Capitolo 3

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«Mi devi lasciare in pace. Sono seria stavolta. Non voglio sapere più nulla di te, Mike. Non chiamarmi più.»

Quando iniziai ad incamminarmi verso casa mia, mi arrivò un'altra chiamata di Mike, l'ennesima. Quella volta però risposi e non lo feci nemmeno parlare o spiegarsi, ero troppo stanca di sentire le solite cose.

Mike era il mio ex ragazzo, di cui eravamo stati insieme da cinque anni ormai, inizialmente era sempre stato un ragazzo buono, dal cuore grande, quello magari un po' timido e molto goffo, ed era proprio questo quello che mi aveva fatto innamorare di lui. Ma con il tempo tutto era cambiato e si era rivelato una persona completamente diversa.

«Serve un passaggio?» disse qualcuno con l'auto che camminava affiancata a me. Ero talmente persa nei miei pensieri che non l'avevo neppure notato.

Mi girai, e vidi di nuovo quegli occhi, quel sorriso beffardo, e quel ragazzo maleducato che non si era nemmeno degnato di presentarsi con me.
Istantaneamente mi venne da sorridere, non lo so spiegare il motivo, ma nonostante fosse un tipo molto strano e molto maleducato, quando lo guardavo mi faceva sorridere.
Fermai i miei passi, e lui fermò l'auto accanto a me.

«Beh, a dire la verità non dovrei accettare un passaggio da uno sconosciuto scortese come te.» mi sistemai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e lui alzò un sopracciglio divertito. «Tuttavia, sono sola: una ragazza in giro a tarda notte e per di più a piedi.» spiegai con le guance che le sentivo andare a fuoco, e ringraziai che fosse notte.

Lui sorrise ancor di più, e con un movimento veloce aprì la portiera senza scendere dall'auto, per farmi salire. Respirai profondamente e salì, chiusi la portiera e iniziammo a partire.

Ci fu silenzio inizialmente, io guardavo fuori dal finestrino e sentivo il suo profumo, era alla menta, così forte e buono che non avrei mai voluto scendere da quell'auto.

«Vuoi tornare a casa?» mi chiese improvvisamente, e quando di scatto mi girai per la sorpresa lo vidi serio mentre osservava la strada davanti a lui con un'espressione in viso che era a dir poco indecifrabile.

«Non c'è molto altro da fare.» sospirai.

Era vero che volevo tornare a casa, anche se il giorno dopo non lavoravo, però la sua compagnia non mi dispiaceva in fondo, ma questo di certo non potevo dirglielo.

Calò nuovamente un silenzio molto imbarazzante, né io né lui avevamo intenzione di intraprendere un qualsiasi discorso. Personalmente non era che io non volessi parlarci, anzi, non mi sarebbe dispiaciuto, il motivo del mio silenzio era dovuto alla stanchezza di una giornata alquanto intensa, ero abbastanza stanca e volevo soltanto riposare o comunque, stare in silenzio e rilassarmi. D'altro canto, non so lui cosa abbia fatto, ovviamente nemmeno lo conoscevo, non sapevo se lavorasse, e non potevo nemmeno sapere se fosse stanco o meno, ma dato il suo silenzio potevo solo immaginare che neanche la sua giornata fosse stata una delle migliori. 

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