Capitolo 46

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Ashley's Pov

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Ashley's Pov.

Quella leggera, ma enorme, vicinanza da parte di Harry mi aveva lasciata piacevolmente sorpresa. Il fatto che lui ci stesse provando mi scaldava il cuore, specie in un momento come quello.

E poi ripensai a quella canzone...

Ogni strofa, ogni nota, ogni parola di quella canzone la sentivo mia e di Harry, come se fosse stata scritta proprio per noi. Raccontava un po' il nostro rapporto. Mi vennero i brividi solo a ripensarci.

Il resto del viaggio fu silenzioso, a parte per la radio accesa, trasmettendo canzoni di ogni genere.

Però non fu un silenzio imbarazzante, scomodo, di disagio. Era uno di quelli a cui non servono parole, perché i nostri cuori battevano all'unisono e parlavano da sé. Fu una sensazione meravigliosa.

Ma come ogni sensazione meravigliosa, anche quella passò subito, non appena Harry svoltò entrando nella piazzola dell'ospedale, alla ricerca di un parcheggio, innanzitutto.

Sospirai mordendomi il labbro, ero agitata non sapendo cosa mi aspettasse.
Speravo con tutta me stessa che le condizioni di salute di mia nonna non fossero risultate più gravi, rispetto a quello che mi fu detto da mio fratello.

Non appena trovammo un parcheggio, Harry spense l'auto e tirò fuori le chiavi dal bussolotto, scrutandomi subito dopo.

Tirai un sospiro e forzai un sorriso, quando i nostri occhi s'incontrarono.

«Andrà tutto bene.» dissi a me stessa, per incoraggiarmi.

«Ci sono io, qui con te.» le parole di Harry mi fecero mancare un battito.

Dopodiché sentii le sue braccia grandi avvolgersi attorno al mio corpo, d'istinto ricambiai l'abbraccio stringendo un po' di più.

«Grazie.» sussurrai sulla sua spalla, nascondendo il viso nell'incavo del suo collo.

Qualche secondo dopo, sciogliemmo le nostre braccia e scendemmo dall'auto.
Deglutii sentendo di colpo la gola secca e le gambe tremolanti.

Ci avviammo verso l'ingresso della struttura, nel mentre Harry avvolse un braccio sul mio fianco, non lasciandolo neppure per un secondo.

In qualche modo, lui mi voleva far sapere che c'era, che era lì con me, al mio fianco. E gli sarei stata grata a vita.

Una volta dentro, ci dirigemmo al centro informazioni. Al centro del bancone, una donna occupava il posto, la sua attenzione era catturata da alcuni fascicoli che sfogliava attentamente, fin quando non si accorse della nostra presenza.

«Salve, posso esservi d'aiuto?» chiese scrutandoci, spingendo indietro gli occhiali sul ponte del naso.

«S-si... Ehm, sono qui per mia nonna-» fui interrotta da una voce dietro di me.

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