Capitolo 39

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Ashley's Pov.

Strizzai gli occhi e li strofinai con i palmi delle mani, li aprii poco dopo cercando di riaquisire la vista e la prima cosa che notai fu la luce del sole penetrare dalla finestra. Mi resi conto di essere nella mia stanza dopo qualche secondo, ma come diavolo ci ero finita? Cercai di ricordare spremendomi le meningi, le immagini della sera precedente incombero nella mia mente una alla volta, ma l'unica cosa che ricordavo era un Jack sorridente mentre mi offriva da bere e, subito dopo essersene andato, il sorriso inquietante di Jeremy, o almeno, credevo si chiamasse così.
Sbadigliai rumorosamente e scostai le coperte sollevandomi con il busto, fu lì che un forte mal di testa mi fece gettare un lamento di dolore. Mi portai entrambe le mani alle tempie, massaggiandole e sperando che quel dolore si dissolvesse, altrimenti sarebbe stata un'impresa lavorare.
Un altro flashback mi tornò in mente, le immagini di Harry mentre picchiava Jeremy mi provocarono una fitta al cuore; iniziavano a passare una più veloce dell'altra, le immagini, e la testa iniziò a farmi sempre più male.

«Immaginavo ti saresti svegliata così.» una voce roca e fin troppo familiare arrivò dritta al mio timpano, facendomi sollevare la testa fin quando non incontrai i sue iridi verdi che mi scrutavano senza neanche cercare di nasconderlo.

Allungò il suo braccio verso di me e un cipiglio comparii nel mio viso, non riuscii a capire cosa volesse fin quando non notai una pasticca nella sua grande mano, e un bicchiere d'acqua nell'altra.
Per prima afferrai la pillola dubbiosa, mentre la esaminavo per bene.

Sentii uno sbuffo da parte sua e ciò mi fece rialzare lo sguardo sul suo viso. «Per quanto volessi, non ti ucciderà questa pasticca. Non sono così scontato.» il suo tono di voce, per quanto potesse risultare scorbutico, alle mie orecchie risultò solo molto annoiato e scocciato, al solito insomma.

Annuii lentamente e inserii la pillola in bocca, afferrai anche il bicchiere d'acqua e la mandai giù in pochi sorsi.
Mi alzai lentamente dal letto senza staccare, neanche per un secondo, gli occhi da lui; era vestito come la sera precedente, per non parlare di quella sua solita espressione molto irritante, ma il panico prese il sopravvento in me nel momento in cui mi resi conto di star indossando indumenti che non erano, di certo, quelli della sera prima.

«C-cos'è successo?» chiesi balbettando, con la paura che fosse successo qualcosa di folle, di sbagliato.

Alzò gli occhi al cielo e incrociò le braccia al petto. «Non ti ho stuprata, non ti ho toccata, e non ti ho cambiato i vestiti se è quello che ti stai chiedendo. Anzi, ringrazia te stessa se sono qui perché sei stata tu a chiedermelo.» spiegò senza mezzi termini, facendomi subito arrossire.

Ero davvero stata io a chiedergli di restare? O stava solo mentendo? Il fatto che non ricordassi molto non mi aiutava in nessun modo, tuttavia credevo che Harry ne avesse avute  fin troppe di possibilità per mettermi le mani addosso e, fortunatamente, non l'aveva mai fatto. Questa era una delle cose che più apprezzavo di lui, nonostante c'erano volte in cui avrei voluto sentire nuovamente le sue labbra sulle mie, le sue mani sui miei fianchi e tutte le sensazioni che solo lui era in grado di farmi provare, anche solo con uno sguardo.

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