Capitolo 6

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Un fastidioso rumore familiare mi fece svegliare sbuffando. Mi strofinai gli occhi e portai la mia mano sulla sveglia, spegnendola senza nemmeno guardare. Sbadigliai rumorosamente e mi alzai controvoglia dal letto.
Scesi in cucina a fare colazione subito dopo andai in bagno a svuotare la mia vescica che mi stava quasi per esplodere. Presi una tazza e ci versai il latte, per poi prendere dei biscotti e iniziai la mia colazione. Non ci pensai nemmeno minimamente a riscaldarlo: odiavo il latte caldo, e oltretutto mi faceva venire anche un mal di pancia atroce.

Appena finii, posai la tazza vuota nel lavello e mi precipitai nuovamente in bagno, facendomi una doccia flash.
E mentre ero lì dentro pensai che oggi mi aspettava una giornata di lavoro pesante: avrei dovuto fare il doppio turno. Mi servivano soldi, questo mese sarebbe arrivata la bolletta della luce e del gas, e i soldi che avevo guadagnato se ne stavano andando e in più avevo anche l'affitto. Sbuffai ancora una volta, non ce la facevo più.

Pensai a Davis che mi disse più volte che mi avrebbe dato un aumento se solo avessi voluto, o anche solo un prestito, ma non accettai mai oltre i primi tempi perché avevo necessità più di quanto ne avessi al momento. Non volevo approfittare del suo essere buono, volevo soltanto che mi pagasse quanto pagava Emily e per quanto c'era scritto nel contratto, senza fare alcuna distinzione e nemmeno eccezione.

Uscii dalla doccia ed entrai nella mia stanza con solo un asciugamano a coprire il mio corpo. Mi cambiai indossando un pantalone aderente nero e una maglietta semplice dello stesso colore. Indossai anche un paio di scarpe sportive e afferrai le chiavi per poi uscii di casa.

Controllando l'orario nel mio cellulare, notai che fossero le 7:30 del mattino e così decisi di andare a piedi per fare una passeggiata di prima mattina, di solito quando ero in ritardo prendevo un taxi, ma non ce ne fu bisogno, avevo tempo a sufficienza per arrivare puntuale al Prestigious.

L'aria fresca del mattino colpì il mio viso e mi beai di quella sensazione piacevole. Era fresca e risultava anche pulita in un certo senso.
Portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio e sospirai leggermente fissando la strada non molto trafficata.

Posai il mio sguardo subito dopo ai miei piedi. La caviglia stava guarendo quasi del tutto, non mi faceva più male e riuscivo a camminare tranquillamente, ma dovevo stare attenta a non fare qualche movimento brusco.
Ripensai a Harry mentre mi aiutava con la gamba quella sera e fu molto gentile da parte sua. Tirai un altro sospiro.

Passò una settimana da quel giorno e non ebbi nemmeno il tempo per ringraziarlo dopotutto. Dopo quell'affermazione fuori luogo, mi accompagnò a casa con un taxi e nè io nè lui spiccicammo parola. Io non sapevo cosa dire e mi sentivo molto a disagio, lui invece sembrava troppo annoiato e disinteressato per aprire un discorso con me. Non era per niente socievole.

Ripensandoci, ancora non capivo cosa volesse intendere con quella frase, e non ebbi nemmeno il coraggio di chiederglielo di quanto mi fece turbare, dire che non me l'aspettavo era poco.

Scacciai i miei pensieri quando arrivai davanti al Prestigious e controllando il mio cellulare notai di essere in anticipo di cinque minuti. Sempre meglio di arrivare in ritardo, pensai.

Varcai la soglia dell'ingresso e vidi Davis sistemare i tavolini per poi girarsi verso di me accennando un sorriso, che ricambiai subito.

«Buongiorno signorina, posso offrirle qualcosa?» scherzò e il mio sorriso si fece più ampio.

«Se proprio ci tieni, offrimi un caffè.» scherzai anch'io, ma lui annuì andando dietro il bancone e dopo che il caffè fu pronto, me lo porse in una tazzina. «Credevo avessi capito che scherzavo.» risi ma accettai volentieri la tazzina prendendo qualche sorso.

Scrollò le spalle divertito. «Un caffè non costa nulla.» rispose mentre tornava a riordinare i tavoli. «E poi, di cosa ti sorprendi? Te lo offro tutti i giorni per farti iniziare al meglio la giornata.» rise scuotendo la testa. «Non vorrei ti addormentassi, soprattutto oggi che sarà una lunga giornata.» allungò le ultime parole facendo ridere anche me.

Dopo aver preso il caffè, indossai il mio solito grembiule nero e iniziai a passare una pezza sul bancone per dargli una pulita.

«Oh, ma buongiorno ragazza dai mille misteri!» sentii dire da una voce stridula che mi fece alzare gli occhi al cielo. «E non alzare gli occhi al cielo con me dolcezza, ti ricordo che mi devi ancora delle spiegazioni!» continuò con tono autoritario ma buffo allo stesso tempo, mentre si portò le mani ai fianchi come a volermi rimproverare

«Buongiorno anche a te. E no, non c'è proprio nulla da spiegare.» dissi con nonchalance.

Raccontai ad Emily almeno un milione di volte in questa settimana di come fossero andate le cose con Harry quella famosa sera. Evitai di entrare nei dettagli come ad esempio il fatto che ci fossimo scambiati molti sguardi, non credevo fosse una cosa poi così importante. Ma lei continuava a dire che ci fosse altro, e ogni volta che usciva il discorso sbuffavo e cercavo di squagliarmela, mentre lei ghignava inventando qualche frottola delle sue.

«Emily, invece di fare gossip sulla vita privata degli altri, aiutami con i clienti.» la richiamò Davis scherzosamente e lo ringraziai mentalmente.

La vidi sbuffare sonoramente mentre andava da due signori di mezza età che erano seduti in un tavolino ad osservare il menù. Sorrisi a quella scena, era davvero divertente vedere la sua faccia scocciata.

«Stessa cosa vale per te, signorina. Su, su!» Davis mi risvegliò dai miei pensieri spingendomi delicatamente verso i tavoli, quando stavano entrando altri clienti.

Risi e iniziai a prendere ordini.

La mattina passò abbastanza velocemente, tranne in alcuni momenti, come ad esempio, quando c'erano pochi clienti Emily continuava a stressarmi sul fatto di me e Harry, dicendomi che era un bel ragazzo e che ci avrei dovuto provare con lui, ma io continuavo a scuotere la testa in senso di negazione ricordandole che ero appena uscita da una relazione difficile e non avevo, né volevo avere, l'intenzione di ricominciare da capo. I miei obiettivi erano altri per il momento e non avevo nemmeno il tempo per pensarci. E poi Harry nemmeno lo conoscevo, ma per quel poco che avevo visto, non era un tipo abbastanza socievole. Non negavo il fatto che fosse un bellissimo ragazzo, e che mi facesse uno strano effetto. Era molto misterioso e mi incuriosiva, ma oltre questo non pensavo che potesse esserci altro se non una buona amicizia in futuro.

Lei continuava a battere a coppe, ripetendomi sempre le solite cose, il solito disco, però io avevo la testa e lo sguardo da un'altra parte, nel momento in cui notai entrare Liam con gli altri ragazzi: c'era Niall, Louis, Zayn e per finire in bellezza notai Harry, con il suo sguardo puntato nel mio, e il mio cuore iniziò a battare velocemente.

Emily chiuse il becco una volta per tutte nel momento in cui si rese conto che c'era Liam, e senza esitazione si catapultò su di lui. Risi a quella scesa e ricambiai il saluto di tutti gli altri.

Tutti, tranne quello di Harry, che si limitò a distogliere lo sguardo, senza rivolgermi nemmeno un saluto.

Che razza di problema aveva?

Che razza di problema aveva?

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