Capitolo 36

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Inevitabilmente era passata una settimana, e quel giorno Luke partì presto per raggiungere Manchester. Era stato davvero triste salutarlo, come ogni volta del resto. Mi sarebbe mancato, ma era giusto che tornasse lì e iniziasse il suo nuovo lavoro per crearsi un futuro. Inoltre, prima di partire si confidò con me, raccontandomi la verità sul rapporto tra lui e Gemma. Mi disse che si era affezionato parecchio, addirittura aveva per un momento sfiorato la parola amore, e un sorriso spontaneo scappò dalle mie labbra. Ero felicissima per loro, e quando confessò che avrebbe voluto chiederle di fidanzarsi con lui, avevo lanciato la prima cosa che mi era capitata sottomano, ovvero un telecomando, troppo eccitata all'idea. In seguito, qualche giorno prima della sua partenza, le aveva fatto quella proposta e senza ombra di dubbio Gemma aveva accettato, fidanzandosi ufficialmente con mio fratello. Li adoravo, insieme erano una bellissima coppia, in più avrei avuto una cognata con i fiocchi: bella, intelligente, simpatica e soprattutto carismatica, con carattere da vendere. E non potevo essere più felice di così.

Alzai gli occhi al cielo per l'ennesima volta, quando nella mia mente subentrò Harry, come per tutto il resto della giornata d'altronde.
Non si era fatto vivo dal giorno della sua scarcerazione, rimasta ancora un mistero per me, uno di quelli veramente asfissianti. Il giorno in cui mi disse, con la sua dolcezza infinita, testuali parole:

Sei sempre in mezzo ai coglioni.

Non ci fu più niente, se non un sorriso da parte mia e un ruotamento degli occhi da parte sua. Dopodiché, come se nulla fosse, lasciò i miei polsi ed io abbassando lo sguardo salii sull'auto di Luke, sfrecciando letteralmente a casa, e chi si era visto, si era visto.
Non mi ero voltata nemmeno una volta per vedere una sua reazione o quant'altro, perché non mi sembrava il caso di mettere legna sul fuoco, dopo tutto quello che, chissà, magari aveva passato. Non mi sentivo di peggiorare in qualche modo il suo umore, anche se in realtà era stato lui a prendere parola per primo. E porca la miseriaccia se mi piaceva il suo modo di fare, nonostante molte volte era dannatamente scontroso e acido, continuava a non voler uscire dalla mia mente quel sorriso bellissimo che indossava, anche se molto irritante e beffardo al tempo stesso. Restava comunque il sorriso più bello che io abbia mai visto in tutta la mia vita.

Inoltre, in quei giorni ne avevo approfittato per pagare l'affitto, e fortunatamente il padrone di casa, nonché un anziano signore, mi disse semplicemente che non c'era nessun tipo di problema quando mi scusai per il ritardo del pagamento, era davvero una persona molto gentile e cordiale.

Ma, andando avanti, quel giorno era sabato, ciò valeva a dire che Emy era eccitata all'idea di qualche festa o roba del genere, e appena fece il suo ingresso al Prestigious, aveva iniziato a straparlare... Come il suo solito.

«Indovina!» urlò ricavandosi alcuni sguardi da i clienti lì presenti. «Beh? Che avete da guardare?» fece una smorfia nella loro direzione, e la gente tornò a fare quello che stava facendo prima di essere disturbata dalla voce squillante della mora.

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