Capitolo 5

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Mi svegliai accecata dal sole e mugulai leggermente. Avevo voglia di dormire ancora un po', ma non riuscii a riprendere sonno, così aprii gli occhi e ricordai di non essere nel mio letto, ma sull'auto di Harry. E notai che il sedile era abbassato, ma non ricordavo di averlo abbassato io, probabilmente era stato Harry a farlo quando io già dormivo.

E a proposito di Harry, mi girai e lo vidi mentre giocava con il suo telefono. Aveva un paio di occhiali scuri, la fronte corrugata e la mascella serrata. Era molto concentrato a fare qualcosa, che non si accorse nemmeno del mio risveglio.

«Buongiorno.» sussurrai catturando la sua attenzione.

Lui ricambiò con un cenno della testa e tornò a fissare il telefono.
Il mio sguardo si posò sulla mia caviglia, provai a muovere il piede per vedere se fosse migliorato, ma provai un forte dolore e mi morsi il labbro facendo un profondo e lungo sospiro. Sperai solo che sarebbe guarito presto, sennò non avrei potuto lavorare, e ne avevo davvero bisogno.

Avevo molte spesate da pagare e con quello che guadagnavo arrivavo a stento a fine mese. La mia casa in realtà non era nemmeno mia, avevo l'affitto da pagare. Il prezzo non era molto alto, considerando che stavo in uno dei quartieri un po' alto locati per così dire. Non potevo nemmeno permettermi di comprare un auto, perché avrebbe richiesto un grosso impegno e una grossa spesata che non potevo affrontare in quel momento.

Scacciai i miei pensieri nel momento in cui un carro attrezzi si fermò davanti l'auto di Harry, e quest'ultimo scese dalla macchina andando verso un signore di mezza età che si era affiancato al mezzo.

Scesi anch'io dall'auto, cercando di stare in equilibrio senza fare troppa pressione sul piede, solo quando Harry mi fece cenno di andare verso di lui.

Lo raggiunsi e, come la scorsa notte, mi aiutò a camminare mettendo una mano intorno ai miei fianchi. Sentii qualcosa allo stomaco alla vicinanza dei nostri corpi.

«Hai fame?» mi domandò una volta che quel signore si portò via l'auto di Harry con il carro attrezzi.

«Un po'.» risposi sinceramente.

Lui mi diede un'ultima occhiata e si iniziò a guardare intorno, fin quando non iniziò ad incamminarsi cercando di aiutare anche me. Non aveva lasciato nemmeno un secondo i miei fianchi. Li stringeva con forza per farmi stare in equilibrio.

Se qualcuno ci avesse visti in quel modo, avrebbe pensato subito che fossimo fidanzati. Quando in realtà eravamo solo due persone che non si conoscevano nemmeno. E risi mentalmente a quell'idea buffa.

In lontananza notai il bar dove lavoravo. Capii che Harry voleva raggiungerlo per farci colazione, non sapendo ovviamente che lì ci lavoravo io. Ci sarebbe stata Emily, era il suo turno, e mi rassegnai al mio destino: mi avrebbe fatto molte domande, soprattutto per il ragazzo al mio fianco.

Love me in secret.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora