Capitolo 16

626 54 36
                                    

Oops! Questa immagine non segue le nostre linee guida sui contenuti. Per continuare la pubblicazione, provare a rimuoverlo o caricare un altro.





Sgranai gli occhi quando Harry mi prese per i fianchi e mi posizionò sulle sue spalle come un sacco di patate, gambe e braccia penzolanti e il sedere in aria, cercai di dimenarmi più che potevo, ma con scarsi risultati data la mia sbronza. Lui non disse nulla, cercò solamente di non farmi muovere e iniziò ad uscire dal bagno per dirigerci chissà dove.

Tornare in mezzo a quel mucchio di gente non era la cosa più emozionante del mondo, soprattutto nel momento in cui la mia testa stava già scoppiando e la musica alta non migliorava la situazione. Anche se avevo vomitato tutto l'alcool che il mio corpo possedeva, non mi sentii per niente meglio. Pensai anche che avessi fatto una figura di merda davanti ad Harry e nonostante fossi davvero andata, questo pensiero mi fece arrossire e non poco.

Cercai disperatamente qualche volto familiare in giro, cosicché potesse aiutarmi a scappare dalle grinfie di quel pazzoide, ma era impossibile con quelle luci accecanti della palla da discoteca piazzata sul soffitto, in quello stato pietoso in cui mi trovavo non riuscivo a far nulla, solo chiudere gli occhi e lasciarmi trasportare chissà dove.

Ma li riaprii subito quando sentii che il riccio su cui ero aggrappata stava salendo dei scalini, con la scarsa visuale che avevo non riuscii a vedere dove portassero e questo mi fece pensare il peggio. Cosa diavolo aveva in mente?

Percorse un lungo corridoio dove l'unica cosa che potei notare erano tante porte da entrambi i lati e corrucciai la fronte leggermente perplessa... Perché a casa di Louis c'erano tutte quelle stanze? Sapevo che fosse un vero e proprio villone, ma era molto strano avere tutte quelle stanze per me. A cosa potevano mai servirgli? In fin dei conti, a quanto potei capire, abitava anche da solo.

Scacciai tutte quelle domande e pensieri nel momento in cui Harry aprì una porta ed entrò in una stanza dove le luci erano spente e non si riusciva a vedere molto, se non per quella poca luce della luna che filtrava da una piccola finestra, ma lui sembrava conoscerla abbastanza bene, camminava abbastanza tranquillo e sicuro, e se fossi stata io al posto suo sarei inciampata subito su qualcosa.

«Non farti idee strane, non ho nessuno scopo sconcio se è quello che ti stai chiedendo.» la sua voce roca risultò molto attraente alle mie orecchie, tutta colpa di quei bicchieri di troppo.

Mi poggiò in un letto, abbastanza sgarbatamente da farmi venire un capogiro che mi fece sollevare di colpo mettendomi seduta, e portai le mani alle tempie strizzando gli occhi dal dolore. E non osavo immaginare come mi sarei sentita il giorno dopo, sicuramente nemmeno l'aspirina avrebbe fatto i suoi soliti miracoli.

Mi forzai di aprire gli occhi quando sentii il letto abbassarsi sotto il mio peso e con sguardo incerto mi girai verso di lui che ci si era appena sdraiato sopra, nello stesso letto dov'ero io. Era ad una piazza e mezza all'incirca, ma non riuscivo a smettere di pensare che era accanto a me in quel momento e non sapevo come interpretare tutto questo. Dovevo esserne contenta? Insomma, una parte di me lo era per il semplice fatto che mi stava aiutato in un modo o nell'altro, ma la parte razionale mi diceva che forse non era il caso di restare un minuto di più con lui, specialmente nello stesso letto.

Love me in secret.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora