da molto, eppure non ti ha mai cercato. - 
- Lo cercherò io, cercherò di recuperare, lui mi manca. - ammetto io.
- E pensi che tu manchi a lui? - 
- Io ci spero. - 
- Mi dispiace che ti beccherai una delusione, perchè lui è solo quello. - afferma duramente mio padre.
Non so cosa sia successo tra di loro, so solo che mio fratello ormai se ne è andato di casa da quasi 5 anni, e io non lo vedo e non lo sento da allora, però ho fatto un po’ di ricerche e ovviamente grazie ai social l’ho trovato, so che sta vicino a Roma e questa conversazione mi dimostra che anche i miei genitori lo sanno benissimo eppure non me l’hanno mai detto.
Fino a un anno fa ero troppo piccola per qualsiasi cosa e solo toccare l'argomento scatenava la guerra in famiglia ora sono adulta e posso scegliere da sola, e andrò a cercarlo che a loro piaccia o no, e vorrei anche delle spiegazioni da parte dei miei genitori. 
- Ora posso sapere che diavolo è successo? -
- Abbiamo avuto delle divergenze sugli studi. - ammettono loro. 
- E per questo lui se ne è andato? -
- Si. - 
Sospiro. - Non mi state dicendo tutto. - 
- Tuo fratello pensava troppo poco allo studio, e non stava alle regole quindi ha preso la sua strada. - 
- Nemmeno io sto alle regole. - replico. - E mi sono presa un anno sabbatico. - 
- La cosa infatti non ci va a genio. - dice mamma. - Però abbiamo già commesso questo errore una volta e non vogliamo ripeterlo, vogliamo essere più comprensivi. - 
- Avete provato a cercarlo? -
- Si, inutilmente. - 
- Forse potreste scusarvi di persona. - 
- Dovrebbe scusarsi lui per tutte le volte che ci ha ignorato. - dice bruscamente mio padre. - Per cui non penso che a te andrà molto meglio. - 
- Non puoi saperlo. - 
- E tu come lo hai trovato signorina? - chiede curioso.
- Ho i miei metodi. - e alzo le spalle. 
- Che genere di metodi? -
- Ricerche in rete. - specifico io prontamente. 
- Sei convinta di questa cosa? -
- Mai stata più convinta. - 
- Non possiamo vietartelo. - 
- Grazie. - e sorrido ai due. - Domani mattina ho il treno. - 
- Ti accompagniamo in stazione. - dice papà. 
- Va bene. - 
Tiro un sospiro di sollievo, sono riuscita a convincerli per fortuna anche se ho dovuto mentire. 
Lavorerò come barista in un locale serale e notturno. Non so se sarò solamente una barista o dovrò anche intrattenere i clienti, a parte il fatto che adoro ballare, per cui non mi faccio troppi problemi. Conta lavorare e guadagnare lo stipendio, alle conseguenze non voglio pensare ora.  

La felicità  - Fabrizio Moro [Conclusa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora